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Riforma del Terzo Settore, entro l’anno i primi decreti attuativi
È l'obiettivo del sottosegretario al Welfare Luigi Bobba che oggi ha incontrato i rappresentanti del comitato editoriale di Vita: «I primi provvedimenti saranno quelli su servizio civile universale, impresa sociale e Fondo progetti per l'associazioni»
di Redazione
I primi decreti attuativi della legge delega sul Terzo settore arriveranno entro l’anno. L’auspicio è del sottosegretario al Welfare, Luigi Bobba che questo pomeriggio nella sede milanese di Vita ha incontrato il nostro comitato editoriale. Ogni decreto legislativo dopo essere stato scritto dovrà passare al vaglio della Presidenza del Consiglio, del ministero del Tesoro ed eventualmente degli altri dicasteri interessati. A questo punto dopo il via libera del consiglio dei ministri i testi passano all’esame della commissioni parlamentari (la Affari sociali per la Camera e la Affari costituzionali per il Senato) che esprimono un parere non vincolante. Pareri che verranno valutati dal ministero del Lavoro prima che il Consiglio dei ministri licenzi in via definitiva. Non seguirà questo iter articolo 10 quella sulla Fondazione Italia Sociale, il cui statuto sarà approvato attraverso un decreto della presidenza della Repubblica previo l’esame delle commissioni parlamentari competenti.
Tornando ai decreti attuativi, Bobba ha prefigurato una doppia tempistica: «Due, possibilmente tre decreti (servizio civile, impresa sociale, consiglio del terzo settore/fondo progetti per le associazioni/centri di servizio da approvare entro l’anno, anche utilizzare al meglio i finanziamenti previsti in legge di Stabilità 2016 (140 milioni + 17 milioni per il fondo associazioni) a cui in un secondo momento affiancare il “decretone” principale, col quale prenderà forma il Codice del Terzo settore». Queste in sintesi le linee guida illustrate da Bobba.
Il DECRETO CODICE TERZO SETTORE
La delega pone due principi. Prima: la norma fissa il pavimento civilistico comune a tutte le organizzazioni del terzo settore introducendo il registro unico, che sarà nazionale, ma gestito a livello regionale. Secondo: l’impresa sociale fa pienamente parte del settore. Ciò detto quali sono i criteri che applicheremo? Fino ad oggi per essere considerato un ente non profit un’organizzazione doveva rispondere sostanzialmente a due requisiti: essere un’organizzazione privata a finalità sociale e non avere scopo di lucro. Noi aggiungiamo quattro criteri: avere finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e svolgere attività di interesse generale. Chi risponde a questa griglia potrà accedere al registro unico e quindi godere degli eventuali benefici che comunque andranno pesati in riferimento ai beneficiari. Per esemplificare: un circolo della vela elitario avrà una considerazione diversa rispetto all’associazione che si occupa di fare sport con i disabili.
IL DECRETO SUL SERVIZIO CIVILE
I punti su cui stiamo lavorano schematicamente sono questi: l’ampliamento del settori; un nuovo sistema di accreditamento che riduca la frammentarietà e la confusione attuale; l’accesso dei ragazzi non comunitari e l’apertura del servizio civile alla dimensione europea. Un’altra indicazione importante che ho dato ai miei uffici è quella di pensare a una sorta accesso facilitato per i cosiddetti Neet. Questo in virtù dei buoni risultati ottenuti con Garanzia Giovani (9mila neet inseriti in percorsi di servizio civile) e del fatto che l’assetto attuale ha di fatto privilegiato la fascia alta della popolazione (in particolare gli universitari) invece il servizio civile universale va allargato il più possibile.
IL DECRETO SULL’IMPRESA SOCIALE
Con i decreti attuativi ci proponiamo di dare fiato a due obiettivi posti dalla legge: creare una nuova generazione di imprenditori sociali e facilitare la migrazione dentro questo bacino di una parte di quelle 18/20mila realtà associative che oggi fanno attività di impresa in modo prevalente e continuativo. Stiamo pensando a un sistema di agevolazioni simile a quello previsto per le start up innovative e a una modularità dei vantaggi fiscali in base alla scelta di distribuire o meno utili.
IL DECRETO SUL CONSIGLIO DEL TERZO SETTORE
Il quarto decreto (il terzo da approvare entro l’anno) è infine quello che istituisce il fondo progetti (17 milioni per l’anno in corso, 20 per il 2017 e il 2018) e che farà nascere il Consiglio nazionale del Terzo settore oltre ridefinire il ruolo dei Centri di servizio.
Non sarà invece materia dei decreti attuativi della delega, da ultimo, il decreto del Ministero dello sviluppo economico entro luglio che renderà operativo il fondo rotativo di garanzia da 200 milioni per le cooperative e le imprese sociali.
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