Famiglia
L’omicidio Varani, i padri in tv e i “bravi ragazzi” cocainomani. Parla Don Mazzi
L’intervista a Valter Foffo, padre di Manuel uno degli assassini del Collatino, a Porta a Porta ha sollevato un polverone. L’uomo infatti parla del figlio come di un ragazzo normale e perbene, di fronte ad uno scenario che di normale e perbene non ha nulla. Abbiamo chiesto un commento a Don Antonio Mazzi
Lunedì sera a Porta a Porta Bruno Vespa ha intervistato, ad un giorno dall’accaduto, Valter Foffo, padre di Manuel Foffo che insieme a Marco Prato nel proprio appartamento a Roma, dopo alcuni giorni dedicati alla cocaina, hanno ucciso Luca Varani. Un omicidio che ha fatto scalpore per i futili motivi e per la crudeltà e violenza con cui è avvenuto. Proprio queste caratteristiche hanno reso l’intervista su Rai 1 grottesca, con un uomo che proponeva un ritratto del figlio strampalato e lontano anni luce dagli avvenimenti che lo vedevano protagonista. Tutto questo nella totale assenza di contraddittorio. Ne abbiamo parlato con Don Antonio Mazzi, fondatore di Fondazione Exodus.
Don Antonio, ha visto Porta a Porta lunedì sera?
Io non guardo più neanche le partite dell’Inter, visto che continua a perdere, figuriamoci il resto. So comunque di cosa parlava e cosa è successo. Mi sono informato.
Secondo lei è una cosa normale che il padre di un ragazzo che uccide, in circostanze come queste, per prima cosa vada in televisione?
Certo che no. È una buona spia per capire che tipo di figura paterna sia…
Ed è normale che si consideri “ragazzo modello” un 30enne in cura psicologica per alcoolismo e cocainomane, per sua ammissione, da almeno 12 anni?
Non è normale, il papà dovrebbe essere il primo a rendersene conto. Ma quello che mi sconvolge di più è che anche programmi che fino a qualche anno fa erano più seri sono scaduti alla ricerca dell’ascolto. Tutte le sante sere sono in onda. Poi abbiamo Miss Dolcezza (Barbara D’Urso ndr) che gode anche delle visite del Premier. Dovremmo riflettere tutti. Giornalisti in primo luogo, e poi anche tutti gli altri.
Anche l’idea che a Porta a Porta si dia spazio al padre dell’assassino e non, piuttosto, a quello della vittima lascia pensare…
Ma soprattutto com’è possibile che un padre difenda un figlio dopo dei fatti simili e non ci sia in studio qualcuno che lo contesti. In modo da riequilibrare quello che viene detto. Bisogna avere coraggio di dire la verità. Soprattutto in programmi tv di peso. Bisognerebbe chiedere a Vespa perché non ha reagito.
Forse, visti i problemi del giovane e visto che aveva a disposizione una casa e tanti soldi, più che parlare di giovani e droga, come ha fatto la trasmissione, non sarebbe il caso di parlare dei padri?
È da qualche tempo che mi domando chi sono i padri e cosa fanno e che rapporti hanno con i figli. Prima i padri non c’erano, perché fino a 20 anni fa l’educazione era delle donne, madri e nonne. Il mestiere di educare è femminile, lo è sempre stato. Il maschilismo era legato al fatto di portare a casa il denaro. Avevamo una società in cui dentro casa c’erano le donne e fuori gli uomini. Adesso che abbiamo finalmente scoperto che la figura maschile paterna è importante scopriamo che non esistono più i padri. Non li abbiamo. Quel signore possiamo chiamarlo papà ma non padre.
Ma come si recuperano i padri?
Intanto perché noi su questa figura del padre non facciamo una riflessione? Sia di denuncia che di proposta di un padre diverso. I padri non hanno mai fatto i padri e adesso succedono queste cose qui. La figura paterna è da scoprire. Non tanto in tv ma anche attraverso noi educatori. Insegnare il mestiere del prendersi cura. Del chiedersi se e dove si sbaglia.
Rimane un dato però: in quello studio si è dato per scontato che si tratti di giovani normali che hanno sbagliato. È così?
No, non può essere normale. Una vita del genere non è normale. Come drogarsi non è normale. Ma secondo me la droga non c’entra nulla. Nel senso che ho avuto tanti ragazzi che per la droga hanno anche ucciso. Ma non è questo il caso.
In che senso?
Al di là della difesa di un padre nei confronti del figlio siamo di fronte ad un’azione bestiale. L’idea che due cerchino in tutta Roma una vittima per poi stare lì a guardarlo crepare minuto per minuto e analizzare la sua capacità di soffrire con un sadismo incredibile è agghiacciante. La droga non c’entra nulla. Questa cosa, questa bestialità, o ce l’hai o non ce l’hai. Cosa sarebbe? un gioco? Sono due sono animali. Solo una bestia può fare una cosa del genere e dormirci pure sopra (sembra che i ragazzi abbiano passato la notte nell’appartamento dopo la mattanza ndr) . Il padre avrà delle colpe. Ma questo figlio di 30anni è decisamente oltre le colpe di un padre. Neanche un killer professionista gode dell’ammazzare. Viene da chiedersi che razza di ragazzi girino per strada. Sta saltando tutto. Saltano i padri, saltano i figli, salta la nostra coscienza.
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