Politica
Stepchild adoption: tanto clamore per 529 casi?
È partito questa mattina in Senato l'esame del ddl Cirinnà sulle unioni civili. Oltre 6mila gli emendamenti, a segnare il livello di scontro ideologico. Il voto è previsto per il 2 febbraio. Il nodo più dibattuto è la stepchild adoption, che riguarda al massimo in Italia 529 casi e a cui la giurisprudenza ha da anni dato soluzioni. E anche le associazioni che lavorano sull'accoglienza di minori sono spaccate.
Prende il via questa mattina in Senato l’esame del disegno di legge Cirinnà in materia di unioni civili (ddl 2081 e connessi), cui sono stati presentati 6.104 emendamenti. Il voto è previsto nella seduta di martedì 2 febbraio.
Il dibattito continua ad essere acceso, anche al di fuori della politica, con il Family Day di domenica 30 gennaio alle porte. Il Forum delle Associazioni Familiari ha contestato il successo della manifestazione “Svegliati Italia” dello scorsa domenica, dicendo che «il milione tanto sbandierato era molto – ma molto – lontano»: insieme ad alcune sue associazioni che si occupano di affido, adozioni e accoglienza di minori in difficoltà, ha organizzato in Senato la conferenza stampa “C’è il diritto di un figlio e non il diritto ad un figlio. Stepchild adoption, la voce delle associazioni che si occupano di adozione ed affido”, mentre oggi pomeriggio ci sarà – sempre in Senato – la conferenza “Donne per le donne. L’utero in affitto non è un diritto o un traguardo di progresso civile”, con diverse donne della politica, della cultura e della società civile che diranno "no alla maternità surrogata".
Ma torniamo al capitolo "adozioni". «Le voci a favore del diritto del figlio ad avere un padre ed una madre arrivano unanimi da tutti gli esperti che si occupano della materia. Abbiamo voluto ascoltare e dare voce agli esperti. In questi giorni sarebbe opportuno, prima di votare, ascoltare chi ha dedicato tutta la vita al tema dell’infanzia» ha ribadito il presidente del Forum Gigi De Palo. Ecco quindi queste parole, partendo da Marco Griffini, presidente di Ai.Bi, 30 anni di adozioni internazionali da 30 paesi: «Le leggi di tutto il mondo stabiliscono che i bambini abbandonati hanno diritto ad essere adottati, mentre non esiste il diritto a diventare genitori. Ora il Parlamento mostra un enorme interesse per i minori che vivono in 529 coppie omosessuali, singoli casi risolvibili, come già fatto dai tribunali dei minori d’Italia (qui con Melita Cavallo abbiamo spiegato perché è già possibile, ndr): in Italia ci sono 1.242.434 coppie non coniugate conviventi, di cui dello stesso sesso 7,513, di cui 529 con figli. I casi di tutela dei figliastri all’interno delle coppie di fatto sono sempre stati risolti dai tribunali. Se un millesimo dell’attenzione che c’è per la cosiddetta stepchild adoption, che in italiano si chiamerebbe ‘adozione del figliastro’, fosse stato speso per i 34mila minori senza famiglia, di cui 19mila in istituti, chissà quanti casi sarebbero stati risolti». Griffini ha ricordato infatti che nel 2015 sono state realizzate all’incirca 2.100 adozioni internazionali, con 1.800 famiglie, contro 3.000 famiglie che nel 2015 hanno ottenuto l’idoneità: quindi ci sono circa 1.200 famiglie che potrebbero adottare altrettanti bambini».
«Nell’esperienza che abbiamo fatto in 35 Paesi con situazioni culturali e religiose diverse – ha proseguito l’Associazione Papa Giovanni XXIII attraverso il suo presidente Giovanni Paolo Ramonda – abbiamo toccato con mano che il luogo naturale di crescita per un figlio è la famiglia con un padre ed una madre. Numerosi studi scientifici e l’esperienza dei nostri operatori dimostrano che senza la madre e la cura materna non c’è lo sviluppo armonico del figlio». «Mentre da quasi trent'anni la Convenzione Onu sui diritti del fanciullo dichiara l’assoluta preminenza degli interessi dei bambini su quelli degli adulti, si propone in Italia il ddl Cirinnà che persegue logiche adultocentriche e di lobby. Siamo contrari a questa proposta e a soluzioni di ripiego come l’affido rafforzato», ha spiegato Marco Giordano, presidente di Progetto Famiglia.
Restando all’approccio del Forum – dare voce alle associazioni e agli esperti di affido, adozioni e accoglienza – bisogna anche dire che non vi è parere unanime sul ddl Cirinnà e sulla stepchild adoption. Nei giorni scorsi Cristina Nespoli (presidente di Enzo B) ci aveva detto che «il bambino che cresce in questo nucleo svilupperà dei legami affettivi e di altro genere con entrambi i componenti del nucleo e deve essere tutelato, perché nella vita può succedere qualsiasi cosa. […] Non vedo una clamorosa innovazione e ribadisco, non si tratterebbe comunque di un’opzione automatica, la richiesta di adozione di per non fa scattare alcun automatismo, anche in questo caso il tribunale adotterà tutte le attenzioni a tutela del bambino. È già una mediazione, perché il tribunale ha gli strumenti per decidere se l’adozione è nel rispetto supremo interesse del minore. Questo è quello che a me interessa». Anche Paola Crestani, presidente del Ciai, ha definito la stepchild adoption «un adeguato strumento per tutelare la continuità degli affetti per i bambini», ricordando nel contempo che «la stepchild adoption non incide sulla normativa sull’adozione da parte di persone terze (non facenti parte del nucleo familiare del bambino) e nemmeno sull’adozione internazionale».
Anche il Cifa, che da oltre 35 anni si occupa di adozione internazionale, sceglie oggi «di intervenire per fare chiarezza e sgombrare il campo da equivoci e da quella che secondo noi rischia di trasformarsi in malainformazione: il ddl Cirinnà non fa alcun riferimento né all’adozione nazionale e internazionale da parte di coppie omosessuali né a pratiche di maternità surrogata (“utero in affitto”), pratiche che peraltro condanniamo», scrive il presidente Gianfranco Arnoletti con tutto il Consiglio Direttivo Nazionale. «Per quanto riguarda le adozioni, il disegno di legge Cirinnà regolamenta solo ed esclusivamente la stepchild adoption, vale a dire l'adozione co-parentale del figlio di uno dei due genitori, estendendo alle unioni civili tra persone dello stesso sesso una norma già esistente nel nostro ordinamento, quella che prevede l’adozione in casi speciali del minore in capo al coniuge del genitore, dopo attenta valutazione da parte del giudice. Se il testo in discussione in questi giorni in Parlamento fosse approvato, il legislatore si limiterebbe dunque ad attribuire al bambino cresciuto nell’ambito di una famiglia omogenitoriale gli stessi diritti nei confronti dei due genitori che avrebbe avuto se questi ultimi fossero stati eterosessuali».
George Frey/Getty Images
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