Formazione
Beni del Demanio: una grande opportunità per le associazioni
L'Agenzia del Demanio gestisce 47mila beni che complessivamente valgono 59 miliardi. Intervista al direttore Roberto Reggi: «I beni dello Stato sono di tutti e adesso le nuove norme dello Sblocca Italia favoriscono il raggiungimento di due obiettivi: il riuso del bene e lo sviluppo economico del territorio»
di Anna Spena
«La crisi, per certi versi, ha fatto bene alla volontà di recuperare vecchi beni che stavano andando in degrado», ha dichiarato Roberto Reggi, dal 23 settembre 2014 direttore dell’Agenzia del Demanio. «Quando si arriva alla canna del gas diventa tutto utile». Così, l’iniziativa dell’Agenzia del Demanio “Valore-Paese” si è legata sempre di più alle esigenze del territorio e ha messo a disposizione delle associazioni ma anche dei singoli cittadini i circa 47mila beni, non solo immobili ma anche aree e fabbricati, che gestisce. Il valore patrimoniale di tutti i possedimenti raggiunge i 59 miliardi e dalla scorsa settimana sono tutti geolocalizzi sulla piattaforma OpenDemanio dove si segnalano anche quelli rimasti ancora liberi…
«Invito le associazioni», ha continuato Reggi nell’intervista rilasciata a Vita.it, «ad approfittare di questa grande opportunità. I beni dello Stato sono di tutti e adesso le nuove norme dello Sblocca Italia (vedi qui) favoriscono il raggiungimento di due obiettivi: il riuso del bene e lo sviluppo economico del territorio».
Come definirebbe l’iniziativa Valore Paese?
È uno strumento, un modo per valorizzare dei beni di pregio che presi in considerazione singolarmente rischiano di non suscitare nessun interesse. Ma se pensati insieme, ed inseriti in un progetto organico, soprattutto con il supporto di privati e imprenditori possono diventare un valore aggiunto per il territorio. Per fare questo le sole risorse pubbliche non bastano.
E in che termini questa iniziativa dell’Agenzia del Demanio può essere un’opportunità per le organizzazioni non profit?
Quando si parla di valorizzazione, non lo si fa solo in termini economici; ma anche e soprattutto in termini sociali. Le organizzazioni non profit possono quindi fare richiesta per utilizzare uno degli immobili disponibili e farlo diventare, ad esempio, sede dell’organizzazione stessa.
Qual è l’iter che bisognerà seguire per richiedere il trasferimento di un bene immobile dal Demanio ad un’organizzazione o ad un singolo cittadino? E soprattutto quali sono i requisiti necessari affinché la richiesta venga accolta?
Se il bene è disponibile, quindi non ha già un altro uso di destinazione e non è ancora stato impegnato per nessun altro processo di valorizzazione, il cittadino lo può richiedere. Il primo passaggio da fare è presentare il proprio progetto al sindaco del paese. Per lo Stato, è lui l’interlocutore principale. L’amministrazione comunale deve condividere il progetto presentato e stabilire se la nuova destinazione urbanistica è coerente. Sarà poi il sindaco a rivolgersi all’agenzia del Demanio, presentare il progetto ed entro trenta giorni, non oltre, l’Agenzia è obbligata a rispondere al richiedente. Se il parere dell’Agenzia è positivo il progetto deve essere approvato da altri organi di competenza; ad esempio il ministero dei beni culturali, l’agenzia del Demanio regionale, i consorzi di bonifica. O anche altri soggetti che a seconda della natura del bene devono esprimere la loro opinione. Quando l’idea progettuale viene approvata da tutti, si apre un bando pubblico al quale, ovviamente, parteciperà almeno il cittadino o l’organizzazione che ha proposto il progetto.
Quindi, in linea di massima, una volta che il progetto viene accettato al bando può partecipare chiunque?
Sì.
Poi, stabilito il vincitore? Qual è il passaggio conclusivo?
Approvata la pratica parte il contatto diretto tra l’Agenzia del Demanio e il vincitore del bando. Il Demanio, però, non interferisce mai sulla vocazione urbanistica o vocazione del bene.
