Comitato editoriale
Nel 2015 meno infortuni, ma più morti sul lavoro
Il bilancio 2015, dagli ultimissimi open data di Inail, è di quelli che per l'associazione sono da non dimenticare per rilanciare il binomio "ripresa economica - sicurezza lavoratori". I dati dal 1 gennaio al 30 novembre 2015.
di Redazione
Diminuiscono gli infortuni sul lavoro (meno 24mila unità), ma desta preoccupazione al contempo l’incremento del 17,5% delle denunce di infortunio mortale che vedono un più 161 unità nei primi undici mesi del 2015. Lo denuncia Anmil partendo dai recentissimi dati pubblicati dall’Inail nella sezione statistica Open Data, in relazione al periodo 1° gennaio-30 novembre 2015. Si rileva un calo degli infortuni sul lavoro (dai 606.500 circa dei primi undici mesi 2014 ai 582.500 dell’analogo periodo 2015), pari a – 4%: una flessione che, però, risulta sensibilmente inferiore rispetto a quelle degli anni precedenti. Ci si aspettava – sottolinea Anmil in una nota – un calo più significativo, invece siamo di fronte ad un progressivo rallentamento della favorevole dinamica infortunistica che si era registrata negli ultimi anni.
Ma se il numero complessivo degli infortuni sul lavoro continua a mantenere comunque il suo storico trend decrescente – pur se in fase di rallentamento – molto di più preoccupa la crescita delle morti per incidenti sul lavoro, che prosegue una tendenza iniziata già nei primi mesi di quest’anno. I dati relativi al periodo gennaio-novembre 2015 mostrano, infatti, un aumento delle denunce di infortunio mortale, passate dai 919 casi dei primi undici mesi 2014 a 1.080 nel 2015, (+ 161 unità).
Per quanto riguarda le malattie professionali, dai dati Inail (Open Data) relativi ai primi undici mesi dell’anno, risulta che sono state notificate 54.372 denunce contro le 52.892 dello stesso periodo del 2014, con un incremento del 2,8%. Sembra pertanto rallentare la corsa ininterrotta alla denuncia di patologie professionali che era iniziata dal 2008 a ritmi elevatissimi. A partire da quell’anno a oggi, infatti, si è registrato un aumento di oltre l’80% delle denunce: quasi 25.000 in più nel giro di pochi anni.
Alla base di questa crescita vorticosa sono le patologie muscolo-scheletriche che anche nel 2015 sono aumentate in misura molto superiore alla media, passando dalle 30.500 circa del periodo gennaio-novembre 2014 alle 32.300 dell’omologo periodo 2015 con un incremento di quasi 2.000 unità corrispondente a +5,7%. (in allegato questi e altri dati in grafico)
Per le malattie professionali “tradizionali” più diffuse si registra, invece, una sostanziale stabilità o diminuzioni molto contenute.
Una lettura corretta e significativa dell’andamento del fenomeno infortunistico va necessariamente effettuata nel contesto socioeconomico in cui esso si sviluppa, con particolare riferimento a tutti quelli che sono i fattori della produzione. In questo senso – rileva ancora Anmil -, tuttavia, non si può tecnicamente affermare che esista una correlazione o una corrispondenza “esattamente misurabile” tra incremento della produzione, dell’occupazione e delle ore lavorate da una parte ed il rallentamento della contrazione degli infortuni o la crescita degli incidenti mortali dall’altra, tuttavia è innegabile innanzitutto il fatto che un aumento del monte-lavoro (espresso in numero di occupati o di ore lavorate) equivalga automaticamente ad un aumento dell’esposizione al rischio. Inoltre i fattori di rilancio della ripresa economica hanno innescato una progressiva accelerazione dei ritmi di lavoro, del grado di utilizzo degli impianti, dell’assunzione di personale temporaneo, precario e probabilmente inesperto (l’aumento dell’occupazione ha riguardato soprattutto lavoratori “a termine”) fattori che incidono negativamente e in varia misura sugli standard di sicurezza abituali e possono creare situazioni di rischio per i lavoratori. Non va dimenticato, infine, che tali segnali si stanno manifestando principalmente nell’area dell’industria manifatturiera, nelle costruzioni e nei trasporti che sono proprio quei settori, ad alto rischio, in cui questi undici mesi del 2015 hanno segnato i maggiori peggioramenti negli andamenti infortunistici soprattutto mortali (+14% nel manifatturiero, +18% nelle costruzioni e +24% nei trasporti).
