Cultura
45 milioni per i «laboratori per l’occupabilità»
Bando del Miur per selezionare 150 idee di laboratori che avvicinino i giovani al lavoro, da trasformare in progetti innovativi. Scuole aperte e territorio sono le parole chiave per progetti che coinvolgano studenti e neet. Ogni idea potrà avere fino a 750mila euro. I fondi vengono dal Piano Nazionale Scuola Digitale
Il Miur stanzia 45 milioni di euro per laboratori innovativi, che avvicinino i ragazzi al mondo del lavoro e che puntino all’occupabilità dei più giovani. Li hanno chiamati “laboratori territoriali per l’occupabilità” e saranno “palestre di innovazione”, dove mettere in campo attività di orientamento al lavoro e di alternanza, combattere la dispersione scolastica e recuperare i Neet. Il decreto che stanzia i 45 milioni di euro è il n. 657 del 4 settembre 2015, mentre sul sito del Miur è stato pubblicato l’avviso per le scuole che vogliono presentare progetti. I fondi vengono dalla 'Buona Scuola' (art. 1, commi 56-62), dal Pon per l'istruzione e dalla ex legge 440. Significa cioè – un po’ misteriosamente a dire il vero – che questi laboratori saranno finanziati nell’ambito del Piano Nazionale Scuola Digitale (e scusate se il nome ci aveva fatto pensare ad altro).
Cosa sono
Le novità di queste proposte sono già indicate dal nome. “Laboratori” e “territorio” sono le due parole chiave, ovviamente insieme all’obiettivo della “occupabilità”. Saranno – dice il bando – «luoghi di incontro, di sperimentazione tra vecchie e nuove professioni, di pratica dell'innovazione in tutte le sue espressioni (tecnologica, sociale e individuale)», e ancora «luoghi aperti al territorio per stimolare la crescita professionale, le competenze e l’autoimprenditorialità, coniugando insieme innovazione, istruzione, inclusione, anche attraverso la partecipazione di enti pubblici e locali, camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, università, associazioni, fondazioni, enti di formazione professionale, istituti tecnici superiori e imprese private». Fino a qui la struttura formale richiesta è simile a quella dei progetti finanziati con "L’istruzione riparte” del febbraio 2014, di cui si legge qui e dei 100 prototipi finanziati al Sud con la riprogrammazione dei fondi europei).
I laboratori aprono la scuola al territorio, anche al di fuori dell’orario scolastico; nascono da una rete territoriale (devono essere proposti da una rete di almeno tre scuole, con il coinvolgimento obbligatorio di almeno di un ente locale e di un ente pubblico e quello opzionale di altri soggetti che possono anche essere cofnanziatori, presenza che verrà peraltro valutata positivamente); hanno – ecco la novità – lo sguardo rivolto al made in Italy e alla vocazione produttiva di ciascun territorio.
A chi sono rivolti
Agli studenti inseriti nei percorsi formali di formazione ma anche ai dei cosiddetti NEET (Not engaged in Education, Employment or Training). Sono finalizzati a favorire la conoscenza, l’inserimento e il reinserimento dei giovani nel mondo del lavoro mediante la valorizzazione delle specificità e delle vocazioni territoriali. Il bando prevede meccanismi di premialità per i progetti che coinvolgono più istituzioni scolastiche, prevedendo esplicitamente che l’accesso ai laboratori deve essere garantito e gratuito per tutti gli utenti, non solo per gli alunni iscritti alle scuole della rete. Qualora il laboratorio si svolgesse in spazi non scolastici, il proprietario deve garantire che lo spazio verrà destinato a questi laboratori per almeno dieci anni e garantire l’utilizzo gratuito alle scuole.
I progetti
Le istituzioni scolastiche devono inviare una manifestazione di interesse entro il 7 ottobre 2015. Il contributo massimo attribuibile dal Miur per ciascun laboratorio territoriale è di € 750.000. Quanto più alta è la percentuale di cofinanziamento da parte dei proponenti, tanto più alto sarà il punteggio con cui sarà valutato il progetto. Una commissione giudicatrice di al massimo 5 componenti, che verrà nominata dopo il 7 ottobre, valuterà le proposte in base a sette criteri, tra cui la capacità della proposta di favorire il rapporto con il mondo del lavoro e con la vocazione produttiva del territorio e contrastare fenomeni di dispersione scolastica; l’innovatività della proposta e apertura al territorio; il coinvolgimento di ulteriori attori del territorio; il coinvolgimento di almeno una scuola del primo ciclo. La commissione giudicatrice stilerà una graduatoria e le prime 150 “manifestazioni di interesse” così ordinate accederanno alla fase 2 della selezione, che accederanno a workshop tematici per fornire un supporto amministrativo e tecnico per la definizione del progetto. Il Ministro Giannini ha già detto che «saranno almeno 60 i laboratori attivati che potranno essere cofinanziati e coprogettati».
«Si tratta di una novità importante per il nostro sistema scolastico», sottolinea il Ministro: «l'apertura al territorio sarà uno dei caratteri fondamentali di questi laboratori che potranno essere realizzati anche in spazi esterni alle scuole e saranno attivi oltre l'orario scolastico. Saranno luoghi dove i nostri ragazzi potranno scoprire i loro talenti e le loro vocazioni attraverso l'acquisizione di competenze trasversali, conoscenze pratiche e attraverso l'educazione all'autoimprenditorialità. Stiamo costruendo una risposta concreta al tema della disoccupazione giovanile e alla dispersione. Mettiamo in mano agli studenti gli strumenti per orientarsi al lavoro e per crearlo loro stessi con una didattica che guarda ai settori strategici del Made in Italy e legata alla vocazione produttiva, sociale e culturale di ciascun territorio». Tutto bellissimo, tutto necessario. Ma la scuola digitale? La parola compare solo una volta nel testo dell’avviso, quando si dice che «i laboratori territoriali per l’occupabilità fanno un uso strategico delle tecnologie digitali, applicando le innovazioni didattiche e progettuali ad esse connesse». E ci mancherebbe altro.
Photo by Simone Durante per Fondazione Mission Bambini, progetto "Occupiamoci!"
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