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Sostegno a distanza: accuse generalizzate alle onlus danneggiano i bambini

Vincenzo Curatola, presidente del ForumSaD replica alle accuse di Libero: «Accuse generalizzate come queste non solo fanno parte di un'informazione spazzatura». Paola Gumina, di La gabbianella: «Il risultato sarà la diffidenza verso tutto il mondo della solidarietà»

di Sara De Carli

“Onlus sotto accusa. L’Italia finanzia l’Isis con i soldi dei bambini”: così titola la prima pagina di Libero, con un’inchiesta del vicedirettore Franco Bechis sul presunto utilizzo dei fondi raccolti in Italia per il sostegno a distanza per il finanziamento del terrorismo. Un’accusa generica, senza un nome, che mette sotto accusa un mondo estremamente ampio e generoso, nato spesso spontaneamente e nell’informalità, fatto per il 25% di organizzazioni molto piccole, con meno di 500 SaD attivi, ma che da anni cerca di crescere in trasparenza. Nel giugno 2012, Vita dedicò la copertina al Sostegno a distanza. Gli esperti intervistati stimarono che nonostante la crisi, gli italiani con un SaD attivo fossero all’epoca più di un milione, per un controvalore di 300 milioni di euro annuo: molto di più di quanto lo Stato metta ogni anno sul piatto della cooperazione internazionale italiana. Hanno un SaD Alena Seredova e Alessia Marcuzzi, Ivan Basso e Raul Bova, Raffaella Carrà – che lo portò in prima serata su Rai1 per 10 puntate nel 2006 – ne ha 11. In quel servizio Stefano Zamagni, che alla guida dell’Agenzia per il Terzo settore nel 2009 aveva messo a punto le Linee guida sul Sostegno a distanza, aveva detto sicuro che «la battaglia per la trasparenza è ormai vinta». Si ricorda un unico scandalo nel mondo del SaD, nel 2006, chiusosi con due assoluzioni e due condanne a carico dei singoli, non dell’associazione.

Immediata quindi oggi la replica di Vincenzo Curatola, da anni alla presidenza del Forum Permanente per il Sostegno a Distanza, di cui fanno parte 115 organizzazioni, all’articolo di Bechis: «Il ForumSad esprime ferma condanna per le insinuazioni che vengono rivolte in prima pagina dal quotidiano Libero alle onlus e alle associazioni di sostegno a distanza in particolare. Accuse generalizzate come “i versamenti per le adozioni a distanza di piccoli siriani sono stati dirottati nelle tasche di gruppi terroristi islamici” non solo fanno parte di una informazione spazzatura, ma in un momento come l’attuale possono avere l’effetto di far venir meno la solidarietà proprio verso quei bambini siriani che sono le prime vittime del terrorismo e delle guerre, e oggi anche di certa stampa».

Curatola ricorda come «milioni di italiani oltre al sostegno economico hanno costruito rapporti di amicizia e di fratellanza con milioni di bambini e famiglie di ogni colore e religione, dimostrando che la convivenza fra diversi è possibile ed è fattore di crescita reciproca. L’adozione a distanza trova consensi perché è l’unica forma di solidarietà che si rivolge a persone con le quali si stabilisce un rapporto diretto e continuo. Non accettiamo che un operatore dell’informazione taccia questa realtà e ci domandiamo a chi fa paura la solidarietà degli italiani? A chi giova spargere odio e diffidenza?».

Quanto alla trasparenza, Curatola ricorda che «siamo stati e siamo i primi interessati a denunciare e stimolare le autorità affinché chi usa l’adozione a distanza per altri fini o per tornaconto personale sia perseguito, dal 2000 collaboriamo prima con l’Agenzia del Terzo Settore e adesso con il Ministero delle Politiche Sociali per rendere consapevoli i cittadini sul vero sostegno a distanza e per promuovere le buone pratiche fra le associazioni del settore. Chiediamo a Libero e agli altri mezzi di informazione di dedicare adeguato spazio alle belle storie di solidarietà internazionale dei nostri concittadini e delle nostre associazioni, che sono la risposta politica più efficace ai tragici eventi di questi giorni».

Paola Gumina invece è la Presidente de La Gabbianella onlus, un altro coordinamento di associazioni impegnate nel SaD, in 80 Paesi del mondo. «Ho letto con attenzione l’articolo di Bechis e il tono scandalistico del titolo generalizza e “travolge” tutte le associazioni che si occupano di sostegno a distanza. Il risultato sarà la diffidenza verso tutto il mondo della solidarietà». Gumina sottolinea fra l’altro che «la situazione siriana è una situazione di emergenza e, di solito, quando si interviene in questi casi non si può parlare di sostegno a distanza ma di raccolta fondi. Infatti il sostegno a distanza è un progetto di supporto a una persona ben identificata e comporta un percorso mirato e continuativo nel tempo, un tipo di intervento impossibile nell’emergenza». Quanto alle accuse di Bechis – «sono molte le onlus che vengono utilizzate con questo obiettivo», ma quali? e «capita anche che i vertici delle Onlus siano infiltrati dai terroristi ma non siano consapevoli di esserlo» – sono affermazioni non realistiche poiché «l’associazione di solito fonda le sue attività su persone che conosce bene e segue nel loro percorso i fondi per i sostegni fino alla destinazione, dove il referente locale deve utilizzarli secondo le disposizioni. I rari casi di onlus che deviano non posso oscurare il lavoro di tutte le altre Associazioni».

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