Politica
Infanzia negata: Anzaldi presenta un’interrogazione parlamentare sul caso Casalbertone
Il parlamentare PD ha presentato oggi un'interrogazione ai ministri degli Interni e dell'Istruzione in cui si chiede chiarezza sullo sgombero di 400 persone dal campo rom di Casalbertone a Roma. Fra di loro, moltissimi bambini che saranno costretti a ripetere l'anno scolastico con costi sociali e sull'integrazione altissimi. Perché?
di Marco Dotti
Uno sgombero, uno di quelli tanto invocati nei talk show e per la strada. Ma se la legalità va rispettata, questo vale a maggior ragione per quei diritti fondamentali che ragione, umanità e legge tutelano più di ogni altro: parliamo dei diritti dei minori. Così, non è passato inosservato il fatto che quando a Roma, due giorni fa, le forze dell’ordine con il supporto della polizia municipale hanno dato seguito a un'ordinanza del tribunale, nel campo rom di via Giuseppe Mirri, ex deposito Cotral,quartiere di Casalbertone, fra le 400 persone cacciate vi fossero molti bambini. Senza diritti, evindentemente.
Chi conosce oggi i costi umani, sociali, persino economici di questo gesto che ha, di fatto, cancellato mesi e mesi di lavoro per l'integrazione? Perché la burocrazia non si vuole rendere conto che basta nulla, per vanificare quegli sforzi culturali senza i quali la parola "democrazia" è solo una formula vuota? Oggi, ieri sera Anzaldi ha depositato l'interrogazione promessa.
La scuola, leggiamo dal testo dell'interrogazione, "non è un posto qualunque poiché è il luogo principale dove attivare politiche di integrazione. Quei bambini accettando di frequentare la scuola hanno mostrato con le loro famiglie di voler rispettare le regole dello Stato quello stesso Stato allontanandoli con la forza da quel campo", senza un'alternativa almeno per fargli continuare a frequentare la stessa scuola, gli ha precluso la possibilità di mantenere un rapporto di fiducia.
Proprio per questo, prosegue Anzaldi, "è davvero triste che questo sgombero sia avvenuto a meno di un mese dalla chiusura dell’anno scolastico;, non si comprende perché quando si effettuano tali operazioni non si cerchi di valutare le situazioni caso per caso".
Forse, chiede Anzaldi ai ministri Alfano e Giannini, "per qualcuno di quei bambini continuare a frequentare quella scuola può significare avere un futuro diverso, così invece li si condanna senza alcuna possibilità di riscatto".
Non è vero, come riportato da alcuni organi di informazione, che i bambini sottratti alla scuola avessero un profitto scolastico pessimo. Lo testimoniano i genitori e, anche se fosse diversamente (cosa che non è), uno scarso profitto non giustificherebbe un atto che pregiudica il loro diritto all'istruzione.
Sarebbe interessante conoscere il parerere di Filomena Albano, il nuovo Garante per l'Infanzia. Quei ragazzi non verranno fatti entrare a scuola, non verranno fatte le interrogazioni, verranno bocciati. Vi pare giusto? Fossero figli di benestanti, se ne andrebbero in qualche scuola privata. Invece, con i più deboli, c'è sempre chi gioca a fare il più forte. Dobbiamo intervenire subito.
Michele Anzaldi
L'interrogazione, depositata ieri sera, arriverà in aula domani. Scrive Anzaldi: "bisogna interrogarsi anche sui sentimenti di quei bambini e del rancore che proveranno verso le istituzioni che li hanno allontanati dalla loro scuola, dalle loro maestre, dai loro compagni di scuola. Si rischia anche uno spreco economico di un’integrazione scolastica che viene annullata improvvisamente e il conseguente costo sociale di bambini indirizzati verso una forma di repulsione sociale, i cui effetti sono facilmente prevedibili".
Anzaldi chiede pertanto di "conoscere quali iniziative il governo intenda adottare per verificare l’accaduto e quali iniziative intenda assumere per evitare a questi bambini di perdere l’anno e le iniziative già in corso e di consentire loro di continuare a frequentare la scuola Randaccio, anche per gli anni a venire, proseguendo nel lavoro di integrazione e scongiurando il rischio vanificare i risultati conseguiti attraverso l’impegno e il lavoro meritorio degli insegnanti".
Conoscevamo Roma come città aperta. Che sia diventata una fucina di rancore non vogliamo accettarlo.
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