Mondo

Nessun accesso a servizi igienici di base per un terzo del mondo

La percentuale di popolazione senza acqua potabile è stata dimezzata, ma ancora 2,4 miliardi di persone non hanno accesso a servizi igienici puliti e sicuri. Più colpite donne e bambine, che rischiano l’esclusione sociale.

di Donata Columbro

Un anno fa il vice segretario generale delle Nazioni Unite, Jan Eliasson, ha parlato dell’obiettivo di sviluppo del millennio n. 7 come quello più “disatteso”. Si riferiva in particolare a uno dei sotto target di questo obiettivo, che ne comprende quattro diversi tra cui:

  1. Integrare i principi dello sviluppo sostenibile all’interno delle politiche e dei programmi dei paesi e invertire la tendenza alla perdita di risorse ambientali.

  2. Ridurre in modo significativo le perdite di biodiversità nel mondo.

  3. Raggiungere un miglioramento delle condizioni di vita di almeno 100 milioni di abitanti degli slam entro il 2020.

  4. Dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che non ha accesso all'acqua potabile e a servizi igienici di base puliti e sicuri.

Il quarto target è quello a cui si riferiva Eliasson: secondo l’Onu nel mondo ci sono più telefoni cellulari che toilettes e almeno 2,4 miliardi di persone – un terzo degli abitanti di questo pianeta – ancora non hanno accesso ai servizi igienici di base.

Circa 946 milioni di persone sono costrette a defecare all’aperto, aumentando la possibilità di contagio per malattie facilimente trasmissibili e mortali nei paesi in via di sviluppo, come la diarrea cronica, una delle principali cause di mortalità infantile. L’accesso a servizi igienici puliti e all’acqua potabile influisce su tutti gli altri obiettivi del Millennio e in particolare ha impatto sulle condizioni di vita della popolazione femminile. Secondo WaterAid, un’organizzazione che lavora nella lotta al contagio derivante dall'uso di acqua contaminata, ogni ora circa 70 tra donne e bambine muoiono per malattie che derivano dalla mancanza di accesso a un bagno e all'acqua. E nei luoghi dove le scuole non forniscono servizi igienici adeguati, puliti e sicuri, la frequenza per le bambine crolla a picco, con dirette conseguenze per il loro benessere, la salute e anche per la loro autodeterminazione economica e sociale.

Per quanto riguarda l’accesso all’acqua potabile, ci sono buone notizie: l’obiettivo di dimezzare la popolazione senza accesso è stato raggiunto nel 2010, cinque anni in anticipo. Nel 2012, il 90% della popolazione utilizzava una fonte d’acqua potabile rispetto al 76,5% nel 1990, per un totale di 2,6 miliardi di persone in più che ora possono servirsi di fonti di acqua pulite e il 55% dispone di acqua direttamente nella propria abitazione. Almeno 663 milioni di persone però sono ancora escluse dal raggiungimento di questo target. In Africa subsahariana solo 3 persone su 5 si servono di fonti di acqua potabile e degli 1,8 miliardi di persone che hanno ottenuto l’accesso all’acqua potabile dal 1990, il 60% vive nelle aree urbane.

Sostenibilità a lungo termine

Il target che prevede l’inserimento della sostenibilità nei programmi dei governi è stato raggiunto parzialmente: l’adozione del protocollo di Montreal, nel 1989, volto a ridurre la produzione e l'uso di quelle sostanze che minacciano lo strato di ozono, ha portato a una riduzione del 98 per cento, ma le emissioni di co2 hanno raggiunto i 32,3 miliardi di tonnellate nel 2013, un aumento del 48,9% rispetto al 1990. La crescita, che tra il 2000 e il 2011 è stata del 35% rispetto al 1990-2000, è dovuta al rapido aumento di emissioni nei paesi in via di sviluppo.

Il 2014 è stato il primo anno in cui le emissioni non sono aumentate, nonostante una crescita del pil, un risultato che potrebbe favorire il raggiungimento di un accordo alla conferenza sul clima che si terrà a Parigi a dicembre.

Per quanto riguarda la biodiversità, secondo l’Onu gli eco sistemi protetti coprono almeno il 14% delle terre e coste marine nel 2012. La specie protette però sono in pericolo e gli esemplari stanno diminuendo in popolazione e distribuzione.

Il quarto target invece è stato raggiunto e superato, con il miglioramento delle condizioni di vita di 200 milioni di persone (erano 100 quelle previste dagli accordi siglati) che vivono nei sobborghi più poveri degli agglomerati urbani tra il 2000 e il 2014. Nello stesso periodo la proporzione di residenti urbani degli slum è scesa dal 39,4% al 29,7%.

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