Cultura

Save the Children: in Italia 1 bambino su 20 non può permettersi un pasto proteico al giorno

200 pagine di analisi e dati geolocalizzati in 62 originali mappe, è il 6° Atlante dell’Infanzia (a rischio) “Bambini senza. Origini e coordinate delle povertà minorili” a cura di Giulio Cederna, corredato dalle foto di Riccardo Venturi

di Redazione

Deprivati di una vita dignitosa e delle opportunità per sviluppare i propri talenti, anche a causa della crescente illegalità di cui sono vittime dirette e indirette. è la condizione sperimentata da centinaia di migliaia di minori in Italia, documenta il 6° Atlante dell’Infanzia (a rischio) “Bambini senza. Origini e coordinate delle povertà minorili”, di Save the Children – l’organizzazione internazionale indipendente dedicata dal 1919 a salvare i bambini e difenderne i diritti.

200 pagine di analisi e dati geolocalizzati in 62 originali mappe, l’Atlante è a cura di Giulio Cederna, corredato dalle foto di Riccardo Venturi ed è disponibile anche online, con una piattaforma multimediale interattiva (www.atlante.savethechildren.it #bambinisenza).

Viene diffuso oggi, a Roma, alla presenza del Presidente del Senato Pietro Grasso e alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Infanzia (20 novembre p.v.), nell’ambito della campagna “Illuminiamo il Futuro”, avviata da Save the Children con l’obiettivo di debellare la povertà educativa in Italia entro il 2030.

Come racconta la mappa dei bambini senza, nel nostro paese circa 1 bambino su 20 non può contare su due paia di scarpe l’anno (di cui almeno uno utilizzabile in ogni stagione)e non riceve un pasto proteico al giorno. Quasi 1 su 10 vive in famiglie che non possono permettersi di invitare a casa i suoi amici, festeggiare il suo compleanno, comprargli abiti nuovi, libri non scolastici, mandarlo in gita con la sua classe. 1 su 6 non ha la possibilità di frequentare corsi extrascolastici (musica, sport, ecc), quasi 1 su 3 di trascorrere almeno una settimana di vacanza lontano da casa.

Solo 3 bambini su 10, che frequentano la scuola primaria, hanno il tempo pieno a scuola e nel 40% degli istituti scolastici principali non c’è il servizio mensa.

Migliaia di minori pagano un prezzo altissimo all’illegalità e corruzione che pervade i territori in cui vivono: almeno 85 i bambini e adolescenti incolpevoli uccisi dalle mafie dal 1896 ad oggi – come racconta la prima mappa realizzata in base ai dati forniti dall’associazione Libera – e molti di più coloro che hanno assistito all’uccisione di familiari, ritrovatisi orfani o adescati e arruolati giovanissimi nelle file della criminalità organizzata. 546.000 gli under 18 – il 5,4% della popolazione 0-17 anni – nati e cresciuti in uno dei 153 comuni sciolti per mafia negli ultimi 17 anni (mappa dei Minori senza Consigli e Nascere nella Locride), soprattutto al Sud ma anche al Centro e Nord Italia.

Una deprivazione di possibilità, stimoli e opportunità che si riflette anche nelle scarse performance scolastiche: 1 alunno di quindici anni su 4 non raggiunge il livello minimo di competenze in matematica e 1 su 5 in lettura (mappa sul deficit di competenze).

Sono poi oltre 500.000 i giovani (15-29 anni) che, negli anni, hanno deciso di trasferirsi al Nord per trovare lavoro e condizioni di vita migliori. Per la gran parte laureati (mappa Se ti laurei ti cancelli).

E tra le numerose ferite che affliggono l’infanzia in Italia, l’Atlante documenta il clima di violenza nel quale crescono troppi bambini, che segna il loro rapporto con la città e il quartiere, la relazione con i coetanei (per i fenomeni di bullismo e di discriminazione), la vita in casa: si stimano in circa 400 mila i minori vittime di violenza assistita dentro le pareti domestiche. Non possiamo infine non ricordare la condizione dei minori stranieri che arrivano in Italia da soli (nell’ultimo anno più di 11 mila – mappa Arrivati via mare) che, dopo un viaggio spesso drammatico, anche in Europa sono a rischio di cadere in circuiti criminali di sfruttamento, se non si attiva una adeguata rete di protezione.

“La sesta edizione dell’Atlante documenta le deprivazioni più gravi che colpiscono i bambini in Italia, portando alla luce l’impatto devastante dell’illegalità nelle loro vite”, spiega Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children Italia. “Le mafie e i fenomeni corruttivi esercitano una violenza diretta e indiretta sui minori. Possono causarne la morte ma anche bloccare il loro sano sviluppo coinvolgendoli precocemente in attività criminose e allontanandoli da scuola. Distorcono le economie e il mercato del lavoro, rendendoli accessibili solo a chi accetta le logiche dell’illegalità. Sperperano i soldi pubblici anziché impiegarli in servizi sociali, spazi pubblici e scuole”, spiega ancora Valerio Neri.

“Illegalità e povertà educativa si alimentano a vicenda”, sottolinea Raffaela Milano Direttore Programmi Italia-Europa Save the Children Italia. Vivere in un ambiente deprivato dal punto di vista sociale ed educativo per un bambino significa non avere l’opportunità di scoprire le proprie capacità e i propri talenti e non poter costruire liberamente il proprio futuro. E’ questo che intendiamo quando parliamo di povertà educativa, una piaga drammatica nel nostro paese.”

