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Al via gli scavi a Casal di Principe. Trovati i primi rifiuti tossici

Sono partiti gli scavi nel sito di Casal di Principe, Caserta. Il camorrista Carmine Schiavone lo ha indicato, prima di morire, come sito di interramento di rifiuti tossici e speciali che arrivavano dal nord Italia. Sono stati già trovati fanghi industriali, idrocarburi, materiali ferrosi, e plastiche di varia natura

di Anna Spena

Le ruspe si sono accese solo l’altro ieri. Mercoledì sette giugno per portare alla luce una verità che per la scelleratezza di alcuni è rimasta sepolta, silente per 30 anni. Caserta, Casal di Principe, via del Pozzo. Alle spalle dello stadio comunale del paese e sotto l’asse mediano Nola-Villa Literno e confinate con un gruppo di case.

Ad effettuare le operazione di scavo il Corpo Forestale dello Stato, guidato dal dirigente regionale della Campania Sergio Costa, l'Arpac ed i vigili del fuoco di Napoli. Il luogo fu indicato come probabile sito di interramento di rifiuti speciali dal pentito dei Casalesi Carmine Schiavone, morto a febbraio del 2015, e poi confermato da altri collaboratori di giustizia della cosca.

«Dopo i primi metri scavati dalle ruspe», ha dichiarato il generale Sergio Costa, «sono emersi materiali di risulta dell'edilizia, usati probabilmente per compattare il terreno, e poi fanghi maleodoranti di colore verdastro che saranno analizzati dai laboratori. Le operazioni andranno avanti per qualche giorno».

Ci siano scarti di lavoro edili, plastiche varie e soprattutto un mare di nauseabondi fanghi tossici seppelliti», racconta a Vita.it Pino Ciociola, giornalista di Avvenire che da anni si occupa di denunciare e di fare chiarezza sugli scempi della Terra dei Fuochi. I fanghi, una volta liquidi, hanno otturato ogni spazio della fossa ma oggi «sono duri, compatti, grigi, hanno striature verdognole. Si spaccano, battendoli, con facilità. Probabilmente c’è cromo, che viene usato anche nelle concerie. I campioni sono stati prelevati e mandati ad analizzare. E chissà cosa può esserci ancora più sotto, più vicini alla falda», dice Ciociola che quei fanghi li ha visti di persona.

Il 13 giugno gli scavi riprenderanno sia nel primo sito sequestrato perché si vuole raggiungere la falda acquifera analizzarla per capire se, pure questa è inquinata.

«Scaveranno anche in altri due punti del paese», continua Ciociola. «Hanno fatto dei rilevamenti geomagnetici e i valori sono letteralmente, in uno dei siti, schizzati per aria. Non si sa quello che troveranno ma uno di quei terreni era perfetto per sversare rifiuti tossici e di difficile gestione. La verità è che nella terra dei fuochi se vai a bucare il terreno trovi roba».

Foto in copertina di Pino Ciociola

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