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Assolto Padre Fedele: “Io sono dove sono sempre stato, tra i poveri”
La Cassazione ha respinto il ricorso del PM e assolto definitivamente Padre Fedele. Si chiude così una vicenda di malagiustizia durata 10 anni: "il fatto non sussiste". Un'intervista esclusiva con il religioso di Cosenza.
di Marco Dotti
Assolto. Definitivamente e senza troppi giri di parole. Si chiude anche in Cassazione l'amara vicenda di Padre Fedele, tenuto alla gogna per dieci anni dieci, con l'accusa infamante di aver violentato una suora. Sospeso a divinis per aver rifiutato di chinare la testa, trasgredendo il voto di obbedienza per non essersi allontanato dalla sua Cosenza e non aver accettato gli avvocati che la Curia gli offriva, l'ex cappuccino chiede ora di essere riabilitato.
Al telefono Padre Fedele è gioviale e diretto come sempre. "E finalmente! Dici che mi chiami e poi ti fai aspettare". È in corso Mazzini, Padre Fedele, a chiedere un aiuto per la sua onlus "Il paradiso dei poveri". È appena tornato dall'Africa e davanti a sé ha il cartello che vedete nella fotografia. Padre Fedele, gli chiedo, tu l'hai visto l'inferno. "Certo che l'ho visto, ma non qua, anche se un piano diabolico e vigliacco mi ci voleva spedire. Ma Dio ama i giusti e Dio sa. Ma poi ho visto un inferno, in Africa (il cartello e la scritta li vedete nella foto in basso, ndr). Sono tornato da poco dal Madagascar, dal cuore del Madagascar: io sono medico e cerco di aiutare, abbiamo creato un dispensario, stiamo portando medicine e aiuto. Là i soldi non hanno peso, se vai dove la povertà è così estrema e la malattia ti aggredisce a ogni passo…"
Tutti a Cosenza sanno, tutti lo hanno sempre saputo. C'è anche altro – si dice – dietro le accuse a Padre Fedele. Resta un fatto: assolto. Chi va oltre il fatto odierno parla di storie di poteri e di Curia, di una figura scomoda come la sua, dell'Oasi Francescana che aveva fondato e che, forse, faceva gola a qualcuno. "Togli il forse. E dillo che quell'Oasi l'abbiamo creata io e i ragazzi". I ragazzi, quelli della curva cosentina.
"Io tifo Cosenza, ma tifo ancor più per la vita. La mia con loro era una missione contro la violenza, per la gioia, la festa e la condivisione".
E oggi? "Oggi sono qui, ho una pensione da insegnante ma non prendo un centesimo: ho devoluto tutto ai poveri, con atto notarile. Vivo di ciò che la gente mi dona e dono ciò che la gente mi dona. E a chi mi ha infamato dico: la perdono, quella suora. Ma fosse solo lei… Nel Vangelo è scritto che chi segue Cristo verrà 'perseguitato per causa sua'".
Padre Fedele è qui, in mezzo alla città, parla senza freni. "Ogni mattina con chi mi aiuta distribuiamo il pane che ci donano. Questo sud non è ancora morto, non morirà. Ma c'è molta sofferenza, molta povertà. Distribuiamo anche 80 kg di pane ogni mattina, e non bastano mai. Scrivilo, però, che noi non abbassiamo la testa. Scrivilo, che non molliamo di un passo. Scrivilo".
Quando gli chiedo come è stato il rapporto con la sua gente, con Cosenza in questi anni, Padre Fedele mi dice che all'inizio non è stato facile, "accuse così sono terribili. Ma poi la gente ha visto, ha capito e io d'altronde ho continuato a fare quello per cui ho fatto voto al Signore". Già, al Signore, "ma c'è una parte di Chiesa che è malata".
Quando gli chiedo di Papa Francesco, Fedele si illumina: "è un grande dono, un Papa del concreto, delle cose, della realtà. Lui ci prova a scalfire questo muro di omertà e stolida ricchezza che ammorba anche la nostra Chiesa".
La quarta sezione penale della Cassazione ha respinto il ricorso del PM, e ora la vicenda può dirsi davvero conclusa. "E 10 anni di vita e di infamia ti sembrano pochi?". Quanto a carattere, Padre Fedele non è cambiato. "Pensa al tuo, di carattere". Mi dice scherzando. E poi ci salutiamo: Padre Fedele torna dai suoi poveri, nella sua Cosenza, col suo sorriso e la sua forza. E, oggi, anche con la sua conclamata innocenza. Qualcuno prima o poi dovrà chiedergli scusa. E chiarire molte cose. Alla città, al Paese. E a quest'uomo.
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