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La grande impostura di un azzardo che non vogliono chiamare azzardo

Le parole sono importanti, urlava Nanni Moretti in "Palombella rossa". Talmente importanti che c'è chi investe denaro e tempo sulle parole per deformarle e svuotarle: è il caso della lobby dell'azzardo legale che preferisce parlare di "gioco pubblico" o di "gioco con alea con posta in denaro". Ma dietro le parole, osserva Maurizio Fiasco, si nasconde un'amara verità: il tradimento degli intellettuali che, lavorando alla manipolazione di quelle parole, hanno finito per tradire la Costituzione e il patto di convivenza.

di Maurizio Fiasco

Non parliamo di gioco d'azzardo, parliamo del “gioco (pubblico) con alea con posta in denaro”. Un esametro se ci pensate: “gioco con alea con posta in denaro”. Un esametro che va studiato bene. Che cos'è dunque il “gioco con alea con posta in denaro”? Una cosa bella, si direbbe. Perché dobbiamo chiamarlo “azzardo”? Perché lo dobbiamo sempre evocare con questa definizione? Le parole, diceva Nanni Moretti, sono importanti. Se vuoi generare delle emozioni, devi usare certe parole. Le emozioni generano pensieri.

GIOCO CON ALEA CON POSTA IN DENARO

Così, tra parole e emozioni, nell'ottobre dello scorso anno abbiamo rischiato per un pelo che calasse la saracinesca anche sulla legittimità e all'opportunità, di tenere incontri come questo. E come l'abbiamo rischiata, questa possibilità? L'abbiamo rischiata perché si è arrivati a firmare una premessa terminologica. Con un atto contrattuale – un protocollo di intesa – si è arrivati a decidere come doveva essere chiamato quello che noi, con una parola “brutta”, chiamiamo gioco d'azzardo.
Nell'ottobre 2014, fu firmato un protocollo – poi revocato – tra l'organizzazione dei concessionari del “gioco con alea con posta in denaro” e un raggruppamento di persone – anche molto volenterose e rispettabili – che così inizia: «Premesso che nel dibattito pubblico si è nel tempo consolidata la prassi di utilizzare la dizione “gioco d'azzardo” per identificare generalmente la scommessa, la lotteria nonché il gioco con alea con posta in denaro, tutto ciò premesso le parti che in seguito vengono descritte adotteranno la dizione gioco con alea con posta in denaro per identificare le tipologia di attività di gioco, scommesse, lotterie ed altro autorizzate dalle preposte autorità». E qui, dal poetico, si arriva al burocratese, con quel “dalle preposte autorità”.
Quando ci si trova di fronte a una “preposta autorità” che cosa si può fare? Ti senti non più cittadino, ma suddito. Quella è infatti una “preposta autorità”, cioè posta davanti e tu, come persona, sei one-down, non one-up.

L'ESAMETRO SCOMPOSTO

Veniamo all'esametro. Scomponiamolo:

1) “Gioco “designa un valore ludico.

2) “…con alea”: qui abbiamo la combinazione del gioco – l'aspetto euforizzante, gratificante – col caso, ossia la sorpresa non determinabile diversamente presente anche nei giochi agonistici o di abilità, dove sempre permane un frammento di alea. Gioco con alea, quindi.

3) “Con posta in denaro”. Che cosa si intende, all'interno di questo esametro, con l'espressione “(gioco con alea con) posta in denaro”? Si intende il ticket, il biglietto che si deve pagare per partecipare a un intrattenimento divertente. In altre parole, è il prezzo che remunera l'offerta di gioco.

In quello che forse è il più bel libro che sia stato scritto sull'argomento. Addiction by design di Natasha Dow Schüll,[1] si racconta di come, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, sollecitati dalla compagnie dell'azzardo statunitense che “ripulivano” molti guadagni industriali, si prese a usare il termine gaming, anziché gambling.
Il gambler è colui che artifizia, che inganna. Rimandava, in sostanza, a una certa immagine del gioco d'azzardo che si voleva togliere di mezzo. Invece il gaming è il gioco, è il settore del gioco. Dopo questo investimento semantico, anche i mass media presero a definire l'industria del gambling come settore del gaming. Quindi c'è stata una sequenza retorica.

