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Riforma Terzo settore: pronto il decreto sul nuovo servizio civile
Lo annuncia a Vita.it il sottosegretario al Welfare Luigi Bobba: «In Consiglio dei ministri entro le prima metà di settembre». Ecco le novità che introdurrà. Seguiranno poi altri quattro decreti attuativi: impresa sociale e consiglio nazionale/fondo progetti associazioni entro dicembre. Quindi toccherà a 5 per mille e codice Terzo settore
di Redazione
Il primo decreto attuativo della legge delega sul Terzo settore (qui il testo pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale), quello sul nuovo servizio civile universale, «è pronto per essere mandato in Consiglio dei ministri: se non ci saranno intoppi, potrà essere licenziato entro la prima metà del mese di settembre». Ad annunciarlo in questa intervista a vita.it è il sottosegretario al Welfare Luigi Bobba (qui potete leggere il resoconto del suo intervento in occasione dell’ultimo comitato editoriale di Vita, in cui lo stesso Bobba illustrava la procedura che dovranno seguire i decreti).
Il sistema di accreditamento cambierà. Oggi è eccessivamente parcellizzato: gli enti superano quota 15mila. Noi prevederemo un modello simile a quello che regola la protezione civile
Quali saranno le innovazioni più significative introdotte dal decreto sul servizio civile?
Premettendo che, su questo come sugli altri decreti, lavoriamo nel perimetro disegnato dalla delega, posso schematicamente sintetizzare le novità in quattro punti.
Partiamo dal primo…
Abbiamo introdotto un meccanismo di programmazione triennale che prevede anche l’individuazione delle aree di intervento e delle tematiche che il ministero del Welfare riterrà prioritarie (sottolineo: prioritarie, non esclusive). La decisione verrà presa ogni tre anni di concerto con gli altri ministeri interessati e previa consultazione della Consulta del servizio civile.
Avete già individuato le priorità per il primo triennio del servizio civile universale?
Non ancora.
Passiamo al secondo punto…
Stiamo predisponendo dei meccanismi in modo da facilitare l’ingresso nel sistema dei giovani meno favoriti. Come ci dimostra la ricerca curata da Isfol e presentata a inizio agosto (leggi qui) il livello di istruzione dei volontari è decisamente superiore a quello dei loro coetanei. Il 60% dei ragazzi del servizio civile ha conseguito una laurea contro una media generale del 25%, il 35% sta seguendo un percorso formativo ed il 95% dichiara di conoscere almeno una lingua straniera a livello base. Sulla scia di “Garanzia giovani” puntiamo ad allargare le porte di ingresso anche a chi ha curricula meno strutturati.
In che modo?
Creando da una parte un sistema di incentivi per gli enti che “acquisiscano” giovani poco formati e dall’altra programmando progetti specifici con dotazioni di risorse aggiuntive dedicati proprio all’inclusione dei giovani con meno possibilità.
Il terzo punto…
Il sistema di accreditamento sarà semplificato. Oggi gli enti accreditati sono oltre 15mila. È una galassia troppo frammentata. Noi andremo verso un sistema sul modello della protezione civile e lo faremo privilegiando quello che io chiamerei enti catalizzatori. Il recente accordo che abbiamo sottoscritto con Anci va proprio in questa direzione, configurando l’associazione dei comuni come ente catalizzatore delle varie amministrazioni.
Infine il quarto punto…
Abbiamo introdotto la possibilità per chi svolge il servizio in Italia di impegnarsi per uno o due mesi anche in Europa con un trattamento sia per il ragazzo sia per l’ente equivalente per quel determinato periodo di tempo ai progetti esteri. Questa naturalmente è una spinta per gli enti a creare partnership continentali.
È a questo progetto che si riferiva Renzi quando a Ventotene ha fatto riferimento alla necessità di rafforzare il servizio civile europeo?
No, o meglio non esattamente. Le intenzioni del nostro governo sono quelle di lavorare per la costituzione di un istituto a se’ stante: un vero e proprio servizio civile europeo. L’idea di “europizzare” i nostri progetti è ovviamente cosa diversa, ma sta dentro quest’ottica.
Portato a casa il decreto sul servizio civile, quali saranno i passi successivi?
Entro l’anno contiamo di portare in Consiglio dei ministri anche i decreti su impresa sociale e Consiglio del Terzo settore (che conterrà anche i passaggi su reti associativi e Fondo progetti). Poi toccherà agli altri due decreti: Codice Terzo settore e Cinque per mille.
A proposito del Consiglio, quali saranno i criteri di ingresso in questa sorta di parlamentino del Terzo settore?
Non vogliamo creare un organismo pletorico. Questo da una parte. Dall’altra, visti i compiti del Consiglio (linee guida su bilanci e impatto sociale, criteri di accesso al fondo progetti, monitoraggio sull’attuazione e l’applicazione della riforma) occorro membri che conoscano la materia. Le indicazioni delle grandi reti di organizzazioni a partire dal Forum del Terzo settore saranno quindi tenute in grande considerazione. A loro poi affiancheremo esperti e tecnici esterni indicati dal Ministero.
In foto: volontari in servizio civile presso Anpas Liguria
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