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Chi è Italo Volpe, l’uomo che vuole la legge nazionale sull’azzardo

«La pratica del gioco, da sempre, per taluno, convive con il soddisfacimento di altri desideri». Così si esprimeva in una circolare Italo Volpe, gran commis al centro dei tentativi di riformare - in che direzione è facile comprenderlo - l'azzardo legale italiano

di Redazione

"Volpe io non so chi sia e non mi interessa. So solo che è la persona che è a capo dell’Ufficio legislativo del Mef e che ha contribuito con Baretta a costruire quel decreto". Sono parole del senatore PD, membro della Commissione Antimafia Franco Mirabelli.

Mirabelli ha depositato due giorni fa un disegno di legge che recava nelle proprietà del file la firma di Italo Volpe. Un disegno di legge che secondo il senatore PD altro non sarebbe che una copia carbone della bozza del sottosegretario Pier Paolo Baretta.

Volpe è un nome che di spessore, per chi se ne intende. Uno che, ad esempio, è riuscito a far trionfare la lobby dei tabaccai su quella dei produttori di sigarette elettroniche. Insomma, un abile conduttore per alcuni, un ostacolo per altri. Un amico dei lobbysti – di quale parte poco importa – per i critici. Un funzionario sconosciuto e fra i tanti per alcuni senatori PD.

Ma chi è Italo Volpe?

Gran commis, magistrato in distaccamento (in sostanza, già questo gli assicura doppio stipendio), Volpe è oggi direttore dell'ufficio normativa e affari legali dell'Agenzia dei Monopoli di Stato, ma la sua storia nell'amministrazione finanziaria viene da lontano.

Risale ai tempi di Vincenzo Visco, nei primi anni Novanta quando si comiciò a "liberalizzare" il gioco d'azzardo in Italia trasformandolo da monopolio in una sorta di duopolio, Stato-Concessionari Col primo a perderci sempre più e i secondi a rincorrere il sogno dei derivati finanziari sui giochi.

Vincenzo Visco non era molto amato dagli italiani, ma questo non ha impedito a Volpe di passare indenne tra governi di centro sinistra, centro destra e centrocentro. La sua consacrazione è avvenuta infatti con con Giulio Tremonti.

Giulio Tremonti considerava Italo Volpe come un professionista con simpatie a sinistra. Forse per via della sua collaborazione con Visco, quando questo era vice ministro all`Economia.

Fabrizio Ravoni su “Il Giornale”, 28 luglio 2014

Sul nome di Volpe i riflettori si sono accesi grazie a un articolo di Sergio Rizzo che, nell'agosto del 2014 titolava: "Il potere delle lobby che ottengono anche i commi ad personam". La ragione dello scandalo era la riforma della Pubblica Amministrazione e il ruolo di riformando e riformatore di Volpe che veniva salvato dai "tagli". Ecco che cosa scriveva Rizzo

Nella riforma della Pubblica amministrazione […] il massimo è quando l’obiettivo di questo lavoro ai fianchi non è nemmeno la difesa di una categoria, ma di una singola persona. Capita così che nello stesso decreto venga reintrodotta una norma con la quale, stabilendo per i magistrati l’obbligo di mettersi fuori ruolo ricoprendo altri incarichi anziché restare in aspettativa, si facevano salve le aspettative attualmente in essere. Quello che è stato da alcuni chiamato «comma Volpe»: avendo individuato in Italo Volpe, magistrato del Tar e direttore delle Dogane con delega sui Giochi, il pressoché unico beneficiario“.

Sergio Rizzo, “Il potere delle lobby che ottengono anche i commi ad personam”, Il Corriere della Sera, 12 agosto 2014

Per Rizzo, Volpe sarebbe un "maestro dei doppi incarichi". Così infatti scriveva in un altro articolo il 24 giugno del 2014, solo un anno fa

ll sessantenne Italo Volpe, magistrato amministrativo già capo del legislativo dell’Economia, è oggi direttore centrale degli affari legali. Con in più un incarico di consulenza della Invimit, società pubblica presieduta dal suo ex collega Vincenzo Fortunato, ex capo di gabinetto dell’Economia per quasi un decennio“.

Sergio Rizzo, “Corriere della Sera”, 24 giugno 2014.

