Non profit
Azzardo e Legge di Stabilità: finisce l’era della centralità dei Monopoli
Travolto dalla polemica sul numero delle nuove sale scommesse - una, nessuna o centomila? - è passato in secondo piano un punto decisivo, previsto dall'articolo 69 comma 9 della bozza di Legge di Stabilità 2016: la fine, di fatto, dei decreti direttoriali dell'Agenzia dei Monopoli in tema di regolamenti "tecnici" dei giochi. D'ora in poi, il controllo diretto del "comparto giochi" passa al Ministero dell'Economia e delle Finanze e l'Agenzia potrà solo proporre, non più disporre alcunché.
di Marco Dotti
Un sistema è finito, ma nessuno ha ancora capito come sarà – e cosa sarà – il sistema che si appresta a sostituirlo.
Basterebbe dare uno sguardo a un articolo apparentemente innocuo, uno dei tanti che non attirano l'attenzione dei media. Mentre l'art. 65 della Legge di Stabilità 2016 – il cui testo ufficilale e la cui trasmissione al Parlamento sono previste per oggi 22 ottobre – sull'innalzamento delle soglie di contante ha suscitato e suscita molto scalpore, quattro articoli dopo cala il silenzio. E allora, andiamo a vedere che cosa si nasconde dietro il sipario.
Instabilità programmate?
Che cosa accade, dunque, all'articolo 69? La tempesta, semplicemente questo.
L'articolo 69, comma 9 della Legge di Stabilità del 2016, sostituendo una disposizione di legge del 2001*, mette fine alla logica dei decreti direttoriali. In sostanza, tutto il potere di regolare le "modalità tecniche" dei giochi passa al Governo, o meglio al Ministero dell'Economia e delle Finanze, con l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che potrà solo "proporre", non più disporre in forma autonoma con decreto.
Ecco l'articolo:
Le modalità tecniche dei giochi, delle scommesse e dei concorsi a premi sono stabilite con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze su proposta del Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Sarà dunque il Governo e non più l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli a decidere in futuro sulle tanto contestate e controverse "modalità tecniche" dei giochi, che finora erano regolate dai funzionari dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli con lo strumento del "decreto direttoriale". Basterebbe questo, per discutere e riflettere. Le ragioni di questa scelta non sono semplici da spiegare e da comprendere e forse per questo attraggono meno l'attenzione di tanti media.
Il sistema-gioco, per come era stato concepito e designato in Italia trovava nell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, guidata oggi da Giuseppe Peleggi, il suo pivot. Se l'articolo 69 della Legge di Stabilità 2016 verrà formalizzato, la centralità dell'Agenzia finirà nel cassetto dei ricordi. E con essa, anche una parte di quella storia che, dagli anni duemini a oggi ha accompagnato il cosiddetto "gioco pubblico".
Oltre le questioni erariali, la politica?
Le ragioni di questa scelta? C'è chi la trova in un buco erariale da 1,4 miliardi di euro, imputabile a un fallimento nelle regolarizzazioni delle sale scommesse prevista dalla Legge di Stabilità del 2015: delle 7mila allora censite e previste, solo 2.200 avrebbero chiesto la "regolarizzazione" in sanatoria, portando alle casse dell'Erario 60milioni anziché i 220 previsti. C'è poi la partita sul bando del Lotto, scaduto, preparato, secondo alcuni tagliato da sarti un po' maldestri su misura per Igt-Lottomatica ma proprio per questo rispedito al mittente dal Consiglio di Stato tramite il suo magistrato, il Generale Nicolò Pollari. Risultato? Bando da rifare, rinvio al 2016 e mancato incasso per la concessione di 350 milioni di euro. Bazzecole in termini assoluti, ma il conflitto infraistituzionale che si è scatenato attorno all'affaire del lotto è tutt'altro che una bazzecola. Ricordiamo che la "partita" del Lotto, gestita da una ventina d'anni proprio da Lottomatica, ammonta a 7miliardi di euro l'anno, da cui lo Stato ricava circa 1,5 miliardi.
A queste amare o amene vicende, come osserva l'attento Stefano Sansonetti, si aggiungerebbe la famosa "sovrattassa" di 500milioni di euro per concessionari di slot e vlt che ha innescato ricorsi a non finire.
Fin qui le ragioni, diciamo così, "fiscali", che qualcuno imputa al Governo, altri invece, scavando un po' più a fondo, individuano appunto nel conflitto fra Stato e parastato, fra lo Stato e alcuni suoi boiardi, vecchi o nuovi.
E siccome la politica è "decidere" e non solo, passivamente, "farsi decidere", non ci sentiamo di escludere una ragione meno contingente e più politica, appunto, che abbia portato a questa scelta. Cosa che, effettivamente, spiegherebbe lo spiazzamento e lo sconforto degli operatori di un sistema che vedono, a poco a poco – cfr. il caso Legge Delega e il caso Volpe-Mirabelli – mutare le condizioni di referenza del proprio sistema. E non c'è nulla di peggio di un sistema, che si sbaglia sul sistema di referenza.
La fine dei "gattopardi"?
In questo caso, detto in parole semplici, e facendo il verso al buon Principe di Salina, qualcosa pare essere cambiato davvero, anche se nulla in superficie sembra cambiare. Prestiamo dunque attenzione ai particolari e chiediamoci, realmente, se la modifica introdotta dall'articolo 69 comma 9 della Legge di Stabilità sia solo una reazione al definitivo fallimento di un sistema Agenzia dei Monopoli-centrico o sia l'avvio di una nuova politics, oltre che di una nuova policy.
La domanda è null'altro che una domanda, appunto. Ma è già buona cosa se qualcuno inizia a porsela, tra i decisori e tra di noi che, più modestamente e umilmente, osserviamo.
*All’articolo 12, comma 2, della legge 18 ottobre 2001, n. 383, il quarto periodo
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