Lo “Sblocca Italia” prevede anche la formula del baratto amministrativo a disposizione dei Comuni per attivare singoli o associazioni nella rigenerazione dei beni pubblici. Di cosa si tratta?
Con il baratto amministrativo sono i Comuni a decidere i criteri e le condizioni di riutilizzo dei beni pubblici, attraverso progetti presentati da singoli o da associazioni, che diventano parte attiva nel processo di rigenerazione locale, contribuendo al recupero del bene in cambio di riduzioni o esenzioni, secondo il principio di sussidiarietà che oggi più che mai si rivela indispensabile nello sviluppo sostenibile delle economie locali. Da poco, l’Anci, ad esempio, ha promosso l’iniziativa del Comune di Milano di ricorrere all’art.24 per sanare situazioni di disagio economico e sociale.
L’articolo 26, invece, prevede anche la possibilità di vendita, concessione o attraverso l’eventuale conferimento a fondi immobiliari dei beni. Come verrà garantita in questi casi la destinazione “ad attività di interesse pubblico e sociale” prevista dal decreto?
Attraverso un accordo di programma che viene sottoscritto tra i soggetti istituzionali, Agenzia del Demanio e Comune, che assume valore di variante urbanistica ed individua l’ottimale destinazione d’uso per il bene, propedeutica però alla proposta dell’immobile sul mercato.
Un esempio pratico?
La Casa Mandamentale Le Badesse di Macerata Feltria, realizzata nel 1986 e utilizzata come casa di reclusione dal Ministero della Giustizia, è stata riconsegnata all’Agenzia del Demanio a marzo 2015. Da qui, è iniziato l’iter finalizzato alla valorizzazione del compendio che ha portato al cambio di destinazione urbanistica dell’area: da caserma a struttura sanitaria e turistico-ricettiva. Il 19 ottobre 2015, trascorsi i 90 giorni previsti dalla procedura, l’Agenzia del Demanio, la Provincia di Pesaro e Urbino e il Comune di Macerata Feltria hanno sottoscritto l’accordo di programma definitivo, determinando il cambio di destinazione urbanistica dell’immobile nell’ambito della procedura prevista dall’art.26 dello Sblocca Italia. Questa variante ha permesso di proporre sul mercato il bene attraverso la concessione di valorizzazione. è stato pubblicato infatti il 15 dicembre scorso il bando di gara per la concessione che offre sul mercato il bene attraverso un mix di destinazioni funzionali possibili, che vanno dalla struttura sanitaria al settore turistico-ricettivo, per la promozione del territorio e per creare nuovi posti di lavoro.
Da pochissimo avete inaugurato il portale OpenDemanio, come funziona?
Con il portale tutti i possedimenti del Demanio sono geolocalizzati. I cittadini lo possono consultare per capire in che aree sono posizionati i possedimenti e anche scoprire in che percorso di valorizzazione e riuso stanno portando avanti.
Il portale, risponde anche ad un’esigenza di trasparenza?
Assolutamente sì. E consente a tutti di capire se ci sono spazi disponibili di utilizzo. È bene che tutti si facciano venire delle idee, chiunque può farsi promotore di proposte di valorizzazione.
L’ultimo bando, che si è appena concluso, riguarda 11 dei 150 fari che rientrano tra i possedimenti del Demanio…
È stato un successo. Abbiamo ricevuto 39 proposte per il recupero e il riuso di un primo portafoglio di fari di pregio storico e paesaggistico lungo le coste italiane. Oggi prende il via il secondo step della gara: due Commissioni, appositamente costituite, una per l’Agenzia del Demanio e l’altra per il Ministero della Difesa, procederanno in seduta pubblica all’apertura dei plichi e verificheranno la correttezza formale della documentazione presentata dai partecipanti. Le proposte idonee saranno valutate secondo il criterio dell’offerta “economicamente più vantaggiosa”, data dalla proposta progettuale, valutata con punteggio pari al 60%, e dalla proposta economica, a cui può essere assegnato un punteggio massimo pari al 40%.
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