Formazione
Filomena Albano: «un’Autorità Garante aperta al dialogo e al confronto»
Un'intervista in esclusiva alla nuova Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza: «Sono entusiasta di iniziare e immediatamente operativa. La mia priorità è sentire tutti coloro che sono attivi sui temi della infanzia e della adolescenza: associazioni, organizzazioni, esperti, professionisti, istituzioni».
«Ho accolto questa sfida, nuova nella mia formazione professionale di magistrato, ma in continuità con l’impegno pregresso nel mondo della famiglia, dei minori e della adozione, perché sono consapevole che l’investimento migliore che può fare l’Italia è quello sui bambini e gli adolescenti, protagonisti del presente e del futuro del Paese»: così scrive oggi Filomena Albano nel suo primo editoriale da Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. Parla di un compito in cui sono fondamentali «la determinazione e la passione» come pure la «collaborazione con il mondo delle associazioni, delle organizzazioni, dei professionisti, degli esperti, e degli enti […] impegnati nella tutela delle persone di minore età», di «creare sinergie e fare rete». Qui la sua prima intervista.
Sul web si trovano poche informazioni su di lei: la prima domanda che vogliamo farle quindi è di aiutarci un po’ a conoscerla, con particolare riferimento al suo impegno rispetto all’infanzia, che l’ha portata a ricoprire questo ruolo.
Prima di insediarmi il 28 aprile alla guida della Autorità garante ero giudice del tribunale di Roma, nella sezione che si occupa quotidianamente dei problemi concernenti famiglia e minori. Come giudice ho parlato tramite i provvedimenti giudiziari, cercando di evitare ogni clamore mediatico anche quando ho contribuito, con una mia ordinanza accolta dalla Corte Costituzionale, a smantellare uno dei divieti della legge n. 40 del 2004. In precedenza sono stata Direttore dell’ufficio di cooperazione giudiziaria internazionale civile del Ministero della Giustizia e in quegli anni ho coordinato tutti i negoziati che hanno portato alla approvazione dei regolamenti della Unione europea in materia di famiglia. Sono stata Commissario della Commissione Adozioni Internazionali (CAI) per diversi anni e ho rappresentato l’Autorità centrale italiana anche in sedi internazionali. Della mia attività quale relatore e docente e riguardo alle pubblicazioni scientifiche – ultima in materia di tutela dei minori stranieri – troverete notizie dettagliate sul sito dell’Autorità Garante.
Il dottor Spadafora in questi anni ha avuto il non facile compito di costruire dal nulla un ruolo e un ufficio: che cosa l’ha piacevolmente sorpresa in quello che ha trovato, come primissima eredità?
Una struttura dinamica e tante iniziative dirette a porre le persone di minore età al centro dell’interesse sia dell’opinione pubblica che dell’agenda politica. Come lei ha giustamente notato, questi risultati sono tanto più apprezzabili in quanto la istituzione della Autorità Garante è avvenuta con la legge 112 del 2011 e quindi il mio predecessore ha avuto il non facile compito di organizzare il ruolo del Garante e l’ufficio.
Bambini e adolescenti italiani da diversi mesi sono di fatto senza un Garante a cui rivolgersi: lei si trova nelle condizioni di essere immediatamente operativa?
Sono entusiasta di iniziare e immediatamente operativa con il personale ancora in servizio, per quanto possibile in una fase di riorganizzazione dell’ufficio. Evidenzio, tuttavia, che vi è sempre stata continuità nella azione dell’Autorità garante in quanto il mio predecessore Vincenzo Spadafora, con responsabilità istituzionale, ha operato in regime di prorogatio fino al 28 aprile, giorno del mio insediamento, proprio per evitare soluzioni di continuità e consentire il “passaggio di consegne” essendo l’Autorità un organo monocratico.
Quali sono le priorità che vede all’inizio di questo suo mandato e che impronta vorrebbe dare a questi suoi quattro anni di impegno?
Sono consapevole del delicato momento di trasformazione della società. La mia priorità è sentire tutti coloro che sono attivi sui temi della infanzia e della adolescenza: associazioni, organizzazioni, esperti, professionisti, istituzioni. Fin da ora, posso dire che immagino una Autorità Garante aperta al dialogo e al confronto in vista dell’obiettivo di costituire una rete tra i soggetti coinvolti, per rafforzare il sistema di tutela delle persone di minore età.
Il suo mandato inizia in un momento particolarmente caldo sul tema infanzia: si parla di una modifica complessiva della legge sulle adozioni, si va verso la soppressione dei Tribunali per i minorenni, la Commissione adozione internazionali è al centro di un aspro dibattito, il Piano Infanzia manca dal 2011 e quello che dovrebbe essere approvato è fermo da mesi. Ci può dire qualcosa su ciascuno di questi quattro temi?
Sono aspetti importanti che, insieme ad altri, necessitano di una attenta e pacata riflessione, da condurre con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, perché, come ho già detto, penso che unire le energie faciliterà la costruzione di strategie comuni.
A proposito delle modalità scelte per l’arrivo dei bambini dalla Repubblica Democratica del Congo lo scorso 11 aprile, qualcuno ha affermato che “se ci fosse il Garante, questa sarebbe materia di una segnalazione”: che ne pensa?
Il primo incontro tra i bambini e i genitori è un momento delicato e bellissimo, tanto più delicato nel caso dei bambini arrivati dalla RDC, sia per la lunga attesa a seguito del blocco internazionale sia perché, a differenza di quanto accade di regola, il primo incontro è avvenuto non nel Paese di origine dei bambini, in un ambiente noto ai piccoli, ma in Italia, in un contesto non conosciuto. In merito all’episodio da lei citato dell’11 aprile non sono tuttavia pervenute segnalazioni all’Autorità Garante e come ho già detto l’Autorità Garante ha sempre funzionato in regime di prorogatio.
Mi ha molto colpito il giudizio che il professor Caffo, fondatore di Telefono Azzurro, ha dato di recente: «Se mi chiede se l’Italia ha progetti avanzati sull’infanzia… direi di no, almeno ho dei dubbi. Anni fa, ai tempi della 285, sì, ma oggi manca una rete, una cornice, gli interventi sono pochi e in sofferenza. Stiamo dando risposte vecchie. Bisogna creare nuovi sistemi e nuove opportunità, modelli nuovi di accoglienza e nuove progettualità, perché i ragazzi sono cambiati». Pensa sia così? Come invertire la rotta?
Certamente sulle politiche dedicate all’infanzia e all’adolescenza c’è tanto da fare. Per questo sarò felice di ascoltare per intero il pensiero del prof. Caffo, così come quello di tutti gli altri soggetti che hanno proposte concrete e iniziative da sottopormi.
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