Mondo
Rio 2016, si alza il sipario sui Giochi Olimpici più rosa di sempre
La squadra italiana è composta da 308 atleti: 164 uomini e 144 donne. Un record di presenze femminili. Per la prima volta nella storia dei Giochi parteciperà la squadra olimpica dei rifugiati, il Refugee Olympic Team (ROT) composto da dieci atleti.
L’attesa, la speranza, la delusione, le polemiche, l’ombra del doping, la vittoria. In una parola Giochi Olimpici. Dal 5 al 21 agosto oltre 10mila atleti di 208 Paesi saranno i protagonisti di Giochi Olimpici di Rio, trentunesima edizione dell’era moderna. Per la prima volta nella storia dei Giochi parteciperà la squadra olimpica dei rifugiati, il Refugee Olympic Team (ROT) composto da dieci atleti. Sei uomini e quattro donne che cercano nella partecipazione ai Giochi un riscatto dagli orrori della guerra e che vogliono essere un messaggio di speranza per tutti i rifugiati del mondo. Tra loro anche anche Yusra Mardini, la nuotatrice diciottenne siriana che nell'agosto del 2015 si è tuffata dal barcone che stava affondando nelle acque del Mare Egeo.
Il Refugee Olympic Team (ROT) sfilerà nella cerimonia di apertura subito dopo la delegazione del Brasile, paese ospitante. «Offriremo loro – ha detto il presidente del Cio Thomas Bach – una casa nel villaggio olimpico. Questi atleti dimostreranno al mondo che, nonostante le tragedie immani che hanno affrontato, chiunque può contribuire alla società attraverso il talento, le competenze e la forza dello spirito umano».
Guardando, invece, alla compagine italiana c’è grande attesa per i nostri atleti. La delegazione azzurra sarà composta da 308 atleti: 164 uomini e 144 donne. Si tratta della squadra italiana più “rosa” di sempre sia a livello di numero assoluto, sia a livello percentuale: 46,75% contro il 43,78% registrato a Londra 2012.
Portabandiera della squadra azzurra la nuotatrice Federica Pellegrini. Un maggior numero di donne nella delegazione è segno di un cambiamento importante, ma non deve far dimenticare la questione del mancato riconoscimento del professionismo delle donne. Per la legge italiana, la 91 del 1981, nessuna disciplina sportiva femminile è considerata professionista. «Quando facciamo notare – spiega Luisa Rizzitelli, ex pallavolista ed oggi presidente dell’associazione nazionale atlete Assist, che sul tema sta conducendo una battaglia appassionata – la vergognosa discriminazione tra donne e uomini, in tema di professionismo, ci ricordano sempre che il costo del lavoro aumenterebbe a dismisura i costi per i club, spesso già in affanno. Ma questo è diventato solo un alibi. La verità è che una soluzione non la si vuole trovare. Le donne, in questa situazione, pagano il prezzo più alto».
Secondo i dati del Comitato Olimpico Internazionale, la partecipazione delle donne ai Giochi è in costante aumento. L’edizione di quattro anni fa è stata quella in cui è stata raggiunta la più alta percentuale: a Los Angeles nel 1984 erano il 23% e a Tokyo nel 1964 il 13%. Negli ultimi venti anni è aumentato anche lo spazio dedicato alle donne nel programma olimpico: con le gare di boxe femminile a Londra le Olimpiadi del 2012 sono state le prime in cui le donne hanno gareggiato in tutti gli sport.
A scorrere l’albo d’oro dei Giochi c’è solo una donna tra i tre atleti più medagliati di sempre.
Dopo Michale Phelps, il nuotatore americano vincitore di ben 22 medaglie, c’è Larisa Latynina, la ginnasta russa che dominò i Giochi degli anni ‘50 e ‘60 conquistando 18 medaglie tra i Giochi di Melbourne del 1956 e quelli di Tokyo del 1964. Fino al record di Phelps raggiunto a Londra 2012, la russa è stata l’unica atleta ad aver vinto 18 medaglie olimpiche.
C’è un’altra donna, però, che ottant’anni fa segnò un piccolo record per l’Italia. Il 6 agosto 1936 ai Giochi di Berlino la prima italiana a conquistare l’oro fu Trebisonda Ondina Valla. L’atleta bolognese si impose negli 80 metri ostacoli. Il giorno prima, in semifinale, aveva stabilito il record mondiale in 11"6, tempo omologato come primato mondiale. Con la vittoria a Berlino Ondina diventò a 20 anni la più giovane atleta italiana a vincere un oro olimpico, record rimasto imbattuto fino al 2004.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.