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Mirabelli: «Ecco come è nato il mio ddl sull’azzardo»

Vita.it aveva svelato come il nuovo disegno di legge nazionale sull’azzardo portasse la firma occulta dei Monopoli. «Nessuno scoop, l’ufficio competente è al Ministero dell’Economia. Ecco perché il testo viene da quegli uffici», sottolinea il senatore PD firmatario

di Lorenzo Maria Alvaro

Il senatore PD Franco Mirabelli, della Commissione Antimafia ha recentemente presentato un disegno di legge nazionale per regolamentare il gioco d’azzardo. Come di consueto c’è stata la conferenza stmpa di rito e poi l’invio alla stampa del testo. Ricevuta anche dal nostro Marco Dotti, il quale osservando le “proprietà” del documento word inviato in allegato al comunicato stampa dalla segreteria di Mirabelli scopre che è di provenienza dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli a firma di Italo Volpe, capo dell’Ufficio amministrativo dell’Agenzia. Naturalmente la scoperta ha dato vita ad una serie di domande e considerazioni che abbiamo pubblicato. Oggi abbiamo deciso di parlare direttamente con Franco Mirabelli.


Cominciamo dal caso Ddl. Ieri abbiamo segnalato come il progetto di legge da lei presentato avesse come provenienza l’Ufficio Amministrativo di Agenzia Dogane e Monopoli. Com’è possibile?
Era chiaro sin dall’inizio, non è infatti mai stato nascosto, che abbiamo presentato un disegno di legge che voleva tradurre, migliorando alcuni aspetti il testo a cui era arrivato il lavoro del sottosegretario Baretta sul decreto scaduto. Non capisco dunque lo stupore nell’apprendere che il testo arrivi dall’Ufficio Legislativo del Mef, che è l’ufficio competente. Sarebbe bastato andare a vedere i testi del decreto che si sono succeduti per capire che quello era il punto di partenza. Da quel punto di partenza noi abbiamo poi tradotto quel decreto in un disegno di legge.

Il fatto che fosse il testo di Baretta fosse il punto di partenza mi sembra evidente…
Ma questa però è la ragione per cui quel file ha questa provenienza

Certo, però questo Italo Volpe, cui è intestato il file, è nell’Ufficio legislativo del Mef in quanto capo dell’Ufficio amministrativo dell’Agenzia Dogane e Monopoli…
Volpe io non so chi sia e non mi interessa. So solo che è la persona che è a capo dell’Ufficio legislativo del Mef e che ha contribuito con Baretta a costruire quel decreto. Se si guarda la Commissione Antimafia di ieri c’erano Baretta e Volpe insieme ed entrambi hanno parlato. Fare di questa cosa dietrologia lo trovo una forzatura. Spero di aver spiegato. Le cose andrebbero discusse nel merito.

Diciamo che il legame con i Monopoli però rimane. in ogni caso, entrando nel merito del testo ci sono alcuni punti che ci sono sempre stati a cuore. Il primo è il divieto alla pubblicità che il suo testo in buona parte recepisce. Il secondo è la competenza territoriale di Regioni e Comuni. Su questo qual è la posizione della vostra proposta?
Mi pare che l’ultima versione del decreto Baretta e la nostra proposta si siano fatte carico ampiamente delle istanze dei territori e degli enti locali. Il punto è non sacrificare a quelle istanze la necessità di avere un coordinamento nazionale che oggi manca. Regole uguali per tutto il Paese. Dopodiché mi pare che traducendo il ruolo alla Conferenza Stato-Regioni e Stato-Comuni e costruendo questa agenzia tecnica di cui fanno parte rappresentati sia delle Regioni che dei Comuni che dello Stato si fa un passo avanti nel momento in cui si dice che tutte le questioni che riguardano il numero, la collocazione delle sale gioco e anche altre prescrizioni rimangano di pertinenza di Comuni e Regioni. Penso che quello che si debba evitare è avere come oggi situazioni in cui il gioco è vietato e altri in cui invece no. C’è poi il tema dell’illegalità, in una situazione frazionata dal punto di vista legislativo e poco chiara è più facile che ci siano infiltrazioni. Detto questo mi sembra che comunque la proposta sia nettamente migliorativa.

Però i fatti non dicono che c’è una situazione poco chiara, confusa o inefficace. I risultati delle leggi regionali anzi hanno numeri eccezionali. Pensiamo alla Regione Lombardia che in un anno ha tagliato 8mila slot e liberato 2mila esercizi commerciali…
Io penso che Comuni e Regioni hanno svolto un lavoro importantissimo. Però di surroga e di supplenza rispetto di una mancanza dello Stato. In presenza di una legge nazionale credo che sia giusto ripartirsi i compiti. Punto. Questo a meno che non decidiamo di fare una riforma costituzionale e dare la competenza sul gioco alle Regioni e mettiamo in discussione la riswerva statale. Ma io non sono d’accordo.

C'è poi il fondo “Buone Cause”. Linkare cioè azzardo e welfare con una tassazione di scopo. Non ci sembra sensato usare i proventi del problema per finanziare chi deve poi mettere una toppa ai danni creati quello stesso problema…
Questo cosa non c’è più. Nel senso che c’è una parte dell’impoziione fiscale di concessionari che viene destinata a campagne di prevenzione e sensibilizzazione. Poi c’è un fondo, che però non è alimentato con i denari dell’azzardo, destinato a chi deve prendersi cura delle ludopatie. Questa parte però non l’ho riguardata perché l’aveva già messo a posto Baretta.

L’ultimo punto riguarda le dichiarazioni di principio. Siamo contrari agli annunci sul ritiro si un numero fissato di slot. Serve una norma chiara e precisa che indichi modalità, tipologia e tempistica del ritiro…
Mi sembra che le norme siano coerenti con la volontà di ridurre di un terzo del numero attuale di macchinette. Per quanto riguarda i bar stabiliamo un numero massimo per esercizio, lo spazio che ogni slot deve avere non inferiore ai sette metri quadrati, ci deve essere una persona responsabile rispetto all’utilizzo dei minori e infine che entro il 2017 tutte le macchine devono avere l’accesso remoto. Questo insieme di norme più il fatto che si introducono una serie di controlli superiori rispetto a prima credo che riducano sensibilmente la possibilità che ci siano slot machine all’interno di locali pubblici.

C’è qualcosa che vuole sottolineare in particolare?
Nella discussione che facciamo dobbiamo essere d’accordo su una cosa. La scelta che ha fatto il Governo, che mi sembrava condivisa, è quella di voler regolamentare il settore. Si può non essere d’accordo naturalmente. A mio avviso però il proibizionismo non è una strada percorribile. Bisogna sapere che è un dibattito che possiamo fare ma non possiamo ogni volta dire che la regolamentazione non basta che perché deve sempre tendere alla proibizione. Piuttosto allora facciamo un tavolo in cui discutiamo di questo.

Mi scusi ma non credo ci sia un’idea proibizionista. Anzi, Il contrario, abbiamo già 15 leggi regionali che funzionano e non proibiscono nulla ma regolarizzano. Se l’alternativa è una legge nazionale che le accantona ecco che nasce la preoccupazione…
Ma non è così. Non nessuna le vuole accantonare. Il proibizionismo sta nel fatto che la discussione non basti mai.

Lei capisce però che se una legge nazionale vede come attore anche un esponente dei Monopoli come Volpe, è normale che ci si allarmi…
Continuo a pensare che le cose vadano verificate nel merito.

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