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L’Italia è una Repubblica fondata sull’azzardo

In Italia, oggi, si stampa 1/5 di tutti i gratta&vinci del pianeta. Il territorio italiano è oramai una colonia occupata non da alieni o da stranieri, ma da macchinette per l'azzardo: nei bar e nelle sale gioco di quello che fu il Belpaese si trova 1/3 di tutti i i terminali di gioco presenti nel mondo.

di Marco Dotti

Se ne è accorto anche l'Economist. Il 3 ottobre scorso, infatti, il settimanale inglese impietosamente titolava: "An offer they couldn’t refuse". Un'offerta che non possono rifiutare. Sul "cosa" è presto detto: l'offerta riguarda il gioco legalizzato, che in Italia fa fatturati da capogiro. E sul "chi" è altrettanto facile rispondere: il Ministero dell'Economia, che da quei fatturati ricava una parte importante del proprio fatturato fiscale.


Patologie in crescita, come le entrate

Le patologie da gioco d'azzardo, si dice, sono in crescita. Vero e plausibile, anche se nessuno pare si stia impegnando, tra governo e Parlamento, per chiedere una reale fotografia del problema che necessiterebbe di un'indagine e di una mappatura scientificamente efficace che né il carrozzone dei vari osservatori sul gioco riuscirà mai a fornire, poiché le "sue" nomine sono di origine politica e non scientifica, né le associazioni e i movimenti possono dare, se non in forma impressionistica. Tanto meno, ci riusciranno software di oscura radice, evocati dal Ministro Padoan e da qualche onorevole in vena di burle.

Al di là dell'epidemiologia, l'azzardo è un problema che riguarda tanto la micro, quanto la macro economia, tanto le reti di relazione, quanto quelle dinamiche di espulsione dal tessuto produttivo che stanno sempre più diventando la regola nell'Europa del sud. Grecia, Spagna, Italia: non a caso sono queste le tre realtà più aggredite, nel loro tessuto sociale, dall'azzardo diffuso e di massa. Tra i cosiddetti "PIGS", l'Italia svetta per spesa procapite (= perdita netta al gioco) e per giro d'affari del "comparto-azzardo".

In Italia, oggi, si stampa 1/5 di tutti i gratta&vinci del pianeta. Il territorio italiano è oramai una colonia occupata non da alieni o da stranieri, ma da macchinette per l'azzardo: nei bar e nelle sale gioco di quello che fu il Belpaese si trova 1/3 di tutti i i terminali di gioco presenti nel mondo, mentre stando ai dati del Global Betting and Gaming Consultancy, gli italiani hanno perso nel 2014 17,2 miliardi di euro, con un giro d'affari di fatturato lordo per le aziende del settore che ammonta a 84,4miliardi di euro.

E l'Erario?

Stando all'ultimo bollettino sulle entrate tributarie diffuso nei giorni scorsi e relativo al periodo che va da gennaio a agosto del 2015,

le entrate relative ai giochi hanno presentato, nel loro complesso, una crescita dell’ 1,2%. Detto altrimenti: lo Stato italiano ha incassato 90 milioni di euro in più, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente per un totale di 7milardi e 806 milioni di euro.

Troppo ghiotta per la tenuta dei conti pubblici è la sachertorte dell'azzardo diffuso perché qualcuno, ai piani alti della finanza pubblica, possa o voglia davvero intervenire. Soprattutto ora che il 15 ottobre – data di presentazione della Legge di Stabilità – si avvicina.

Si avvicinano anche, a dire il vero, tre scadenze importanti legate ai bandi di concessione del lotto, delle scommesse e del Bingo, ma di questo sembra nessuno – né in Parlamento, tranne le combattive eccezioni del M5S e di qualche spirito libero presente qua e là, né tra gli organi di stampa – voglia parlare, se non in termini oscuramente tecnici. Ma di questo, almeno noi, continueremo a parlare.

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