Non profit

Caso Adiconsum, Gaudioso: «Un accordo che non fa il bene dei cittadini»

«Naturalmente ogni associazione è libera di comportarsi come crede, ma io penso che per tutelare i consumatori davvero occorra sempre avere in mente quale modello di società vogliamo costruire». Intervista al segretario generale di Cittadinanzattiva

di Redazione

Il caso Adiconsum-Unibet non è passato inosservato agli occhi di Antonio Gaudioso, il segretario generale di Cittadinanzattiva. Del resto l’accordo stipulato fra l’associazione del consumatori promossa dalla Cisl e la società del gambling con sede a Malta pone diverse questione per un’associazione che da 37 anni «promuove l’attivismo dei cittadini per la tutela dei diritti, la cura dei beni comuni, il sostegno alle persone in condizioni di debolezza».

Gaudioso, dal suo punto di vista è lecito che un’associazione consumeristica sottoscriva un protocollo del genere?
Prima di risponderle voglio fare una premessa: ogni associazione può decidere un piena autonomia e nel rispetto delle normative con chi attivare partnership. Su questo non ci sono discussioni. A fianco di questa libertà, però c’è anche una sacrosanta libertà di giudizio da parte degli osservatori.

Ecco qual è il suo?
Io credo che nei rapporti con le aziende anche nella cornice della cosiddetta Csr non si possa mai prescindere dall’oggetto del business dell’impresa. Se un’associazione decide di diventare partner di una società che vive di azzardo, lo può fare (lo dico presupponendo naturalmente la piena legalità di un accordo, di cui ancora oggi non si conoscono i dettagli), ma non io penso non sia la scelta giusta.

Anche a voi però è capitato di “lavorare” con società farmaceutiche, un settore anche questo spesso oggetto di campagne da parte della società civile…
È vero, ma lo abbiamo fatto sempre stando all’interno di un codice etico che ci siamo dati e soprattutto vedo una grande differenza fra settori come l’azzardo o il mercato delle armi e quello delle farmaceutiche o delle banche, per fare un altro esempio. Nel primo caso non riesco a distinguere fra buon e cattivo azzardo o armaioli buoni e armaioli cattivi. Nel secondo invece ci possono essere comportamenti disdicevoli, ma chi produce medicine in linea di massima fornisce un importante contributo alla salute pubblica. E allo stesso modo il credito è un fattore importante per lo sviluppo dell’economia di un Paese.

Nessuna differenza dunque fra gioco d’azzardo legale e illegale?
Noi siamo di fronte a uno Stato biscazziere che per soldi ha deciso di promuovere con ogni mezzo l’azzardo producendo danni sociali rilevanti, salvo poi inventarsi il pannicello caldo delle ludopatie che infatti sono entrate nei Lea. Un meccanismo incoerente e perverso.

Un po’ come l’accordo contro natura fra chi dovrebbe difendere in diritti dei consumatori e chi lucra su una fame indotta di azzardo, non crede?
Le rispondo con un esempio. Se un cittadino venisse da me chiedendomi di intervenire perché la società di scommesse X non gli ha saldato il credito di una vincita, io di certo non mi batterei per sostenere il suo diritto pur lecito all’incasso, piuttosto farei di tutto per allontanarlo da quel meccanismo. Quello che voglio dire è che le organizzazioni del nostro mondo devono avere uno sguardo di sistema, un orizzonte sul modello sociale che vogliono contribuire a generare e non invece chiudere nel particolare del piccolo caso individuale.

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