Su Italo Volpe il M5s ha presentato a suo tempo un'interrogazione parlamentare e, sul sito dei deputati del movimento, si legge un profilo di Volpe:

Volpe ha lavorato a lungo con Vincenzo Fortunato nel gabinetto del Ministero dell'Economia e delle Finanze. Volpe e Fortunato firmano le carte della prorogaquadriennale della concessione di Lotto e Superenalotto nel 2004, quando la convenzione con Sisal era in scadenza. Ma, attenzione, non c'era alcun tacito rinnovo. Ciò nonostante l'Aams non fa gara. Il Mef, poi, non fa nulla, anzi, con una nota approva l'iter e la relazione tecnica chi la firma? Volpe e Fortunato.

Ma il ricorso di una società inglese svela il giochino, Aams è costretta a fare la gara (e Sisal vince ma con un aggio ridotto) e la Corte di conti, dopo anni, dice che, nel frattempo, lo Stato ha "perso" da 70 a 700milioni di euro. Proprio l'uomo giusto al posto giusto.

blog “Beppegrillo.it”


Note e ben conosciute – ma evidentemente non a tutti – sono le posizioni di Volpe contrarie a restrizione e normative regionali che "producono danno erariale". Peccato che quel "danno erariale" siano, per le famiglie dei giocatori, meno debiti e meno problemi.

Marco Menuini, sul SecoloXIX, riporta la reazione scritta di Volpe al caso del divieto che colpiva la somministrazione di bevande e l'autorizzazione a fumare nelle sale gioco (cibo e fumo sono fattori dipendentizzanti, anche quando le bevande non sono alcoliche ma introducono un craving, come sanno tutti i clinici liberi da "doppi vincol"i di mandato)

I divieti, ipotizzati, riguardanti il divieto totale di fumo e di mescere alcolici nei mini-casinò di quartiere. E qui il ragionamento espresso nel documento firmato dal direttore degli affari legali Italo Volpe dell’Aams raggiunge vette inarrivabili. Attira l’attenzione sui previsti divieti di alcol e spiega: «È di comune conoscenza, ovvero di facile intuizione, che la pratica di alcune attività (ludiche o a componente ludica o comunque implicante individuale soddisfazione) è suscettibile di essere incisa, o comunque fortemente disturbata, da condizionamenti della condotta propria del soggetto che le pratica». Non si capisce un granché ma ci proviamo: chi gioca non vuole rotture di scatole, come impedimenti o divieti.

Marco Menuini da “Il Secolo XIX”, 5 ottobre 2014

La pratica del gioco, da sempre, per taluno, convive con il soddisfacimento di altri desideri, quali il fumo e l’assunzione di bevande non analcoliche

Italo Volpe [fonte: Il Secolo XIX, 5 ottobre 2014]

Preoccupazione di Volpe, sull'azzardo legale, è sempre stata quella di "tutelare le entrate erariali". Ora sappiamo che le leggi regionali hanno avuto un esito positivo nel contrasto all'azzardo come fenomeno socialmente distorto. Questo ha ovviamente avuto un impatto anche sulle casse dello Stato, che comincia a sentire il colpo: meno gente sperpera denari in azzardo in Lombardia, Veneto o Friuli Venezia Giulia, meno soldi Stato e privati incassano.

Pare evidente, allora, che la principale preoccupazione tanto della Bozza Baretta, quanto della sua fotocopia-Mirabelli non possa andare che in una direzione contraria: legare le mani alle Regioni No Slot.

La chiameranno "uniformazione", "armonizzazione", la chiameranno come pare e piace a loro, per indorare la pillola, ma il discorso è questo; dobbiamo incassare di più. A spese di chi è facile capirlo.

Volpe io non so chi sia e non mi interessa. So solo che è la persona che è a capo dell’Ufficio legislativo del Mef e che ha contribuito con Baretta a costruire quel decreto

Franco Mirabelli, senatore PD

Solo un anno fa, Volpe dichiarava: “In un paese come la Grecia si sta ragionando in modo scientifico su azioni utili per la regolamentazione del gioco”. Sappiamo come sono andate le cose, anche col FMI che chiedeva alla Grecia una detassazione dell'azzardo legale che Tsipras invece vuole alzare (qui la notizia). Evidentemente, in un anno il vento è cambiato. Speriamo cambi presto anche da questa sponda del Mediterraneo, perché di giochi delle tre carte non se ne può proprio più.

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