Sostenibilità

Ecologia integrale ed educazione ambientale, le nuove sfide dell’enciclica

Ambiente e società, per Papa Francesco, sono due aspetti inscindibili della stessa realtà: la Terra, maltrattata e saccheggiata, si lamenta e i suoi lamenti si uniscono a quelli dei poveri di tutto il mondo. È questo uno degli aspetti più interessanti dell'enciclica per cui la complessità e l'ampiezza dei cambiamenti in atto non consentono approcci specifici e particolari; le soluzioni vanno trovate con un metodo onnicomprensivo

di Marco Angelillo

Ambiente e società, per Papa Francesco, sono due aspetti inscindibili della stessa realtà: la Terra, maltrattata e saccheggiata, si lamenta e i suoi lamenti si uniscono a quelli dei poveri di tutto il mondo. Un passo della nuova enciclica verde lo afferma con chiarezza: «Quando parliamo di ambiente facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. Le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà».

Cambiamenti climatici, inquinamento, scarsità delle risorse primarie e crisi sociali ed economiche, dunque, vanno affrontati insieme con un'attenzione particolare agli ultimi: «Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura».

È questo uno degli aspetti più interessanti dell'enciclica Laudato si', Sulla cura della casa comune, argomentato con un linguaggio piano e comprensibile ai più. La complessità e l'ampiezza dei cambiamenti in atto non consentono approcci specifici e particolari; le soluzioni vanno trovate con un metodo onnicomprensivo, con un'ecologia integrale che consideri, appunto, l'interazione dei sistemi naturali con i sistemi sociali. E in questa ricerca delle soluzioni il Papa chiama in causa ogni livello della società, dal singolo individuo alle Istituzioni nazionali e internazionali, dal mondo scientifico a quello economico, dalle Chiese cristiane a tutte le religioni della Terra. Nel suo accorato appello per salvare l'Arca e i suoi naviganti Francesco dedica un intero capitolo all'importanza dell'educazione: «Emerge così una grande sfida culturale, spirituale e educativa che implicherà lunghi processi di rigenerazione». Nella sfida educativa coinvolge le scuole, i mezzi di comunicazione, la politica, le associazioni. Il messaggio è sintetizzato bene dal cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, che ha collaborato alla stesura dell'enciclica: «Il Papa incoraggia le buone pratiche, le piccole azioni a livello locale. Non si rivolge solo ai singoli cittadini, ma anche alle organizzazioni della società civile. La conversione ecologica riguarda tutti, le responsabilità sono di tutti, dal locale al globale, dal Nord al Sud del mondo».

La lettera riconosce la presenza di una «innumerevole varietà di associazioni che intervengono a favore del bene comune, difendendo l’ambiente naturale e urbano». Che il degrado ambientale e quello sociale siano due facce della stessa medaglia l'hanno capito in molti e il Papa ne riconosce e ne valorizza l'impegno e la costanza. In Italia, una delle associazioni che sta cercando di coniugare educazione e ambiente di vita è Save the Children, con progetti che partono dalle necessità più urgenti. Le parole di Giorgia, 17 anni, di Palermo, esprimono un bisogno esistenziale: «Oggi ciò che manca di più nella nostra realtà è lo spazio. Uno spazio fisico ma anche mentale, che significa possibilità, futuro e speranza». Lo spazio della periferia, quello di molti quartieri-isole lontane da tutto e da tutti, è spesso degradato o inesistente: «Con l'amministrazione di Roma – afferma Matteo Mennini, coordinatore dei Punti luce della Capitale – stiamo provando a disegnare cose che diano un senso alla dimensione di periferia, recuperando alcuni spazi pubblici e mettendo in rete le migliori esperienze del territorio».

Sullo stesso fronte lo scautismo coniuga ambiente e ragazzi da più di cento anni. “Gli scout amano e rispettano la natura” è uno dei dieci articoli della Legge che accomuna tutto il movimento mondiale. Marilina Laforgia e Matteo Spanò, presidenti dell'Agesci, l'associazione degli scout cattolici italiani, commentano così l'esortazione educativa contenuta nella lettera di Francesco: «Il Papa ha chiesto alla nostra associazione di costruire ponti invece che muri. Ci ha invitato a interagire con le realtà dei territori superando varchi e confini, con coraggio e competenza. Lo interpretiamo come un nuovo modo di mettersi in rete, per lasciare un mondo migliore alle nuove generazioni, uno dei nostri obiettivi educativi da sempre. Nessuno fa niente da solo».

L'amore civile e politico, l'educazione al bello, alla pace e alla gioia, la cultura della cura, il recupero della spiritualità ecologica sono i pilastri per accelerare quella conversione ecologica auspicata dal Papa, quanto mai urgente e improcrastinabile.

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