Welfare

Galere d’Italia: Ritorna il sovraffollamento, diminuiscono i reati

L'Osservatorio Antigone, che monitora i diritti e le garanzie nel sistema penale pubblica la fotografia annuale degli istituti di pena italiani. Alti e bassi di un mondo in cui oggi sono detenute quasi 54mila persone, con una media di 90 reclusi ogni 100mila abitanti

di Daniele Biella

Aumenta, dopo un paio di anni di numeri in discesa, il sovraffollamento. Ben nove mila i detenuti che vivono in una cella con spazio inferiore ai 4 metri quadrati pro capite, ovvero sotto gli standard della Corte europea dei diritti dell’uomo in quanto a trattamento inumano e degradante. Tasso di detenzione – 90 persone ogni 100mila abitanti – nella media europea. Diminuiti quasi tutti i reati, dall’omicidio al rapimento, dalle violenze sessuali a furti e rapine. Questi alcuni dei maggiori indicatori sul variegato mondo delle 205 carceri italiane contenuti nel XIII Rapporto sulle condizioni detentive in Italia redatto dall’Osservatorio Antigone. Ecco qui sotto nel dettaglio le voci principali, alternate a un’utile infografica.

IL SOVRAFFOLLAMENTO. E’ RIPARTITA LA CRESCITA?
I detenuti alla data del 31 marzo 2016 erano 53.495. Il tasso di sovraffollamento (numero di detenuti rispetto al numero di posti letto regolamentari) è del 106% secondo l‟amministrazione penitenziaria che però non tiene conto delle sezioni provvisoriamente chiuse. In Germania il tasso è dell‟81,8%. In Spagna dell‟85,2%. In Inghilterra e Galles del 97,2%. In Belgio del 118%. I detenuti erano 52.164 il 31 dicembre del 2015 e 52.754 il 30 giugno del 2015. Dunque negli ultimi 15 mesi c‟è stato un incremento di ben 1.331 detenuti. I posti letto sono, secondo i dati dell‟amministrazione penitenziaria, 49.545, non sempre però tutti realmente disponibili. Almeno 3.950 persone sono prive al momento di posto letto regolamentare. Il 30 giugno del 2010 i detenuti erano 68.258. In sei anni i detenuti sono diminuiti di 14.763 unità Ma sono cresciuti nell‟ultimo anno.

9 MILA DETENUTI SOTTO GLI STANDARD EUROPEI
Poco meno di 9 mila detenuti vivono ancora in meno di 4 metri quadri pro-capite. Questo è la standard minimo previsto dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura del Consiglio d‟Europa.

IL TASSO DI DETENZIONE E’ NELLA MEDIA EUROPEA
L‟Italia ha circa 90 detenuti ogni 100 mila abitanti. La Germania 77 detenuti ogni 100 mila abitanti. La Francia 118. I Paesi baltici superano i 200 detenuti ogni 100 mila abitanti. Svezia, Norvegia, Olanda, Danimarca e Finlandia invece hanno un tasso di detenzione tra i 50 e i 70 detenuti per 100 mila abitanti. Gli ingressi dalla libertà in carcere sono stati 45.823 nel 2015 contro gli 84.641 del 2010 e i 98.245 del 1994.

LA SICUREZZA IN ITALIA. SI DELINQUE DI MENO
Tra il 2006 e il 2014 gli omicidi volontari sono diminuiti da 621 a 475. Gli omicidi colposi da 2.148 a 1.633 i sequestri di persona da 1.608 a 1.278. le violenze sessuali da 4.513 a 4.257. Sfruttamento della prostituzione da 1.422 a 1.100. Furti da 1.585.201 a 1.573.213. Rapine da 50.270 a 39.236.

TROPPI GLI IMPUTATI
I detenuti condannati in via definitiva sono 34.580. I detenuti in attesa di sentenza definitiva sono il 34,6% del totale. La media europea è del 20,4%. Dunque in Italia vi è un surplus del 14,7% rispetto alla media dei paesi europei. In Germania la presenza di persone non condannate in via definitiva è del 19,4%. In Inghilterra e Galles del 16,4%. Peggio di noi tra i Paesi Ue vi sono solo Danimarca e Olanda, dato che si spiega in relazione alla questione migranti.

