Famiglia

Lampedusa, un’isola di capolavori

Annunciato in anteprima a Vita.it il “Museo della fiducia e del dialogo per il Mediterraneo”. Aprirà a fine maggio a Lampedusa. Sull’isola le opere degli Uffizi e del Museo del Bardo di Tunisi. «Siamo certi», dichiara Alessandro De Lisi, tra i curatori del progetto «che il fattore politico rivoluzionario del valore della fiducia può determinare la crescita dei territori». L'intervista

di Anna Spena

Museo della fiducia è un nome bellissimo. Proprio lì dove troppe volte le morti in mare di migliaia di migranti hanno stroncato la speranza di una vita migliore. Eppure c’è sempre una forza che è più acuta di quella della morte. Così a Lampedusa a fine maggio sarà allestito un museo, quello della fiducia appunto. L’intenzione è quella di tenerlo aperto fino a metà ottobre. «Lo chiuderemo dopo l'anniversario della strage del 3 ottobre 2013», spiega Alessandro De Lisi, Direttore culturale di First Social Life, curatore del progetto insieme a Giacinto Palladino. Sull’isola arriveranno le opere degli Uffizi e del Museo del Bardo di Tunisi.

Un museo perché Lampedusa deve diventare il luogo del ritrovamento dell’identità di questa Europa che si sta perdendo. Un museo per omaggiare anche il valore e la generosità dei lampedusani che, ormai da anni, aprono le braccia e la porta della loro casa. E tra tutti i lampedusani c’è ne una in particolare, il sindaco dell’isola. «Giusi Nicolini», dichiara De Lisi, «è l’Arcangiolessa del progetto. Una padrona di casa capace e conoscitrice che spiazza, sovverte, capovolge lo steriotipo per farne strumento di crescita utile a tutti».

Perché proprio un museo in un posto che ha sperimentato le drammatiche emergenze umane?
L'Europa sta attraversando la più profonda crisi di identità, economicamente e politicamente si rivelano tutte le fragilità, come spesso ha richiamato Papa Francesco nella sua Enciclica più celebre; serve con urgenza una nuova ecologia integrale. In questo Lampedusa e la sua comunità rappresentano la grande capacità di essere attenti alla sicurezza coniugata alla fertilità civile, difatti è la capitale mediterranea della responsabilità sociale.

Quali sono i soggetti coinvolti?
First Social Life, Giacinto Palladino e io che siamo i curatori generali del progetto complessivo, ha voluto lanciare l'appello per la costruzione del primo museo della fiducia in Europa a le più grandi istituzioni culturali internazionali: a Lampedusa ci saranno opere innanzitutto dalle Gallerie degli Uffizi e dal Museo del Bardo di Tunisi, insieme ad altri musei del sud e del nord del Mediterraneo.

Che cos'è il museo della fiducia? Perché questo – bellissimo – nome?
Abbiamo immaginato di creare la prima "festa della Fiducia" e quindi il progetto complessivo "Verso il Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo" a Lampedusa, perché siamo certi che il fattore politico rivoluzionario del valore della fiducia può determinare la crescita dei territori. Trent'anni fa esatti scoppiava lo scandalo del metanolo, i cui effetti collaterali, la sfiducia innanzi tutto, fecero collassare il settore produttivo del vino in Italia. La sfiducia è come "tritolo a lento rilascio" per l'economia e la cultura dei territori, e oggi ben altre dimensioni tragiche investono il nostro Paese, facendo tornare l'uso della sfiducia come benzina per i populisti e i terroristi. Il nostro Paese seppe reagire a quella crisi produttiva coi patti territoriali di garanzia, coi marchi DOC ad esempio, e oggi occorre un nuovo patto europeo della fiducia per vincere questa sfida. Siamo un Paese in grado di fare "miracoli civili" ma abbiamo paura del nostro coraggio collettivo.

Com'è nato il progetto?
Ci siamo ispirati all'amore di Assad per la cultura e per il suo gigantesco senso del dovere nei confronti del patrimonio pubblico, tanto che egli morì assassinato ma non tradì il più alto giuramento, quello della responsabilità personale nei confronti del prossimo e della cultura. Giacinto Palladino e io, forti della condivisone delle scelte fatte con persone eccezionali – pensiamo ad Eike Schmidt, Moncef Ben Moussa, Valerio Cataldi, il grande inviato del tg2, funzionari di primo piano del Mibact e altri – lavoriamo secondo i parametri anglosassoni dell'edutainment, ovvero dell'intrattenimento culturale popolare e sempre di alta qualità, utile per promuovere un nuovo modello economico basato sulla responsabilità sociale e sulla fiducia.

Quali opere saranno portate a Lampedusa?
Con noi lavora un gruppo solido di professionisti "militanti", insieme a loro e al loro legame coi diversi territori abbiamo scelto un modello di redazione "open source", fondamentale per arrivare alle opere e quindi sceglierle coi direttori dei musei prestatori. Persone come Marta Onali, Gandolfo David, Carlo Fiore, Angela Agresta, Raffaele Semonella, Costantino Diana e personaggi di punta del movimento sindacale come Giulio Romani, della società civile come Maria Falcone, ci aiutano a dimostrare che è possibile fare progetti culturali senza la personalizzazione classica del curatore, seguendo così un modello redazionale aperto, infine però noi ci prendiamo la responsabilità. Le opere? Appunto saranno il frutto di questi dialoghi e certamente di altissima qualità storica e artistica.

L'Europa sta attraversando la più profonda crisi di identità, economicamente e politicamente si rivelano tutte le fragilità, come spesso ha richiamato Papa Francesco nella sua Enciclica più celebre; serve con urgenza una nuova ecologia integrale

Dove verrà allestito il museo?
In armonia con Giusi Nicolini, il comitato 3 ottobre, il Mibact e la Regione Siciliana – determinante è stato il lavoro di due alti funzionari come Marcello Tagliente e Caterina Greco – abbiamo la possibilità di allestire in diversi spazi dell'isola, ma il più importante sito sarà il Museo Archeologico delle Pelagie, che aprirà insieme alla mostra del nostro progetto ed è nel cuore ideale della comunità, tra il porto e il paese.

Quando sarà inaugurato e per quanto tempo durerà la mostra?
Giusi Nicolini auspica che sia il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad aprire la mostra, quindi ovviamente aspettiamo la data più opportuna, tuttavia vorremmo aprire al pubblico a fine maggio. Ma al contempo, durante la mostra, vogliamo realizzare opere in situ, laboratori e meeting produttivi contemporanei, dove i protagonisti siano i cittadini del mediterraneo, artisti affermati, artigiani, migranti, bambini, donne e anziani dell'isola, uniti responsabilmente nella ricerca della bellezza utile. La mostra vorremmo chiudesse alla metà di ottobre, dopo l'anniversario della strage del 3 ottobre.

Che ruolo ha avuto ed ha Giusi Nicolini in questo progetto?
Lei è l'Arcangiolessa del progetto, la padrona di casa è la comunità di Lampedusa, quindi per noi la Nicolini è madre del progetto; siamo stati incaricati dall'amministrazione per progettare e realizzare questa manifestazione culturale e politica. Giusi Nicolini è come Artemisia Gentileschi, capace e conoscitrice, come la grande pittrice, della tecnica e della forma, ma come Artemisia spiazza, sovverte, capovolge lo stereotipo per farne strumento di crescita utile a tutti.

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