Cultura

Tv e Minori, il Comitato diventa monopolio delle emittenti

Le emittenti hanno redatto un nuovo Codice di Autoregolamentazione Tv e Minori, rivedendo quello del 2002. La bozza però non convince i rappresentanti degli utenti all'interno del Comitato, a partire dal fatto che metà del Comitato sarà espressione diretta delle emittenti. E Sky non ha firmato il testo

di Sara De Carli

Dopo tredici anni, sta per vedere la luce un nuovo Codice di Autoregolamentazione Tv e Minori. Una bozza è stata trasmessa il 28 luglio al sottosegretario Antonello Giacomelli. Si tratta di un codice di autodisciplina, redatto dalle stesse emittenti, con l’obiettivo di «migliorare la qualità delle trasmissioni dedicate ai minori, per aiutare le famiglie ed il pubblico più giovane ad un uso corretto della televisione e per sensibilizzare chi produce i programmi alle esigenze dei minori». Dal 2002 ad oggi la tv è molto cambiata e ancora di più è cambiato l’accesso ai prodotti audiovisivi, con forme di visione svincolate da logiche di palinsesto e orario di trasmissione: da qui l’esigenza di rivedere il Codice, indicata come una priorità dal nuovo Comitato Media e Minori, l’organismo che controlla il rispetto e l’attuazione di quel Codice, ricostituito a inizio luglio 2013 dopo un anno e mezzo di vuoto (tra gli ultimi atti, per dire, la segnalazione del passaggio di “Basic Istinct” alle ore 14.36).

Il nuovo Codice però non sembra migliorare il primo, anzi. «Servirebbe un testo moderno e aggiornato, che consenta agli addetti ai lavori di affrontare le sfide poste dalla convergenza e multimedialità e difendere gli adolescenti da un’offerta televisiva sempre più market-oriented», dice Remigio Del Grosso, vicepresidente del Comitato Media e Minori. Un primo problema è che il Codice è stato sottoscritto da tutte le emittenti – Rai, Mediaset, La7, TV2000, Viacom, Discovery, RTL 102.5, Tv Locali-ex FRT, Aeranti-Corallo e REA – tranne SKY Italia, per cui non ci saranno regole da rispettare.

I rappresentanti degli utenti hanno scritto le loro osservazioni, allegate anch’esse alla bozza inviata a Giacomelli. Contestano il fatto che la formulazione dei principi generali nella nuova bozza sia tanto generica da risultare di fatto inutile per un’attività sanzionatoria, visto che «gli impegni sono espressi in termini difficilmente verificabili e non c’è alcuna previsione di controllo»; non è più prevista la possibilità per il Comitato di sospendere un programma; non è più prevista la possibilità che il Comitato contesti la classificazione del programma fatta dall’emittente; la pubblicità dei giochi d’azzardo sarà evitata solo all’interno dei programmi direttamente rivolti a minori, ma non immediatamente prima o immediatamente dopo. Soprattutto il nuovo Codice va a cambiare la composizione del Comitato, aumentando la componente dei rappresentanti delle emittenti e sbilanciando così il Comitato in loro favore. Oggi il Comitato è composto da 15 membri effettivi, in rappresentanza, in parti uguali, delle Emittenti televisive firmatarie del Codice, delle Istituzioni, e degli utenti (anche se di fatto oggi sono 10 titolari); la bozza del nuovo Codice prevede che il Comitato sia formato da 24 membri, di cui 12 in rappresentanza delle emittenti, 6 delle Istituzioni e 6 degli utenti. Le emittenti in più – e solo loro – potranno nominare un supplente.

Durissimo il commento del presidente del’Aiart, Luca Borgomeo: «La bozza di riforma del Codice conferma il disegno di liquidare l’esperienza del Comitato Media e Minori e rendere insignificanti le associazioni di telespettatori, genitori, consumatori, utenti e limitare del tutto l’azione di tutela dei minori davanti alla tv».

Foto di Peter Macdiarmid/Getty Images

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