Politica

Bobba: «Mafia Capitale? L’Authority non è la soluzione»

Intervista al sottosegretario al Welfare dopo la chiusura della prima parte del dibattito al Senato: «Sul servizio civile pensiamo a un rafforzamento delle gestione centrale, mentre sull’impresa sociale non prevedo modifiche al testo»

di Redazione

No all’Agenzia, centralizzazione della gestione del servizio civile e via libera all’impresa sociale così come definita nel testo approvato dalla Camera dei deputati. Sono questi alcuni dei punti fissati dalla replica del sottosegretario al Welfare, Luigi Bobba in chiusura della prima tornata di lavori in commissione affari costituzionali sulla legge di riforma del Terzo settore in attesa della presentazione degli emendamenti (termine fissato al 9 luglio). L’intervista.

Sottosegretario ieri il suo intervento in Commissione si è focalizzato su cinque punti. Vediamoli insieme. Partiamo dalle ragioni che vi hanno spinto a scegliere lo strumento della delega…
Noi avevamo due esigenze. Da una parte il riordino e la revisione legislativa su una materia trattata in modo confuso e talvolta contraddittorio. E dall’altra la necessità di dare una prospettiva di innovazione rispetto al ruolo che il comparto del non profit e dell’economia civile giocherà nel prossimo futuro nella nostra società. Per questo abbiamo bisogno di una delega ampia.

Seconda questione: c’è chi sostiene che questa norma avrà l’effetto di rendere complicata la vita a chi vuole associarsi, insomma di restringere il perimetro del non profit. Non sarebbe un’assurdità?
Il diritto di associarsi non è in discussione, del resto lo prevede l’articolo 18 della Costituzione. Il tema vero è un altro: distinguere a chi dare sostegno e in quale modo farlo. Del resto fin dalle Linee Guida era dichiarato che uno degli obiettivi della legge era quello di separare il grano del loglio.

Capitolo Authority. Il movimento 5 stelle dopo la seconda tornata di arresti di Mafia Capitale è tornato con forza a chiederne l’istituzione, il Forum del Terzo è d’accordo. La sua istituzione era anche prevista dalle stesse Linee Guida che citava poc’anzi…
Abbiamo deciso di imboccare una strada diversa, del resto non credo che l’istituzione dell’Authority possa essere la panacea di tutti i mali. L’assetto che abbiamo in mente è il seguente: le funzione di indirizzo e monitoraggio saranno in capo alla presidenza del Consiglio che si appoggerà a un Consiglio nazionale del Terzo settore, che lavorerà sul modello del Consiglio nazionale consumatori. La funzione di controllo sarà invece gestita in una duplice ottica. Le organizzazioni con bilancio al di sotto di una certa soglia, diciamo 30mila euro, ovvero i 2/3 delle 301mila non profit italiane, se aderiranno a certi criteri saranno in prima istanza sottoposti a verifiche di bilancio da parte degli organi di secondo livello, penso in particolare ai Csv. Chi a dimensione più grandi invece ricadrà sotto la competenza diretta del ministero del Lavoro. In questo senso un’attenzione particolare sarà riservata a quel 4,5% di onp (circa 14mila) che fatturano l’81,7% del Pil prodotto dal settore.

Veniamo al servizio civile universale…
Qui l’idea è rafforzare l’impostazione nazionale dell’istituto. Per intenderci: non si dovranno più verificare casi, come è successo per l’ultimo bando, per cui a causa della mancanza di progetti dieci regioni sono rimaste con in borsa finanziamenti che non si sono tradotti in posti/volontario. Occorre una regia centrale che renda i meccanismi più efficienti.

Infine l’impresa sociale su cui il dibattito si è di nuovo infiammato dopo gli ultimi scandali…
Partiamo da due dati di realtà. Il primo: come rivela l’ultimo rapporto Iris Network ci sono 85mila organizzazioni non profit che pur non avendo la forma di impresa realizzano oltre il 50% del loro bilancio attraverso la vendita di beni e servizi sul mercato. Io credo che fornire agevolazioni che la 155/2006 non offre a queste realtà possa essere una leva di sviluppo importante. Secondo: se non chiudiamo gli occhi davanti all’evidenza già oggi vediamo che molti servizi di welfare sono appaltati al profit puro. Io credo che mettere sul piatto una nuova forma di impresa sociale, possa essere conveniente dal punto di vista dei cittadini.

Quindi non si cambia il testo uscito dalla Camera?
L’idea è di proseguire su quella strada.

Nell’ultimo comitato editoriale a cui hanno partecipato i rappresentanti di 65 onp, visti i tempi lunghi della discussione in Senato qualcuno ha paventato l’ipotesi che prima o poi «anche Bobba si scoccerà e mollerà il colpo»…
Sono una persona tenace. Non credo proprio che questo possa accadere

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