Sostenibilità
Le nostre Osservazioni sulla Carta di Milano
Nell’occasione della presentazione alle Nazioni Unite del documento che rappresenta la legacy morale di EXPO che avverrà oggi all’Onu, pubblichiamo un contributo utile a rilanciare il dibattito sui temi affrontati nella Carta e su quelli omessi. Un documento a cui hanno dato un contributo persone e organizzazioni
di Redazione
Un documento di sei pagine (lo trovate in allegato a pié di pagina) è stato inviato oggi ai professori Salvatore Veca, supervisore scientifico e Enrica Chiappero-Martinetti responsabile del percorso di sviluppo sostenibile, di Laboratorio Expo che ha curato l’elaborazione della Carta di Milano che si propone d’essere l’eredità immateriale di Expo Milano 2015.
Nell’occasione della presentazione alle Nazioni Unite del documento che rappresenta la legacy morale di EXPO che avverrà oggi all’Onu durante un evento collaterale al vertice di oltre 150 capi di Stato e di governo convocato per definire gli obiettivi dei Millenium Development Goals 2030, pubblichiamo questo contributo utile a rilanciare il dibattito sui temi affrontati nella Carta e su quelli omessi.
Si tratta, infatti, di un documento di Osservazioni e anche di critiche a cura di Vita che dà conto dei lavori a cui hanno partecipato persone e associazioni e che affronta, oltre ai temi etici di fondo, anche temi di Food policy come gli OGM, Land grabbing e Speculazione finanziaria sul cibo che la Carta di Milano non ha invece affrontato.
Tra le persone che hanno partecipato ai lavori: Stefano Zamagni, Marco Percoco, Marcello Esposito, Emanuela Citterio, Marco Dotti, Riccardo Bonacina. Queste le organizzazioni: VITA, Action Aid, Sulla fame non si specula, Centro Missionario Pime di Milano.
Il documento si divide in due capitoli. Il primo dedicato al “Dilemma etico che non si può sottacere”. Si scrive: Oggi, il dilemma del diritto al cibo e della lotta allo spreco non può declinarsi solo in termini generici. Siamo dinanzi a un cambiamento epocale di paradigmi: la desertificazione, l’impatto spesso devastante delle tecnologie nei Paesi in via di sviluppo, le “guerre per il clima” e le migrazioni rappresentano tante facce di questo dilemma che non può essere sottaciuto. L’antropologia degli stili di vita, a cui sembra ispirarsi la Carta di Milano, si fa carico solo del primo corno del dilemma, evitando però il confronto con una complessità che semplicemente ritiene di non dover affrontare in nome di deleghe, frammentazione del sapere, parcellizzazione delle competenze ed è probabilmente per questo che nella Carta non si trova cenno alcuno a una possibile food policy e food poverty”.
Il capitolo sulle Food policy affronta con un’analisi laica e una serie di proposte i temi che la Carta di Milano non ha avuto il coraggio di affrontare, forse comprensibilmente per mantenersi in equilibrio tra le spinte diverse di Stati e portatori di interesse, gli OGM, Land grabbing e Speculazione finanziaria sul cibo e le commodities agricole.
Queste la raccomandazioni al Governo italiano sugli OGM:
- Chiediamo che il Governo italiano (come nel 2008 quello francese e ungherese) si faccia promotore di una revisione complessiva delle procedure dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, EFSA, in tema di OGM. In particolare, per quel che riguarda la procedura di autorizzazione di nuovi OGM e sui controlli periodici ex-post relativi a quelli già in produzione. Al fine di garantire un piano di gioco uguale per i produttori UE rispetto a quelli non UE, il protocollo di Cartagena va implementato in maniera integrale ed effettiva.
- Chiediamo al Governo italiano di farsi promotore nei confronti della UE di una iniziativa volta ad ampliare l’analisi dei rischi posti dagli OGM anche a quelli di natura socio-economica. A tale scopo, suggeriamo di ampliare le competenze e le dotazioni finanziarie dell’EFSA.
Il documento sarà inviato nei prossimi giorni anche al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e al ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, al ministro degli Affari esteri e della Cooperazione Paolo Gentiloni.
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