Welfare
E adesso usciamo dai tatticismi individuali
Si è aperta oggi a Firenze la V Conferenza Nazionale sulle Politiche della Disabilità, che deve discutere e dare una veste definitiva al prossimo piano d'azione biennale del nostro Paese.
Si è aperta oggi a Firenze la V Conferenza Nazionale sulle Politiche della Disabilità. Duemila iscritti, 350 volontari di 30 diverse associazioni di Firenze e provincia, un’accoglienza che ha il sorriso smagliante dei cento profughi che fanno volontariato in questo evento, con le loro pettorine blu, mischiando “buongiorno” e “you’re welcome”, tre ministri in arrivo domani mattina (Poletti, Lorenzin, Delrio), due sottosegretari (Biondelli e Faraone), più il rumors sulla presenza domani (sarebbe la prima volta) del presidente del Consiglio Matteo Renzi.
L’agenda della due giorni fiorentina è tutta imperniata sul dibattito e il confronto attorno al nuovo Programma di Azione Biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, elaborato nei mesi scorsi dall’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità: la stella polare di riferimento è quindi la Convenzione Onu sui diritti delle Persone con Disabilità (e le osservazioni che la CRPD ci ha appena fatto rispetto alla sua attuazione), Convenzione di cui quest’anno ricorre il decennale: un riferimento menzionato fin dai manifesti che accolgono alla Fortezza da Basso. «Un cantiere aperto, ne discutiamo senza rete», ha detto Raffaele Tangorra, direttore generale per l’Inclusione e le Politiche sociali del ministero del Lavoro, esplicitando come il documento sia davvero ancora aperto a modifiche e miglioramenti. Dopo gli otto gruppi di lavoro e i sei workshop tematici di oggi pomeriggio, domani i rapporteur faranno una restituzione in plenaria dei lavori, le osservazioni verranno discusse a caldo con sottosegretari e ministri e nel primo pomeriggio l’Osservatorio si riunirà per accogliere le osservazioni e “aggiustare” il Piano alla luce dei lavori fiorentini, mettendolo poi sul binario dell’approvazione definitiva attesa nel mese di ottobre.
La mattinata è corsa a dire il vero un po’ in superficie rispetto a tutto questo. Da sottolineare il saluto commosso a Franco Bomprezzi, moderatore della Conferenza di Bologna, l’annuncio di Tangorra che il ministro Padoan ha firmato proprio questa mattina il decreto per il riparto del fondo per la non autosufficienza, riportato dalla legge di stabilità 2015 a 400 milioni di euro e stabilizzato anche per gli anni a venire (la sua era l’ultima firma necessaria) e la sottosegretaria Franca Biondelli che oltre ad annunciare probabili risorse aggiuntive sul fondo rassicura sul fatto che entro fine anno arriveranno anche i decreti attuativi per la legge sul Dopo di Noi, giacché il Ministero è al lavoro per la «stesura» di quegli «obiettivi di servizio» che sono la «premessa» per definire i criteri di accesso al fondo.
Le battute di Geppi Cucciari – «la disabilità in questi giorni è cool, qui sembra d’essere un po’ alle Paralimpiadi, però sotto sotto tutti pensano “fico eh, però ogni quattro anni”» – fanno dimenticare il mormorio che aveva accolto l’espressione «diversamente abili» usata per due volte dal sindaco Dario Nardella nel suo saluto iniziale e anche un po’ la accesa protesta di fine mattinata, con un pugno di persone con disabilità che ha reclamato la parola per lamentarsi del fatto che «durante il convegno mattutino non è stato toccato il tema della vita indipendente».
L’impressione forte che resta dopo questa prima giornata, prima ancora di addentrarsi nei contenuti, è di quanta ragione abbia Carlo Francescutti, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio, che ha aperto la mattinata con queste parole: «Il Piano non addita la luna: abbiamo proposto al Governo obiettivi realizzabili, spesso senza aggravi ulteriori di spesa e anzi in certi casi, ad esempio per la riforma del sistema di accertamento, riducendo i costi e semplificando. […] Dobbiamo – come comitato tecnico dell'Osservatorio riuscire a rappresentarci non come interlocutori generici del dibattito ma come interlocutore tecnico e di spessore. I temi di cui ci occupiamo, che ci riguardano, hanno una complessità tecnica che deve essere riconsociuta. Sono stanco di sentire, quando si parla di politiche sulla disabilità, "io penso, io credo, io sono convinto che", come se dietro non ci fossero evidenze empiriche e scientifiche… altrimenti tutte le opinioni sembrano uguali. Non è così». E ancora: «Noi diciamo “persona con disabilità” ma dentro ci sono tante condizioni e tanti percorsi, che non sempre hanno interessi convergenti. La sfida per noi è stata ed è oggi di trovare in questa diversità un orientamento comune. Per farlo serve andare fuori dai tatticismi e dall’intervento singolo sul singolo provvedimento. La nostra volontà è stata quella di proporre temi alti, per portare il sistema di risposta a salvaguardare e promuovere la maggior parte delle persone con disabilità. Lo sforzo che vi chiedo è di entrare nella logica di dare un contributo e far fare un salto di qualità plurale alle politiche con disabilità del nostro Paese». Buon lavoro.
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