RETORICHE DELL'IGNAVIA

La retorica era l'arte dell'apologia, con la quale nell'antica Grecia si sostenevano le parti in causa in un giudizio. Poi è diventata l'arte dell'argomentare, l'arte di usare le parole, l'arte di organizzare un discorso. La retorica è oggi diventata il linguaggio prevalente della politica. Se osserviamo i talk show che cosa vediamo? Vediamo una grande tenzone retorica che si articola con razionalità. Ma oltre alla politica e alla retorica, attorno a questo grande tema dell'azzardo c'è stata una terza componente: l'ignavia. L'ignavia degli intellettuali, la trahison des clercs per dirla con Julien Benda.
Avvocati, economisti, sociologi, pensatori… vi viene in mente qualcuno tra coloro che pesano nell'opinione pubblica che abbia alzato la voce negli anni scorsi dinanzi a questo problema? Adesso abbiamo economisti, sociologi, pensatori di movimento, di battaglia. Non parlo di loro, ma dei grandi soloni. Eppure, se un euro su dieci, in Italia, finisce nell'azzardo, questo ha delle conseguenze sul piano macroeconomico. Perché non se ne sono accorti? Per caso, tra questa spesa eccessiva e la recessione che da otto anni perdura in Italia, vi sia qualche relazione? “Per fortuna” che di là dell'Adriatico abbiamo la Grecia, altrimenti saremmo rimasti gli unici in Europa a permanere nella recessione.

Siamo la seconda potenza industriale dell'Europa eppure questa seconda potenza industriale continua a essere in recessione. Esiste per caso una correlazione tra il fatto che la domanda di beni e servizi rimane molto bassa e il fatto che, nel giro di un decennio, si è quintuplicato il giro del gioco d'azzardo? Per caso nell'accumularsi delle sofferenze del mondo bancario, in tutto il meccanismo dei derivati, c'è qualche cosa che si deve allo strumento finanziario creato per consentire l'espansione del gioco (ovvero – è un po' più complessa, ma spieghiamoci così – i soldi prestati ai concessionari per entrare nel gioco)? Perché i professionisti tacciono?

Allora, l'imposizione di un lessico, di una retorica, la definizione di un tema transita in termini come skill game (gioco di abilità) o videogame. Nella Legge Finanziaria del 2002 che istituì le slot machine, le slot machine che ora si chiamano col loro nome, venivano però chiamate «videogiochi a gettone con vincita massima di 50 euro determinata dall'esercizio dell'abilità fisica, mentale e strategica». Capite quanto è importante il linguaggio?

“GIOCA CON MODERAZIONE”

Ma non è finita, perché negli ultimi anni si è andati ben oltre con le parole. Prendiamo la definizione di “spesa degli italiani”: Che cos'è questa “spesa degli italiani”? È quello che resta al netto del pay out. Ecco un'altra parola, pay out. Ma che cos'è il pay out? È la quota non trattenuta dall'Erario, dai concessionari, dagli esercenti e dalla criminalità che entra nel meccanismo delle remunerazioni, delle gratificazioni, dei premi. Solo che non è una mutua: non è che la spesa degli italiani è solo la quota trattenuta da chi guadagna nel settore e l'altra parte viene restituita e poi ognuno se ne torna a casa sua. Ad esempio: spendi 100 e 75 va alle vincite. Non è proprio così.
Se tutti ci mettiamo a giocare, spendendo 100 euro, non è che tutti poi usciranno dalla stanza con 75 euro, avendo di fatto pagato un biglietto di 25 euro per il “divertimento”. Ci sarà qualcuno che continuerà a giocare quando noi ce ne andiamo e una parte che se ne andrà a tasche vuote.

Gioca con moderazione, ci dicono. Ma bisognerebbe dire “gioca d'azzardo con moderazione” affinché tutti possano comprendere l'ossimoro. O meglio, così dicendo tutti potrebbero comprendere che si tratta di un'ingiunzione a doppio vincolo logico, ovvero di un'ingiunzione che non può essere obbedita se non disattendendola.

