Politica

Osservatorio sul gioco d’azzardo: pasticci e finanziamenti a raffica

Si è insediato da meno di una settimana, ma l’Osservatorio istituito presso il Ministero della Salute suscita già stupore e sconcerto. I 50milioni di euro previsti per il contrasto all’azzardo fanno gola a tanti, soprattutto nel settore privato. Finanziamenti a pioggia, conflitti di interesse, duplicazione di competenze e spese: siamo forse davanti all’ennesimo ente inutile, che potrebbe costare caro al cittadino.

di Marco Dotti

Finalmente mercoledì scorso, 13 aprile 2016, presso la sede di via Ribotta del Ministero della Salute si è svolta la prima riunione dell'Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave. Una riunione di mero insediamento e di avvio dei lavori, come hanno dichiarato alcuni membri. Secondo altri è stato comunque un evento importante, sia pur con alcune stranezze e degli aspetti di merito giù forieri di controversie. Veniamo ai fatti.

Conflitto di interessi: questo è il problema

Ranieri Guerra, direttore generale della prevenzione presso il ministero, ha presieduto i lavori, ma prima dell’avvio i presenti hanno dovuto sottoscrivere una dichiarazione di assenza di conflitto di interessi. Condizione preliminare, poiché l’Osservatorio è un organismo istituzionale e per il ministero della Salute i suoi componenti non possono intrattenere rapporti con entità che hanno contratti economici o commerciali in materie di pertinenza di un organismo che ha una funzione pubblica. Tutto normale. Forse. Perché qui sorge il primo problema. Curiosamente il conflitto di interessi che si intendeva evitare è in riferimento alle industrie del settore della Sanità o a fornitori di servizi nel campo della Salute. Ricordiamo che per la pubblica amministrazione è incompatibile la situazione che si verifica quando un soggetto, al quale viene affidata una responsabilità decisionale o consultiva, intrattiene rapporti personali o professionali con i destinatari delle deliberazioni dell’organismo. Una situazione che inficia la reputazione d'imparzialità che gli viene richiesta.

Trattando l'Osservatorio – istituito con decreto del Ministero della Salute – di contrasto al gioco d'azzardo, ragione vorrebbe che la richiesta di assenza di conflitto di interessi da parte dei membri dell'Osservatorio non riguardi tanto contratti e finanziamenti con imprese partner contrattuali del Servizio Sanitario Nazionale.

Per analogia (che è un procedimento giuridico fondativo di regole nuove) ha osservato Maurizio Fiasco, presidente di Alea e membro dell'Osservatorio, la richiesta andrebbe "estesa alle attività svolte in Concessione statale nel settore dei giochi con e per denaro. Questo per garantire la piena indipendenza da profili di condizionamento o di conflitto d’interesse con l’oggetto specifico dell’Osservatorio, vale a dire il contrasto al gioco d’azzardo patologico".

Detto in altri termini: è necessario che chi siede nell'Osservatorio non abbia rapporti di interesse – personale o professionale o di sponsorizzazione – con aziende concessionarie o operatori di settore del gioco legale. Eppure non è stato fatto.

Ricordiamo che nell'osservatorio, dal mondo dell'associazionismo, siedono Fabrizio Azzolini (Associazione Italiana Genitori A.Ge. Onlus), Onofrio Casciani (Società Italiana Tossicodipendenza, SiTD), Maurizio Fiasco (Associazione italiana per lo studio del gioco d’azzardo e del comportamento a rischio, ALEA), Paolo Merello (Federazione Italiana Comunità Terapeutiche, FICT), Pietro Valentini (Codacons), Matteo Iori (Coordinamento Nazionale Comunità Terapeutiche, CNCA), oltre a Antonio Affinita del Moige (Movimento Italiano Genitori Onlus) e Pietro Fausto D’Egidio di FEDERSERD (Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi), che gestisce il servizio del Gioco Responsabile sponsorizzato dai principali Concessionari di Stato.

Se cinquanta milioni vi sembran pochi…

Mentre restano da chiarire le delicate e cruciali questioni sul conflitto di interesse, tra i punti all'ordine del giorno dell’Osservatorio vi è stato l’esame di una bozza di Decreto Ministeriale per ripartire la dotazione di 50 milioni di euro previsti dalla legge di Stabilità per il 2016, assegnati (pare in aggiunta) alla Salute per "interventi" in tema di patologie collegate al gioco d’azzardo.

Ebbene, alle Aziende Sanitarie, secondo la bozza presentata all'Osservatorio, dovrebbe finire meno della metà del Fondo per i servizi alla persona.

"La questione dirimente", osserva Maurizio Fiasco, "è la creazione, davvero, di un'offerta di terapia che si avvicini a un potenziale bisogno della popolazione. È la priorità che impone al ministero di non dirottare, neanche in parte, lo stanziamento verso ciò che non è terapia".

