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Ecco “Chioccia”, la nuova culla per la vita di AiBi

È stata aperta da AiBi a Pedriano in via dei Pioppi (Melegnano, provincia di Milano) il 1 dicembre 2015 e presentata ieri ai 16 ai servizi sociali del territorio di San Giuliano, pochi giorni dopo il caso del piccolo abbandonato alla Mangiagalli. In Italia sono circa 50 le culle per la vita: «preziose perché anche nella terribile situazione dell'abbandono consentono di scegliere la vita»

di Sara De Carli

Si chiama “Chioccia” ed è la Culla della vita aperta da AiBi a Pedriano in via dei Pioppi (Melegnano, provincia di Milano) il 1 dicembre 2015 e presentata ieri ai 16 ai servizi sociali del territorio di San Giuliano. «È un nome perfetto, che dà l’idea dell’accoglienza materna», ha spiegato il presidente Marco Griffini. «A trovare il nome è stato un muratore: mentre lavorava alla realizzazione del gabbiotto in cui si trova la culla si è talmente tanto identificato nel servizio che avrebbe reso la culla, che mi ha fermato per strada e mi ha detto “Presidente, questa culla sarà come una chioccia per i neonati”. E così è stato».

È solo di pochi giorni fa la notizia dell’ennesimo caso di abbandono di un neonato nella “Culla della vita” della Clinica Mangiagalli a Milano: è stato chiamato Giovanni, come il figlio del primario Mosca. La sua mamma gli ha lasciato due pannolini, un barattolo di latte in polvere, un cartoncino con scritte le vaccinazioni fatte e la sua data di nascita: 20 novembre 2015. È la seconda volta che qualcuno utilizza la Culla per la vita della Mangiagalli, da quando è stata istallata otto anni fa: il caso precedente fu nel 2012, quando venne abbandonato un bimbo di cinque o sei giorni. In Italia sono circa 50 le culle per la vita (un elenco si trova sul sito del Movimento per la vita). AiBi ne ha aggiunta una nuova. La culla è facilmente raggiungibile dalla rete di autostrade lombarde e va a potenziare la rete di 8 culle presenti in Lombardia. Nella struttura dove è ospitata la culla sono presenti costantemente operatori specializzati nella presa in carico del neonato, nel rispetto dell’anonimato della mamma o di chi lascerà il bambino nella culletta.

Come funziona la culla per la vita di AiBi? Premendo un pulsante si apre una nicchia, in cui depositare il neonato allontanandosi senza essere inquadrati dalle telecamere. Le telecamere rilevano la presenza del neonato all’interno del vano e, attraverso un sensore, segnalano la presenza del bambino al personale sanitario. La culla ovviamente è dotata di riscaldamento, chiusura in sicurezza, presidio di controllo 24 ore su 24 e rete con il soccorso medico, che permettono il pronto intervento per la salvaguardia del bambino.

La culla della vita di AiBi è stata sostenuta dagli avvocati di Linklaters, lo studio legale multinazionale con sede a Londra che è da poco partner di Amici dei Bambini. «Anche nell’abbandono è possibile scegliere la vita. È questo il messaggio che vogliamo lanciare con la nostra culla. Scegliere la culla della vita vuol dire salvare il bambino dal cassonetto dei rifiuti». Per l’assessore comunale al welfare solidale, Pierluigi Dima, «questo nuovo servizio è una risposta concreta per le donne in difficoltà e per la serenità dei bambini del territorio. È anche un messaggio culturale: bisogna scegliere sempre la vita».

In Italia sono tanti i neonati che vengono abbandonati: secondo le stime di AiBi circa 3mila neonati vengono rifiutati al momento della nascita ma solo 400 vengono abbandonati al riparo nelle culle per la vita o all’interno degli ospedali. «Basterebbe garantire una distribuzione capillare delle culle per la vita, dove una mamma può lasciare in anonimato il neonato e allontanarsi senza essere perseguita penalmente, praticamente con le stesse garanzie e diritti del parto in anonimato in ospedale», ha sottolineato Griffini.

Foto Philippe Huguen/AFP/Getty Images

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