“Gioca d'azzardo con moderazione”… Già il gioco d'azzardo, per definizione, è un comportamento non moderato né razionale. Ma proprio il gioco moderato, inteso stavolta come gioco di somme moderate ma ripetute “n” volte, dove si intercala la gratificazione con l'afflizione della perdita (tutti, se compriamo molti Gratta & vinci, ne troveremo alcuni con una vincita, o meglio con un rimborso che non equivarrà certamente alla somma che ho perso). In questo breve catalogo di slittamenti semantici non possiamo non includere il termine ludopatia, letteralmente afflizione da gioco.
Nella Legge Finanziaria del 2008 fu modificato l'articolo 110 del Testo Unico delle Leggi di Polizia (TULPS). Se un agente di polizia vedeva o vede qualcuno che gioca d'azzardo, anche con una slot machine, dovrebbe intervenire in base al diritto di polizia, ossia al TULPS. Ma che cosa è accaduto nel 2008?
Le slot machine, si legge dopo quella modifica, non sono macchine per il gioco d'azzardo e, di conseguenza, un agente di polizia non ha il dovere di intervenire se le vede in un locale pubblico. Perché non sarebbero macchine per il “gioco d'azzardo?”. Perché insieme all'elemento aleatorio sarebbero «presenti anche elementi di abilità che consentono al giocatore di scegliere successivamente all'avvio della partita la propria strategia selezionando le opzioni di gara più favorevoli tra quelle proposte dal gioco». Che cosa ci dice questa frase? Fate voi. Io vorrei non occuparmene più di “gioco”, ma dinanzi a una simile aberrazione non si può non studiare la microfisica del fenomeno, non è possibile non farlo.

SCIAMANI DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI

Poi si arriva all'arruolamento degli sciamani, ossia di quei chierici che dovrebbero contribuire a sviluppare un approccio critico e invece contribuiscono alla grande impostura nell'età della menzogna in politica, per citare Hannah Arendt.
Una studiosa dell'Osservatorio sul Gioco, il 27 dicembre scorso a Salerno, ci dice allora che «dalle indagini ricavate dai Sert» capiamo che «il giocatore patologico per oltre il 95% è un pluridipendente: fuma, assume droga e fa shopping compulsivo», ovvero «la sua struttura psicologica è già predisposta alla dipendenza determinata proprio da fragilità pregresse e stratificate. Il gioco occupa un vuoto esistenziale che altrimenti non si saprebbe come riempire».
Nell'ultima Legge di Stabilità è previsto 1 milione di euro per l'installazione di appositi sistemi di sorveglianza per cui, arrivato il “ludopatico” davanti alla macchinetta, scatti un allarme e lo si allontani in quanto già predisposto ovvero fumatore, tossicodipendente e via dicendo. Bisogna prendere questa popolazione e enuclearla.
Ho chiesto a un mio amico che è stato un importante primario di chirurgia toracica se, i suoi pazienti più gravi, fossero tutti fumatori. La risposta è stata chiara: erano fumatori. Poi gli ho chiesto se per caso abitassero accanto a siti particolarmente inquinati o inquinanti e in effetti, ha aggiunto il mio amico, era proprio così. Il fatto che fumassero, gli ho chiesto, è stato determinante per far loro sviluppare un tumore? Certo che ha contribuito.
Allora, concluderebbe qualcuno, che cosa c'entra l'eternit, che cosa c'entra l'inquinamento a Taranto o a Casale Monferrato… Se a Taranto o a Casale Monferrato – gli ho detto – avessimo potuto selezionare la forza lavoro tra coloro che, pur fumando, non avevano per predisposizione ad ammalarsi, selezionando la forza lavoro più sana, efficiente, resistente, in sostanza escludendo i “predisposti”, allora non avremmo avuto l'ecatombe a cui abbiamo assistito, ecatombe in cui non hanno colpa alcuna coloro che facevano affari su quei lavoratori… Il mio amico ha sgranato gli occhi e mi ha dato del pazzo. Ma – ironia a parte – è del tutto evidente che se escludiamo le responsabilità ambientali di chi inquina, finiamo per individualizzare la malattia come un tempo si individualizzavano il peccato o la colpa.

GIOCO D'AZZARDO INDUSTRIALIZZATO E DI MASSA

Arriviamo a un punto chiave che faccia chiarezza in tutta questa confusione. Che cos'è che cos'è questo gioco d'azzardo industrializzato e di massa, che qualcuno vorrebbe chiamare “gioco con alea etc etc.” e altri gaming? E perché, soprattutto, è una violazione palese dell'ordinamento costituzione italiano?

Questo gioco d'azzardo, ricordiamolo sempre, non si è sviluppato in assenza di regola, come racconta una certa vulgata. Questo gioco d'azzardo industrializzato e di massa di è sviluppato in presenza e, quindi, pervertendo le regole, in particolare la norma primaria posta a base della nostra convivenza: la Costituzione.