UNA POPOLAZIONE DETENUTA SEMPRE PIÙ ANZIANA
Come negli Stati Uniti, anche in Italia la popolazione detenuta sta invecchiando. Secondo gli ultimi dati del Consiglio d‟Europa l‟età media della popolazione detenuta è di 36 anni. In Italia è di 40 anni. In particolare da noi il gruppo più numeroso è composto dai detenuti che hanno tra i 35 ed i 39 anni (15,6%). I detenuti con più di 60 anni sono però ben 3.699 (7,1%). Gli stranieri sono mediamente più giovani. Nel loro caso il gruppo più numeroso è quelli di quanti hanno tra i 30 ed i 34 anni (21,2%), mentre quelli con più di 60 anni sono in tutto 198 (1,1%).


I REATI. 930 MILIONI DI RISPARMIO ANNUO NEL CASO DI DECRIMINALIZZAZIONE DROGHE
In ordine i reati attribuiti ai detenuti ristretti nelle carceri italiane sono i seguenti: reati contro il patrimonio (29.913), contro la persona (21.468), in violazione legge sulle droghe (17.676), violazione legge sulle armi (9.897), associazione a delinquere di stampo mafioso (6.887). Ovviamente a ogni detenuto possono essere imputati anche più di un reato cosa che accade frequentemente nel caso di reati associativi e legati alle droghe. Un provvedimento di totale depenalizzazione in materia di droghe produrrebbe una riduzione secca di un sesto delle imputazioni e delle condanne. Ci sarebbe poi l‟effetto indiretto che si andrebbe a produrre sui reati connessi (in particolare reati contro il patrimonio). Si può presumere che circa un terzo del totale di questi ultimi sono commessi da persone che hanno bisogno di procurarsi le sostanze illegalmente. Dunque la decriminalizzazione delle sostanze stupefacenti potrebbe determinare la riduzione di circa un terzo della popolazione detenuta. Il risparmio sarebbe di circa 930 milioni di euro l‟anno che potrebbero essere reinvestiti in misure comunitarie, sostegno socio-sanitario e attività socialmente utili.

LE PENE. PREVALGONO QUELLE BREVI MA ANCORA TANTI GLI ERGASTOLANI
Sono 19.037 detenuti che devono scontare una pena residua inferiore ai tre anni. Ovvero il 56% della popolazione detenuta condannata ha una pena che potrebbe scontare fuori dal carcere se solo la magistratura di sorveglianza fosse più aperta e se non ci fossero i paletti normativi imposti dall‟articolo 4 bis dell‟ordinamento penitenziario che per taluni reati impone la collaborazione per ottenere misure alternative al carcere. 1.633 sono invece gli ergastolani. In crescita rispetto al 2011 quando erano 1.446 e 1.408 nel 2009. Eppure diminuiscono gli omicidi.

GLI STRANIERI DETENUTI. DENTRO PER REATI MINORI RISPETTO AGLI ITALIANI
I detenuti stranieri sono meno in percentuale rispetto al 2009. Oggi rappresentano il 33,45% della popolazione detenuta contro il 37,15% del 2009. La media europea è del 21% circa. Dunque in Italia vi è una sovra-rappresentazione della popolazione detenuta non italiana. Marocco (16.9% del totale degli stranieri), Romania (15,9%), Albania (13,8%), Tunisia (11%), Nigeria (3,9%), Egitto (3,4%) sono le comunità nazionali più rappresentate. Complessivamente gli stranieri detenuti hanno commesso 8.192 i reati contro il patrimonio, 6.599 contro la persona, 6.266 in violazione legge droga, 1.372 in violazione legge stranieri, 95 delitti di mafia. Gli stranieri sono in percentuale ben più alta rispetto agli italiani in custodia cautelare. Il 42,1% degli stranieri non è stato ancora condannato in via definitiva su un totale del 34,6%. Sono dunque evidentemente discriminati nella fase processuale tanto più che commettono delitti in generale meno gravi. Nei loro confronti si usano le misure cautelari detentive in modo ben maggiore. Il 70% degli stranieri ha una pena residua da scontare inferiore ai tre anni.

LA MAGGIOR PARTE DEI DETENUTI ITALIANI PROVIENE DALLE REGIONI DEL SUD
Il gruppo più numeroso è quello dei detenuti di origine campana. Alla fine del 2015 i campani erano 9.635, il 18,5%. Questa percentuale è andata crescendo nel tempo: alla fine del 2005 erano il 12,7%. Più stabile il secondo gruppo di detenuti per regione di origine, ovvero i siciliani, da tempo poco più del 12% del totale dei detenuti. Il terzo gruppo di detenuti per regione di origine sono i pugliesi, che oggi rappresentano il 7,1% degli italiani detenuti.

