Famiglia
Assistenza agli alunni con disabilità: Pavia risarcisce due famiglie
Successo per l'azione legale di due famiglie sostenute da Ledha, che si erano viste autorizzate meno ore di assistenza rispetto a quelle a cui i figli con disabilità avevano diritto. Pavia pagherà tutte le ore previste. «Ora tutte le province si adeguino, anche nei casi in cui le famiglie non hanno fatto ricorso», dice Alberto Fontana
di Redazione
La Provincia di Pavia pagherà per intero il costo per i servizi di assistenza ad personam a due ragazzi con gravi disabilità che, grazie e con il supporto di LEDHA, avevano presentato ricorso in tribunale nelle scorse settimane.
Il caso è questo: i due studenti pavesi hanno diritto a 30 ore settimanali di assistenza ad personam per poter frequentare le lezioni, ma all'inizio dell'anno scolastico se ne vedono assegnare rispettivamente 19 e 22. Troppo poche per garantire loro una regolare frequenza scolastica, al pari di tutti gli altri studenti. È una situazione in cui si sono trovate a settembre moltissime famiglie: dinanzi alla scarsità di risorse, insufficienti per coprire l’intero servizio (lo stanziamento governativo di 30 milioni di euro copriva appena il 26% del volume di spesa che era stato documentate per i tre anni precedenti, ora con la Legge di Stabilità c’è uno stanziamento aggiuntivo di 70 milioni), si sono trovati accomodamenti – ovviamente in difetto rispetto al diritto esigibile di ciascun alunno – con tanti genitori che hanno accettato meno ore di assistenza e attingendo ad altre fonti di finanziamento (personali e non) per pagare le altre oppure, ancor più grave perché illegittimo, accettando una conseguente riduzione dell'orario scolastico. «Le istituzioni chiedono sempre a queste famiglie di capire, di essere accomodanti, di andare loro incontro. Quest’anno questa cosa pare istituzionalizzata, perché in tanti dicono di avere soldi per coprire solo la metà del bisogno. Si parla in media di 6-8-10 ore a ragazzo alla settimana e di 5mila euro all’anno. Non ha senso, i ragazzi hanno un PEI che individua il loro bisogno e a quello hanno diritto, non alla metà perché qualcuno non è stato in grado di reperire i soldi», diceva a settembre Alberto Fontana, presidente di LEDHA, alle famiglie riunite alla vigilia dell’inizio dell’anno scolastico.
Le due famiglie in questione decidono di pagare di tasca propria le ore di assistenza mancanti, pur di garantire ai figli il diritto di andare a scuola, ma parallelamente aderiscono alla campagna “Vogliamo andare a scuola!” promossa da LEDHA e fanno ricorso per chiedere alla Provincia di Pavia di garantire ai propri figli il pieno diritto a frequentare la scuola insieme ai loro compagni. La soluzione arriva il 22 dicembre: per evitare di arrivare a una sentenza che avrebbe sicuramente dato ragione ai ricorrenti (le due famiglie e LEDHA), la Provincia di Pavia ha emesso una determina con cui ha stanziato un'ulteriore somma per garantire quanto chiesto dalle famiglie, ovvero il 100% delle ore di assistenza ad personam necessarie ai due ragazzi per frequentare le lezioni. «Si tratta di un ottimo risultato per le famiglie», commenta l'avvocato Laura Abet del Centro Antidiscriminazione “Franco Bomprezzi”. «Tuttavia gli altri studenti con disabilità della provincia di Pavia che non hanno presentato il ricorso non hanno ottenuto tutte le risorse necessarie per soddisfare le loro effettive esigenze».
«Siamo contenti di questo risultato, altri casi che il nostro Centro sta seguendo in altre province lombarde avranno una risoluzione analoga in tempi brevi» aggiunge il presidente LEDHA, Alberto Fontana. «Ora ci aspettiamo che tutte le Province lombarde e la Città Metropolitana di Milano non si limitino a sanare la situazione di chi ha avviato un ricorso, ma lo facciano per tutti gli alunni e studenti con disabilità».
Nei mesi scorsi più di cento famiglie avevano presentato una diffida alla propria Provincia di residenza: grazie alle continue e pressanti sollecitazioni di LEDHA (oltre che di altre associazioni di persone con disabilità) alcune Province si sono attivate per trovare una soluzione alle esigenze degli alunni e studenti con disabilità. In alcuni casi sono stati trovati degli accomodamenti, chiaramente in difetto rispetto al vero diritto esigibile di ciascun alunno, ma che tanti genitori hanno giudicato sufficienti per garantire la frequenza scolastica ai propri figli. Dodici famiglie, però, hanno scelto di presentare ricorso.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.