Questo gioco ha invaso la nostra società attraverso una palese violazione delle regole e attraverso plateali normative promozionali. Il gioco d'azzardo industrializzato e di massa è un gioco che combina alea, ovvero l'elemento casuale, con le tecnologie. E questa è già una differenza: la tecnologia rende programmabile il gioco.
Per questo – anche per questo – prevalgono i giochi a remunerazione modesta ma raggiungibili da tutti, con una gratificazione intermittente (si vince e si perde poco, nella singola partita o col singolo biglietto) e viene di conseguenza meno il valore compensatorio della vincita e dell'attesa della fortuna(il 13 al Totocalcio di un tempo, per capirci).

Diceva Matilde Serao: la sera del sabato incontrate una signora affranta, come se il marito l'avesse lasciata. Semplicemente, i suoi numeri non sono usciti al lotto. Ma il lunedì, ricominciava a ricostruire una fantasia, ricominciava a pensare ai numeri dell'estrazione seguente, non accorgendosi di vivere, nella città più soleggiata del mondo, in un tugurio senza luce, fetido, umido. Dimentica tutto, perché la sua mente è proiettata verso i numeri del sabato. Questa attesa ha un valore compensatorio – ovviamente non accettabile per noi progressisti – ma questo valore compensatorio è sparito.

Si è estinta la fortuna, si è estinta l'attesa della fortuna, si è estinto persino il pensiero magico perché, attraverso la combinazione della tecnologia e l'uso esplicito dei risultati delle scienze cognitive e del comportamento, industrialmente, senza alcuna protezione, in spregio della Costituzione, si sono introdotte su larga scale le tecniche e i sistemi del condizionamento operante, ossia dell'induzione delle persone a ripetere meccanicamente dei comportamenti secondo i metodi di B. F. Skinner. Su questi comportamenti si è poi costruito un mercato finanziario derivato. Un'esperienza, quella del gioco di massa, a bassa soglia di accesso che impegna sempre più tempo di vita. Ricordiamo che ci sono due modi per contabilizzare il gioco: il denaro (tanto) e il tempo (tantissimo) che occorre per spendere quel denaro. E il tempo è scarso quanto il denaro. È il tempo di vita.

Dove andiamo finire? Andiamo a finire che vengono violati i seguenti articoli della Costituzione: Articolo 3; articolo 32; articolo 41; articolo 47.

Tutta una serie di principi costituzionali, che vanno dalla tutela della salute alla promozione della persona, la libertà di iniziativa privata purché non in contrasto con la dignità umana e ai principi chiave del nostro ordinamento, fino alla tutela del risparmio e un sistema tributario informato alla progressività vengono sopraffatti da questo gioco d'azzardo di massa. Un azzardo di massa che vede, tra le altre cose, una tassa sul consumo che arriva all'8% medio.

Questo essere contro le regole non poteva essere ignorato dalla retorica della politica, perché la Corte Costituzionale in una sentenza (numero 237) del 1975, lo aveva detto con chiarezza ribadendo il principio di divieto dell'apertura di sale da gioco, motivando la propria decisione proprio in base all'articolo 41 della Costituzione che prevede che l'iniziativa privata è libera, ma non può svolgersi a danno della salute.

“Non contrastano con l'autonomia e l'iniziativa privata”, motivò nel 1975 la Corte Costituzionale, “quei limiti che a questa la legge ponga, in funzione dell'utilità sociale e per impedire che possa derivarne danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana”. L'iniziativa privata è libera, ma non può svolgersi in contrasto con elementi con i quali “mal si concilia, per gli aspetti che gli sono propri, il gioco d'azzardo”.

Si tratta di riprendere nelle nostre mani il destino di tale questione, ripristinare un livello minimo di rispetto della legge, richiamare alla responsabilità oltre che la classe politica, anche tutto l'universo mondo che nell'ignavia, nel silenzio ha consentito la costruzione di quella che – chiamiamo le cose con il loro nome – è una grande, prolungata, infinita impostura.

* * *

Maurizio Fiasco, sociologo, Presidente di Alea, l'Associazione per lo Studio del gioco d'azzardo e dei comportamenti a rischio, è consulente della Consulta Nazionale Antiusura. Il presente articolo è la trascrizione dell'intervento del professor Fiasco, tenuto al Teatro Rasi di Ravenna il 14 febbraio 2015, nel corso del convegno "Per non morire di gioco d'azzardo".


[1] Natasha Dow Schüll, Architetture dell'azzardo. Programmare il gioco, costruire la dipendenza, traduzione di Irene Sorrentino, a cura di Marcello Esposito e Marco Dotti, Luca Sossella editore, Roma 2015 in corso di pubblicazione.

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