Mondo

Dalla terra le donne ricostruiscono il Ruanda

A più di vent’anni dal conflitto tra hutu e tutsi che provocò oltre un milione di morti, il Paese africano fa ancora i conti con la sua storia. Il racconto di chi, come volontario, ha visto il cammino del popolo verso la riconciliazione

di Andrea Bianchessi

A più di vent’anni dal conflitto tra hutu e tutsi che provocò oltre un milione di morti, il Paese africano fa ancora i conti con la sua storia. Le testimonianze raccolte da Fondazione AVSI, tra le prime ong a entrare in Ruanda nel 1994 mettono in luce il cammino del popolo verso la riconciliazione. Gruppi di donne di entrambe le etnie lavorano insieme in alcune cooperative che gestiscono orti comunitari. Qualche anno fa non era possibile nemmeno immaginare una riunione insieme. Oggi sono un esempio di pace e futuro per tutto il Ruanda.

Jovelette scende dalle mille verdi colline del Paese tutte le mattine insieme alle altre donne che arrivano qui al Centro di sanità gestito da AVSI con i loro bambini spesso con gravi problemi di denutrizione. Mentre i piccoli vengono seguiti dal dottore nel Centro le loro mamme, per due volte alla settimana, partecipano a lezioni con un agronomo nell’orto comunitario. Alla fine del corso non solo si dividono il raccolto ottenuto, ma ricevono anche un kit di strumenti e di semi per poter replicare quanto appreso nelle loro case.

L’effetto più interessante di questo nuovo approccio, replicato anche per quanto riguarda l’allevamento di animali e adottato anche dalle autorità locali come vera e propria politica governativa, è l’indipendenza che le stesse mamme riescono col tempo a conseguire. Basti pensare che dal 2000 ad oggi AVSI ha favorito la nascita di diverse associazioni locali, ognuna formata da circa 100-130 persone, che riescono ad autogestirsi completamente. Si coltiva insieme, si mangia quanto raccolto senza necessità di sottostare ai capricci del mercato, e si riesce magari anche a rivendere localmente quanto non serve per l’autosussistenza.

È un grande risultato: in questo modo le persone non ricevono più un aiuto in maniera passiva, ma sono, finalmente, artefici del proprio destino. Gruppi di donne quindi che insieme, pur appartenendo a diverse etnie, coltivano la loro terra e fanno nascere frutti non solo per la tavolo ma anche di pace e di riconciliazione per l’intero Paese.

Andrea Bianchessi è responsabile di Fondazione AVSI per l’Africa orientale

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