Nel contesto socioeconomico, dopo oltre un triennio di profondo rosso per l’economia italiana, il 2015 sembra manifestare timidi ma significativi segnali di ripresa stando ai dati più aggiornati degli Istituti specializzati relativi ai principali indicatori macroeconomici è stato per tutti con segno positivo. Tuttavia, l’analisi può dirsi completa solo confrontando tali dati con “l’altra faccia della medaglia”, ovvero gli infortuni e le malattie professionali.
Nella media dei primi dieci mesi dell’anno, la produzione industriale è aumentata dell’1,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I favorevoli risultati fatti registrare dalla produzione sono accompagnati da un lento miglioramento di tutti gli indicatori del mercato del lavoro, con aumenti congiunturali dell’occupazione e delle ore lavorate e una diminuzione della disoccupazione il cui tasso è sceso in misura significativa nel terzo trimestre 2015, passando dal 12,3% del trimestre precedente all’11,7% e diminuendo ulteriormente all’11,5% nel mese di ottobre. La riduzione tendenziale dei disoccupati riguarda sia le persone con precedenti esperienze lavorative, soprattutto nel Mezzogiorno, sia quelle in cerca di prima occupazione; positivo il fatto che nella maggior parte dei casi si tratta di giovani e donne.
Sul versante delle retribuzioni, l'aumento tendenziale è risultato superiore all'inflazione, con una prosecuzione del recupero del potere d'acquisto, al lordo delle imposte, da parte dei lavoratori. A livello settoriale le retribuzioni su base annua, infatti, registrano nel terzo trimestre 2015 una crescita dell’1,5% nell’Industria e dello 0,9% nei Servizi rispetto al terzo trimestre 2014.
Per quanto riguarda i profili normativi in materia prevenzionistica, il 2015 è stato caratterizzato principalmente dall’attuazione del Jobs Act (l. n. 183/2014), attraverso i decreti legislativi n. 151 e n. 149 del 14 settembre 2015. In questo ambito è stata di grande importanza l’introduzione di una nuova composizione della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro – nel cui ambito da oggi siede anche l’Anmil – e l’aggiornamento delle funzioni ad essa istituzionalmente attribuite.
Altresì rilevanti sono la messa a disposizione al datore di lavoro, da parte dell’Inail, di strumenti tecnici e specialistici per la riduzione dei livelli di rischio e, d’altra parte, l’abolizione dell’obbligo di tenuta del registro infortuni, anticipando la soppressione dell’obbligo, connessa, nelle intenzioni del legislatore, alla emanazione del decreto interministeriale istitutivo del Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro (Sinp).
Ancor più incisive sono le novità in materia di formazione obbligatoria per la salute e la sicurezza sul lavoro. Si prevede infatti che le sanzioni penali a carico del datore di lavoro debbano raddoppiare o triplicare, nel caso in cui la violazione degli obblighi formativi riguardi rispettivamente più di cinque o più di dieci lavoratori. Di grande impatto riteniamo poi l’istituzione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.
A fronte di una lenta ripresa dell’economia del Paese, si compie così un importante passo avanti nel miglioramento del livello di effettività delle tutele e della prevenzione. Ancora molto resta però da fare, specie per l’attuazione del Testo Unico di salute e sicurezza sul lavoro, ancora sulla carta per poco meno della metà dei suoi provvedimenti attuativi.
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