Sostenibilità

Nasce Cibo Civile, il welfare rurale toscano

Presentato oggi a Milano il progetto dell'Università di Pisa e dell'assessorato all'Agricoltura della Regione Toscana che riunisce 30 aziende di produttori e ristoratori in una filiera agroalimentare etica

di Marina Moioli

Non poteva nascere che in Toscana, regione capofila in materia di agricoltura sociale, il progetto Cibo Civile, il primo che mette in rete chi produce, chi trasforma e chi distribuisce il cibo in chiave solidale, sostenibile ed etica.

Promosso dall'Assessorato all'Agricoltura della Regione Toscana e ideato dall'Università di Pisa, prevede l'inserimento in attività agricole e di ristorazione di persone che hanno una disabilità o un disagio offrendo servizi innovativi e solidali in un'ottica di rispetto dell'ambiente, di partecipazione alle esigenze della comunità e di riabilitazione terapeutica. In questo modo agricoltura e ristorazione diventano una straordinaria occasione di solidarietà.

Il progetto Cibo Civile, presentato oggi a Milano in un convegno ai Chiostri dell'Umanitaria, ha l'obiettivo di creare una rete di solidarietà e di integrazione sociale fatta da imprese agricole e cooperative sociali che promuovano un’alleanza tra produttori e ristorazione inclusiva di fasce più vulnerabili e in particolare di persone a bassa contrattualità. Agli interventi, aperti dal professor Francesco Di Iacovo dell’Università di Pisa, responsabile del progetto, sono seguite le tante case history delle aziende agricole o di trasformazione e ristorazione aderenti al progetto. L’incontro è terminato con uno show cooking a cura dei cuochi di ristorazione sociale e da una degustazione di prodotti di filiera etica.

Gli attori del Cibo Civile danno vita a nuovi modelli di welfare più attenti ad una sussidiarietà promossa e facilitata dagli attori pubblici capace di coinvolgere oltre alla cittadinanza attiva e il terzo settore, l’imprenditoria privata attenta ai destini della comunità in cui opera. Nasce così una micro filiera imperniata sul concetto di sostenibilità, capace di moltiplicare attivamente gli sforzi a supporto dell’equità sociale promuovendo l’occupazione e la lotta alle povertà e alle marginalità. Per un prodotto si potrà così cominciare a parlare anche di "rintracciabilità relazionale".

«Il Cibo Civile è un bene di relazione, uno smartfood di comunità e un'innovazione sociale guardata con interesse crescente da osservatori di ogni parte del mondo. Dalla Norvegia al Giappone, dalla Spagna al belgio riconoscono la creatività italiana del rivoluzionare in modo semplice le cose quotidiane e generare risposte utili ai bisogni che oggi le società incontrano», ha illustrato Francesco Di Iacovo, docente dell'Università di Pisa e coordinatore del progetto. Scopo dell’agricoltura sociale è dare vita a servizi innovativi che valorizzano le risorse agricole per generare accoglienza, crescita di capacità, formazione e lavoro per persone a bassa contrattualità (ad esempio con disagi psichici, in uscita da casi di dipendenza, da detenzione, disoccupati, vittime di tratta) e gruppi sociali (bambini, anziani).

La rete del Cibo Civile Toscana offre servizi e inclusione sociale. Il cibo prodotto viene venduto a privati (prevalentemente con filiera corta e gruppi di acquisto solidale) e a strutture di ristorazione collettiva e scolastica dove lavorano persone con svantaggio sociale e che gestiscono attività di ristorazione e catering. Il consumatore finale ha l’opportunità di conoscere le storie e i percorsi di quanti partecipano alla produzione dei prodotti provenienti da agricoltura sociale.

Appena nato, Cibo Civile è già diffuso su tutto il territorio regionale ed è composto da più di 30 aziende fra produttori, ristoratori e supporters del progetto. Tra questi si sono ad esempio il progetto Orti Etici dell'Università di Pisa (che crea start up occupandosi della prima formazione di 70 persone con disabilità mentale), il Risto Ca' Moro Social Bateau (un peschereggio ristorante galleggiante ancorato a Livorno che dà lavoro ai ragazzi down della cooperativa di tipo b Parco del Mulino), la cooperativa Tuttigiorni di Arezzo (che offre un modello di ristorazione scolastica e collettiva attraverso la valorizzazione dei prodotti id filiera corta e a km zero), o la cooperativa sociale Agricola Calafata di Lucca (luogo di inclusione lavorativa per persone svantaggiate).

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