Politica
Caregiver familiari, risorsa del welfare
Domani a Montecitorio all'interno di un convegno internazionale verrà presentata la proposta di legge quadro per il riconoscimento dell'attività di cura e assistenza familiare, a prima firma di Edoardo Patriarca. La legge si ispira al lavoro e alle riflessioni di una cooperativa carpigiana, diretta da Loredana Ligabue: l'abbiamo incontrata.
Loredana Ligabue è la direttrice della cooperativa Anziani e non solo, di Carpi. È lei che ha ispirato la legge regionale dell’Emilia Romagna, approvata nel marzo 2014, a cui ora guardano altre sei assemblee regionali – Abruzzo, Campania, Lazio, Marche Piemonte e Sardegna – che stanno lavorando su proposte di legge che riconoscano la figura del caregiver.
Lo stesso Edoardo Patricarca (Pd), carpigiano, primo firmatario della proposta di legge quadro nazionale “Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno dell’attività di cura e assistenza familiare”, la definisce «colei che ci ha aiutati» a mettere insieme le priorità e le finalità della proposta di legge che verrà presentata domani a Montecitorio. «Su questo tema sono state depositate anche altre proposte, noi abbiamo cercato di creare una legge quadro entro cui le diverse leggi regionali che nasceranno potessero trovare un saldo punto di appoggio. Il primo punto è il riconoscimento di una figura fondamentale del welfare, strategica, ma che oggi il welfare ignora, finge di non vedere, non considera: deve invece rientrare a pieno titolo nel sistema di welfare», spiega l’onorevole Patriarca. «Non chiediamo molte risorse aggiuntive, non ci siamo avventurati nella pur legittima richiesta di contributi figurativi e di prepensionamento, ma abbiamo puntato sulla formazione, sulla conciliazione, sulle attività di sollievo, sull’auto-aiuto tra famiglie. Utilizziamo gli strumenti già esistenti per costruire reti in cui queste persone siano meno sole». Se questo è lo sguardo del politico, con Loredana Ligabue abbiamo provato a capire quali sono i bisogni a cui una legge quadro potrebbe rispondere.
Perché serve una legge quadro sui caregiver familiari?
La premessa è che in Italia fino al 2014 non esisteva alcun riconoscimento normativo. Noi come cooperativa abbiamo svolto un lungo lavoro di sensibilizzazione e raccolta dei bisogni e lavorato perché in regione si arrivasse alla legge approvata nel marzo 2014, la prima legge in Italia su questo tema. In questo quadro, come mi chiede, perché serve una legge quadro nazionale? Perché è importante che i cittadini che si prendono cura di altri cittadini possano avere il riconoscimento del loro ruolo a prescindere dal territorio regionale in cui vivono. Inoltre ci sono competenze dello Stato importanti legate ai bisogni di queste persone, quelle fiscali, lavoristiche e pensionistiche, ecco perché è importante ragionare su una legge quadro che definisca le relazioni con i sistemi di welfare regionali, i principi di riferimento, posto che dovranno poi essere le regioni a recepire e dare concretezza al tutto.
Cosa prevede la legge?
In primo luogo la definizione del ruolo di caregiver, si prevede che il suo ruolo e i suoi compiti siano esplicitati nel piano assistenziale della persona assistita. C’è il diritto primario all’informazione sulla patologia – oggi non è scontato – e il diritto alla formazione e ad avere le conoscenze per poter agire; il sostegno psicologico, poiché svolgere questi compiti ha un impatto a livello di depressione; rilevante è il diritto al sollievo programmato o di emergenza, cosa succede quando il caregiver deve fare un intervento ospedaliero di emergenza o ha un incidente? Ci deve essere una presa in carico da parte di un soggetto istituzionale che intervenga in fase sostitutiva, come in altri Paesi. C’è una richiesta di defiscalizzazione delle spese assistenziali e di cura, sulla scia del modello franvese, fino a 12mila euro; ci sono i crediti formativi e la validazione delle competenze informali per i tanti giovani caregiver che devono inserirsi nel mercato lavoro… L’impegno di caregiver per chi assiste anziani dura 8-10 anni, poi c’è la necessità di reinserirsi nel mercato lavoro. C’è la necessità di sensibilizzare la comunità rispetto ai problemi che i caregiver vivono, organizzando giornate dedicate come facciamo da anni (in foto).
Ci sono compiti propri dei familiari, che non possono essere affidati ad altri, e rivendichiamo con forza il diritto dei familiari di essere soggetti attivi: compiti relazionali, il rapporto con soggetti esterni, la salvaguardia e la tutela dell’interesse di persone che spesso non sono in grado di svolgere da soli queste funzioni… Sono aspetti delicatissimi che richiedono molte energie: chi è impropriamente caricato di migliaia di ore di assistenza alle funzioni della vita quotidiana o di compiti sanitari fa fatica a svolgerli.
La proposta di legge prevede il riconoscimento della figura del caregiver «come risorsa volontaria dei servizi sociali, sociosanitari e sanitari territoriali»: cosa significa concretamente che il caregiver si inserisce nel sistema di welfare?
Le rispondo facendo riferimento alla nostra realtà regionale. Quando una persona vive una situazione di fragilità e si attiva un raccordo fra la persona e i servizi, si stende un Piano assistenziale individuale: dentro questi piano sono indicati in maniera precisa e formale i compiti che assolve il famigliare, coerentemente rispetto a quelle che sono le competenze del familiare e a quelle che sono del professionista. Questo è importante ai fini della conciliazione, per dimostrare che compiti ha il familiare in maniera chiara e precisa. Il caregiver familiare – in quanto soggetto riconosciuto – è in grado di conciliare vita famigliare e lavoro, di non afflosciarsi sulla cura dell’altro, di non perdere il proprio percorso di vita. Noi riteniamo che ci siano compiti propri dei familiari e che non possono essere affidati ad altri, rivendichiamo con forza il diritto dei familiari di essere soggetti attivi: compiti relazionali, il rapporto della rete familiare con soggetti esterni, la salvaguardia e la tutela dell’interesse di persone che spesso non sono in grado di svolgere da soli queste funzioni… Sono aspetti delicatissimi che non possono essere svolti da terzi ma richiedono molte energie che chi è impropriamente caricato di migliaia di ore di assistenza alle funzioni della vita quotidiana o di compiti sanitari fa fatica a svolgere. Ecco, quelli sono compiti da affidare a professionisti.
Da due anni l’Emilia Romagna ha una legge: cosa è cambiato?
In questo momento siamo alla definizione delle linee guida di attuazione della legge, indispensabili per tradurre in essere la norma e trasformarla in diritto esigibile. Nei servizi della regione però ora quando di parla di caregiver familiari tutti sanno di cosa si parla, prima c’era una definizione indistinta di famiglia, senza identità, volto, nome.
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