Volontariato

Curcio: volontariato e impresa sociale sono due mondi distinti

Riprendiamo la lettera aperta che il capo del Dipartimento di Protezione civile ha inviato a Repubblica nei giorni scorsi. La legge delega sul servizio civile «fornisce un indirizzo deciso sulla distinzione dei due mondi, fondamentale per il sistema di protezione civile, salvaguardando la possibilità che essi possano coesistere nel quadro di una regola nuova che superi le nebulosità del passato»

di Fabrizio Curcio

Gentile Direttore,

bene ha fatto Ilvo Diamanti, su Repubblica del 29 agosto, a richiamare l’attenzione sulle differenti articolazioni del termine “volontariato”. Una varietà di forme che rende questa energia del Paese unica al mondo. Il Parlamento ha approvato una legge finalizzata a mettere ordine in questo mondo, anche per fare chiarezza tra ciò che è volontariato “libero e senza compensi”, se è lecita questa semplificazione, e ciò che, invece, appartiene al mondo dell’impresa sociale. Un tema ampio su cui voglio offrire un contributo partendo da quel pezzo di volontariato che è uno degli assi portanti del sistema di protezione civile. All’interno del Servizio Nazionale della Protezione Civile, il volontariato è presente a pieno titolo e con pari ruolo al fianco delle strutture professionali dello Stato. Dopo la disastrosa alluvione di Firenze del 1966, donne e uomini di ogni età si mossero spontaneamente per correre in soccorso della città ferita. Questo movimento, eccezionale nei numeri e nell’efficacia, fu mosso dalla commozione per la tragedia che vivevano la città e i suoi abitanti, ma anche e soprattutto dalla consapevolezza che ciò che era in pericolo fossero “beni comuni” di inestimabile valore. Da quell’esperienza, caratterizzata da entusiasmo, ma anche da comprensibile disorganizzazione, nacque la consapevolezza che se i cittadini volevano essere utili nei soccorsi, dovevano essere preparati, addestrati ed equipaggiati. Il 1966 è l’anno di nascita del volontariato di protezione civile, organizzato e formato, che opera con competenza e in sicurezza.

I volontari di protezione civile, raccolti nelle grandi organizzazioni di rilievo nazionale e nella rete delle organizzazioni locali coordinate dalle Regioni e dai Comuni, oggi sono una parte fondamentale dell’ossatura che regge l’intero Servizio Nazionale della Protezione Civile, assicurando saperi, strumenti e, soprattutto, cuori e mani di “uomini e donne normali che fanno cose eccezionali”. Questo volontariato, che anche in occasione del recente sisma ha saputo rispondere con prontezza ed efficacia, è “libero e senza compensi”: una norma lungimirante, voluta dal Ministro Zamberletti, consente ai volontari di protezione civile appartenenti alle organizzazioni riconosciute – e mobilitati secondo le regole – di assentarsi dal luogo di lavoro in emergenza e prevede che il datore di lavoro possa richiedere il rimborso dei compensi relativi al periodo di mancato servizio.L’intervento in emergenza richiede formazione, addestramento, dispositivi di protezione individuale e attrezzature speciali che le organizzazioni costruiscono, giorno dopo giorno, con i contributi dei loro aderenti, dei “donatori istituzionali”, di Comuni, Regioni e Stato.

Altro è il mondo dell’impresa sociale. Un mondo di assoluto rilievo, ma che opera con regole prossime a quelle del mercato nella gestione di servizi di utilità sociale, offerti secondo paradigmi contrattuali.

Distinguere il mondo del volontariato e quello dell'impresa sociale è fondamentale, per non fare confusione tra i cittadini e per consentire alle organizzazioni di volontariato di protezione civile di preservare la loro caratteristica fondamentale: essere libere e accessibili a chiunque

Fabrizio Curcio

Distinguere questi mondi è fondamentale, per non fare confusione tra i cittadini e per consentire alle organizzazioni di volontariato di protezione civile di preservare la loro caratteristica fondamentale: essere libere e accessibili a chiunque, permettendo a chi vuole giocarsi in questa sfida di integrare l’attività di volontariato con la propria vita personale. Anche per quelle organizzazioni che, nella loro dimensione nazionale e storica, operano legittimamente sui due fronti, mantenere ben chiara la distinzione tra le due forme di impegno è cruciale. In questo la legge fornisce un indirizzo deciso sulla distinzione dei due mondi, fondamentale per il sistema di protezione civile, salvaguardando la possibilità che essi possano coesistere nel quadro di una regola nuova che superi le nebulosità del passato.

Perché l’elemento portante di questo ragionamento sono, ancora una volta, le persone. Volontariato di protezione civile è senso civico, solidarietà. E quando l’azione pubblica regolamenta ambiti che hanno a che fare con la mente e il cuore delle persone, bisogna esercitare massima prudenza e massimo rispetto. Un rispetto, come dimostrano le esperienze di queste giornate drammatiche, meritato al 100%.

Nella foto di apertura Fabrizio Curcio con alcuni volontari Anpas

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