La bozza di decreto presentata in visione all'Osservatorio, ci spiega Fiasco, "indica che il 30% di quei 50 milioni dovrebbe destinarsi ad attività di prevenzione, di controllo amministrativo e di legalità, e persino 2milioni e 1/2 destinati a non precisate spese farmaceutiche. Senza contare il fatto che altri 5,5 mln di euro andranno per interventi – anche qui, non è chiaro che cosa significhi – ‘di prevenzione primaria e secondaria, da attuarsi prioritariamente nelle scuole di ogni ordine e grado e nei luoghi dove viene praticato il gioco d'azzardo con vincite in denaro’ ".

Ci sono poi, prosegue Fiasco “2,5 mln di euro ai medici di base. E così sfuma l’esigenza più drammatica: che i cittadini possano disporre di un reale accesso alle cure. Dopo che nel 2012 lo Stato ha riconosciuto che esiste il disturbo psichico da gioco d’azzardo e che esso è materia da includere nei livelli essenziali dell’assistenza sanitaria. Eppure è qui il tallone d’Achille del sistema: si riconosce la sofferenza, permane la scarsità di terapie. Per questo, come Alea, insisto che una quota pari al 95% dei 50 milioni vada alle Regioni (ripartito in base all'ampiezza demografica) per implementare e rinforzare esclusivamente i servizi di presa in carico del GAP (se necessario adeguando gli organici e garantendo la formazione specialistica). La dotazione finanziaria – aggiuntiva – deve servire a raggiungere flussi stabili annuali di finanziamento. E così, per esempio, i SerD potranno stabilizzazare il personale dei SerD già formato e già dedicato al GAP, garantendo il counseling in materia”.

Prima di destinare a pioggia soldi ai soggetti più diversi, osserva Fiasco, bisogna fissare “ i vincoli di destinazione del fondo per le Regioni, potenziare gli organici, in particolare psicologi, assistenti sociali e educatori che nel corso degli ultimi 10 anni si sono qualificati e hanno maturato reale esperienza nel campo. Occorre ricordare che in parte tali preziose professionalità sono state via via dimesse a causa dei limiti sempre più stringenti imposti dalle leggi di spesa nazionali e regionali”.

Resta aperto il problema pubblico-privato. Un vero problema, se anziché l’accreditamento si ricorresse alla semplice convenzione, il che vorrebbe dire nient’altro che esternalizzare i servizi di assistenza e cura a ditte e cooperative esterne senza quegli standard che, al contrario, la procedura di accreditamento richiede. Va assolutamente evitato, ribadisce Maurizio Fiasco, di utilizzare questi fondi per interventi di prevenzione nelle scuole, di "farmaceutica" e medicina di base e di controllo amministrativo.


La motivazione che spinge a chiedere una drastica cancellazionedi quanto previsto dalla bozza del Decreto è semplice: "il Fondo deve far decollare l'effettiva messa a disposizione di un'offerta – universale e gratuita – di prestazioni terapeutiche a carico del Servizio Sanitario nazionale”. Anche perché “la prevenzione nelle scuole deve rientrare – ordinariamente – nel Piano dell'Offerta Formativa negli istituti di ogni ordine e grado”.

Chi controlla chi e chi controlla cosa?

Quanto al controllo – che la bozza del Ministero della Salute vorrebbe parimenti finanziare – Fiasco ricorda che “il controllo amministrativo, delle polizie locali e statali, dei servizi del MEF, dev'essere predisposto, erogato e continuamente migliorato in metodologie e in efficacia all'interno dei piani per l'assolvimento dei compiti istituzionali delle amministrazioni deputate. In questo senso va esclusa ogni e qualsivoglia erogazione a enti implicati latu senso nel controllo (come ad esempio la SIAE)”. Insomma, un bel pasticcio. Un pasticcio che cresce se si considera che l’Istituto Superiore di Sanità ha avuto mandato dai Monopoli di Stato di effettuare una ricerca epidemiologica di ampio raggio.

“Quali sono i criteri di quella ricerca? Noi, più che un Osservatorio, siamo un meta osservatorio”, specifica Fiasco. “Per questo dovremmo conoscere e discutere nel merito – con la comunità scientifica – i presupposti epistemologici e metodologici di quella ricerca. Questo ben prima di affidare, come si vorrebbe fare, una seconda ricerca all’Osservatorio stesso, stanziando una quota del 2% – pari a 2,5 mln di euro – per il suo funzionamento”.

Insomma, il parlamentino per il “contrasto della diffusione del gioco d'azzardo e il fenomeno della dipendenza grave”, in tempo di spending review, rischia di costare caro ai contribuenti ben 2,5milioni di euro per non meglio definite e forse indefinibil "analisi, procedure, produzione di linee guida, ricerca, orientamento all ' evidenza, istituzione e finanziamento di sistemi di sorveglianza". Una duplicazione inutile, ribadisce Fiasco. Una dispendiosa, inutile ripetizione dell’identico. Anche perché, come ricordava Matteo Iori, sulle pagine di ReggioOnline, la partecipazione all’Osservatorio è "a titolo totalmente gratuito".

O forse no? La bozza del decreto esaminato nella riunione dell'Osservatorio prevede una norma che stabilisce una forma di rimborso indiretto per non meglio precisate ricerche, paper e via discorrendo. La gratuità non diventa in tal modo un bel terno al lotto?

Immagine in copertina: Photo credit: ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images

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