Sostenibilità
La non profit che ha scoperto lo scandalo Volkswagen
Lo scandalo ambientale delle auto truccate per passare i controlli sulle emissioni che sta facendo tremare il colosso automobilistico tedesco, è stato scoperto grazie all’attenta ricerca di una non profit americana, ecco come
di Redazione
C’è la scrupolosa ricerca di una non profit americana dietro la scoperta dello scandalo ambientale che sta facendo tremare il colosso automobilistico tedesco. Dal 2009 infatti la Volkswagen ha utilizzato un software pensato per limitare le emissioni delle proprie automobili solamente durante i controlli, per poi arrivare a rilasciare fino a 40 volte il limite legale di monossido di azoto, una volta su strada. Secondo il New York Times il governo americano avrebbe addirittura rimesso circa 51 milioni di dollari in sussidi fiscali per l’acquisto di quell che veniva pubblicizzate come automobili “eco-friendly”.
I sospetti sull’azienda americana sono iniziati due anni fa, quando l’ International Council on Clean Transportation, una non profit americana che si occupa proprio di efficienza energetica nei trasporti e riduzione dell’impronta ambientale e di cui fanno parte ex funzionari dell’Environmental Protection Agency, aveva portato avanti in Europa una ricerca per testare le performance reali, su strada, delle automobili diesel. Rimasta delusa dai risultati delle emissioni, l’organizzazione aveva deciso di replicare la stessa ricerca negli Stati Uniti, dove il regolamento sulle emissioni è molto più severo, in quella che doveva essere un’iniziativa lanciata per mettere alle strette i produttori di automobili europei, costringendoli così a migliorare le proprie performance in termini di efficienza energetica. L’organizzazione si sarebbe infatti aspettata che, in termini di emissioni, sulle strade americane le macchine diesel avrebbero mostrato risultati molto migliori rispetto alle controparti europee. Ciò che non si sarebbero mai aspettati era di imbattersi in quello che il New York Times ha definito lo scandalo più grosso nella storia dell’industria automobilistica. L’indagine portata avanti insieme all’Università della West Virginia, non era rivolta inizialmente sulla Volkswagen, secondo il professor Arvind Thiruvengadam, a capo della ricerca, sarebbe stato un caso che 2 auto diesel analizzate su 3 appartenessero alla casa automobilistica tedesca. “Sicuramente scoprire la truffa di un’azienda non era il nostro obiettivo,” ha dichiarato Thiruvengadam, “che potessero barare non ci aveva nemmeno attraversato la mente.”
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