Per questo, nell’ambito della campagna “Illuminiamo il Futuro” – che ha l’obiettivo di debellare la povertà educativa entro il 2030 – , Save the Children ha aperto in 8 regioni 13 Punti Luce e altri 3 saranno inaugurati il 20 novembre a Milano-Quarto Oggiaro, in collaborazione con Acli Lombardia, a Napoli-Chiaiano, in collaborazione con l’ A.P.S. Coordinamento Genitori Democratici Napoli, a Sassari-Latte Dolce, in collaborazione con l’UISP, Comitato Provinciale di Sassari.

Si tratta di centri socio-educativi in aree urbane svantaggiate che, con l’aiuto di associazioni partner, danno la possibilità a bambini e adolescenti di sviluppare il loro potenziale, grazie ad attività ricreative, sportive, espressive e di sostegno allo studio. Sono più di 4.500 i minorenni che li frequentano o vi sono entrati in contatto in un solo anno, dall’avvio delle attività.

“I Punti Luce così come altri coraggiosi progetti a cui diamo voce nell’Atlante, dimostrano che c’è un’alternativa alla povertà e all’illegalità e che un cambiamento è possibile”, aggiunge Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children. “è cruciale pertanto che il governo confermi il suo impegno in questa direzione approvando le misure di contrasto alla povertà minorile per la prima volta inserite nella legge di stabilità, che introduce anche, in via sperimentale, un fondo triennale finalizzato espressamente a contrastare la povertà educativa”, spiega.

Bambini senza Stato: le povertà minorili e le briciole della spesa sociale per l’infanzia
L’incidenza della povertà assoluta nelle famiglie con almeno un minore è triplicata tra il 2005 e il 2014, passando dal 2,8% all’8,5%, per un totale di oltre 1 milione di bambini colpiti, racconta l’infografica. Nel Mezzogiorno la povertà assoluta è più estesa – pari al 9,3% contro l’8,3% di famiglie povere assolute al Nord – e riguarda soprattutto famiglie italiane a differenza della povertà al Nord, in crescita nell’ultimo anno, alla quale contribuisce in gran parte il fenomeno migratorio.

A fronte di ciò, in presenza di forti difficoltà economiche, colpisce l’esiguità delle risorse stanziate per l’infanzia: la spesa sociale nell’area famiglia e minori è molto più bassa della media europea, con 313 euro pro-capite, a fronte di 506 euro in media in Europa e dei 952 euro pro-capite della Germania. Se poi si considera l’investimento nei servizi erogati dai comuni, emergono allarmanti differenze, come racconta la mappa su I baratri della spesa sociale: si va dai 242 euro pro-capite di spesa per l’area famiglia e minori in Trentino ai 20 euro pro-capite della Calabria, a fronte di una media nazionale di 113 euro. A livello provinciale, colpiscono le disparità tra i 393 euro pro-capite di Trieste e i 350 di Bologna e gli 8 euro a testa di Vibo Valentia, i 18 di Crotone, i 20 di Cosenza e Avellino.

Rimandati in istruzione
La fotografia del sistema scuola presenta molte criticità, a partire dalla penuria del tempo pieno (si veda mappa Alla ricerca del tempo pieno), garantito, in media, solo nel 31,6% delle classi della scuola primaria (ma in Molise, Sicilia, Campania, Abruzzo e Puglia si scende sotto il 20%), e nel 20% di quelle della scuola secondaria di primo grado, dove peraltro in molti casi le attività pomeridiane sono a pagamento. “A macchia di leopardo” anche la presenza del servizio di mensa scolastica, un bene raro soprattutto negli istituti principali delle regioni del Mezzogiorno – Sicilia (49%), Campania (51%) e Puglia (53%).

Un cambiamento possibile
“Le carenze dell’offerta educativa emerse dall’Atlante mostrano come il nostro paese abbia creduto in questi anni troppo poco al ruolo strategico della formazione ma è dallo sviluppo del <capitale umano>> che bisogna partire per dare un futuro a milioni di bambini e strapparli alla violenza e arroganza criminale”, commenta Valerio Neri.

“Con la legge di stabilità per la prima volta, seppure con un budget ancora non adeguato, il tema della povertà minorile entra nell’agenda di governo e è di particolare rilievo la costituzione di un fondo ad hoc sulla povertà educativa”, aggiunge Raffaela Milano. “Speriamo che si garantisca, alla prova dei fatti, un vero rigore nella attuazione di queste misure, con adeguati strumenti di monitoraggio e valutazione di impatto. Occorre mobilitare su obiettivi comuni il grande patrimonio educativo che comunque fortunatamente c’è nel nostro paese. Allo stesso tempo, occorre dare spazio e fiducia ai bambini, ai ragazzi e alle ragazze, affinché possano essere non i fruitori, ma i protagonisti di questo impegno”, conclude.

E un importante segnale positivo proprio su questo fronte viene oggi dal lancio del Movimento delle ragazze e dei ragazzi per Save the Children, che vogliono essere attori e voce del cambiamento. In particolare, attraverso la campagna virale “o sottovoce o SottoSopra”, online da oggi, il gruppo di giovanissimi – già attivi in nove città italiane – invita i coetanei a prendere coscienza di ciò che non va nei loro territori e ad impegnarsi in prima persona per cambiare le cose.

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