LE DONNE: POCHE E SEMPRE MENO
Erano 2.198 le donne presenti al 31 marzo 2016, ovvero il 4,1% del totale della popolazione detenuta. Una percentuale in calo rispetto agli ultimi 25 anni. Era il 5,33% nel 1991, il 4,38% nel 2001, il 4,2% nel 2011. La media europea è del 5,6%. I paesi nordici hanno tassi più elevati di presenze femminili nelle carceri. Si va dall‟1,6% dell‟Albania all‟8% della Finlandia.

I MINORI. UN SISTEMA CHE REGGE NEI NUMERI
Al 15 marzo 2016 erano 449 i ragazzi presenti nelle carceri minorili italiane, di cui 284 avevano una sentenza definitiva mentre gli altri erano ancora in attesa di condanna. Dei 449 ragazzi presenti, 25 avevano 14 o 15 anni, 149 ne avevano 16 o 17, mentre 275 non erano più minorenni bensì avevano un'età compresa tra i diciotto e i venticinque anni (le nuove norme che datano al 2014 permettono infatti ai ragazzi che hanno compiuto il reato da minorenni di permanere nelle carceri minorili fino al compimento del venticinquesimo anno di età). Le ragazze erano 40. Tra gli entrati nel 2016 poco meno della metà erano italiani. Gli altri venivano in gran parte dalla Romania (8,9%), dal Marocco (8%), dalla Bosnia-Erzegovina (6,8%) e dalla Tunisia (4,2%).

MISURE ALTERNATIVE ALLA DETENZIONE E BRACCIALETTO ELETTRONICO. RECIDIVA QUASI ZERO
Sono 29.679 le persone che stanno scontando la pena detentiva non in carcere. Di questi più di un terzo sono in detenzione domiciliare, per la precisione 10.025. 12.465 sono in affidamento in prova al servizio sociale, 6.457 in lavori di pubblica utilità (la quasi totalità è per violazione del codice della strada), 724 in semilibertà. Rispetto al 2009 c‟è stato un raddoppiamento dell‟uso della detenzione domiciliare solo in parte confortato dalla possibilità di uso di braccialetti elettronici e un aumento significativo di persone affidate al servizio sociale (5 mila in più in sette anni). È invece in contrazione, vicina all‟estinzione, la misura della semilibertà, ovvero parte della giornata trascorsa fuori e parte dentro il carcere. 2.300 circa sono le persone controllate con braccialetto elettronico. Ben poche rispetto alle richieste della magistratura. La percentuale di revoca di una misura alternativa per nuovo reato commesso durante l‟esecuzione della stessa è dello 0,79%.

MESSA ALLA PROVA PER GLI ADULTI: UNA MISURA IN CRESCITA
C‟è stata una vera e propria esplosione nei numeri della messa alla prova, misura prevista nel 2014 che è un‟alternativa al processo per le persone che hanno commesso un reato non grave ovvero punito con pena detentiva inferiore ai quattro anni. Sono 7.818 le persone adulte che ne hanno fruito. Altre 10.112 sono sotto indagine dei servizi sociali prima della decisione giudiziaria. Si tratta di una misura che ha impedito una nuova ondata di ingressi penitenziari. Solo 2 persone ne avevano usufruito nel 2014.

I PERMESSI PREMIO: PICCHI IN LOMBARDIA, TOSCANA, EMILIA. DATO NEGATIVO IN CAMPANIA E LAZIO Nel 2015 sono stati concessi 29.224 provvedimenti di permessi premio. Di questi 9.569 nella sola Lombardia, 2.419 in Toscana, 2.368 in Sicilia e 2.211 in Emilia Romagna. I dati vanno messi in comparazione con i detenuti presenti nelle carceri di quelle regioni: Campania 6.629, Lombardia 6.132, Sicilia 5.833, Lazio 5.260, Toscana 3.404, Emilia 2.799. Dunque la Lombardia, grazie al modello Bollate, ha una percentuale di concessione di permessi premio pari al 156%, ovvero più di un permesso e mezzo a detenuto. Segue l‟Emilia con il 79%. La Toscana col 71%. La Sicilia con il 37%. Il Lazio ha una percentuale ridicola pari al 25%. La Campania poco più alta ovvero del 28%. Il tutto nonostante tutte le statistiche dimostrino quanto la concessione di permessi premio sia funzionale a trovare lavoro, a recuperare gli affetti, a evitare la recidiva.

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