Non profit

La vera spesa degli italiani per l’azzardo

Se si incrociano i dati sul gioco d'azzardo diffusi dai monopoli con quelli sui giocatori contenuti in una ricerca Ispad, si ottiene un risultato sconcertante, ben diverso dalla verità ufficiale proposta da Aams

di Osvaldo Asteriti

Secondo i dati forniti dai monopoli la "raccolta" generata dall'immenso mondo dei giochi d'azzardo nel 2015 è stato di 88.249 milioni. Però, la "spesa" degli italiani ammonterebbe "solo" a 17 miliardi, perché 71 sarebbero stati restituì come vincite.

L'ingannevolezza di questa tesi è evidente, perché non dà conto del fatto che la grandissima maggioranza di quelle vincite, essendo pari alla giocata o poco di più, viene rigiocata, andando a incrementare la raccolta.

Il dato viene fornito in media, con un sistema, cioè, con cui si può sostenere tutto e contemporaneamente il suo contrario. I monopoli sembrano credere e forniscono i dati come se gli italiani avessero due tasche distinte, da una delle quali esce la giocata e nell'altra in cui entrano i premi. Ma la tasca è unica e le giocate sono per la maggior parte alimentate dal rigioco.

Il piccolo premio rimane nel "circuito" e va a incrementare la raccolta, visto che, una volta vinto, diventa di proprietà del giocatore e quindi la spesa degli italiani per l'azzardo è pari esattamente alla raccolta. Il dato, piuttosto, serve a svelare una realtà sconcertante: i monopoli pur di assicurarsi il loro margine di guadagno sui giochi, finanziano i giocatori, per spingerli a giocare.

I monopoli hanno sì due tasche: ogni euro incassato si divide e prende due strade diverse, una parte finisce nella tasca in cui viene incamerata la percentuale che i monopoli trattengono, una parte nella tasca destinata a essere ridistribuita come montepremi. I monopoli finanziano i giocatori con quanto accantonano in questo secondo contenitore e lo fanno ridistribuendo una parte della raccolta, con premi di modestissimo importo che sembrano essere pensati esclusivamente per essere rigiocati, implementando così l'altra tasca.

C'è un altro aspetto che colpisce, incrociando i dati IPSAD con quelli del libro blu aams.

Non è vero come ci hanno sempre detto che la spesa media per l'azzardo sia di 1.500 euro all'anno pro capite. Il dato medio viene ottenuto tenendo conto anche di chi non gioca, con le famose medie "neonati compresi", dividendo linearmente la raccolta per gli italiani. Ma, secondo le stime ISPAD, i giocatori sono 16 milioni, e quindi la spesa media per ognuno di essi risulta pari a 5.500 euro all'anno, più del triplo.

Di più, sempre secondo l'Istituto di ricerca, il 63% dei giocatori ha giocato una volta al mese, mentre il 21% una volta a settimana. L'85% dei giocatori, quindi sono giocatori sporadici e si può ritenere che abbia contribuito molto poco a formare 88 miliardi di euro di raccolta.

Considerando che, come è noto, l'uomo medio non esiste, si può stimare che se l'85% dei giocatori ha speso ad esempio il 20% della raccolta, l'altro 80% sarà stata spesa dal restante 15% dei giocatori più "frequenti". In numeri: 13.600.000 giocatori avranno speso 17.600.000.000 di euro, in media 1.300 euro, ma i restanti 2.400.000 giocatori avranno bruciato nell'azzardo 70.400.000.000 di euro, con una spesa media pro capite di 29.000 euro ad anno.

Cifra sconvolgente che, tuttavia, risulta "coerente" con i dati relativi alla dipendenza e dimostra che, come molte volte sostenuto, il fattore critico di successo del gioco d'azzardo è proprio la dipendenza.

Dal Blog di Osvaldo Asteriti

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.