Politica
Export di armi: è ora di tornare alle buone prassi di Andreotti
La relazione Dc del 1991 riportava in chiara successione tutte le informazioni necessarie per esercitare il controllo parlamentare. Nello specifico: la quantità, il valore, la tipologia dettagliata del sistema d'arma e il paese destinatario delle autorizzazioni rilasciate alle aziende per esportare armi e sistemi militari
Il 30 marzo scorso, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Graziano Delrio ha inviato alle competenti Commissioni di Camera e Senato la “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” riferita all'anno 2014. Il documento, che non è ancora disponibile sui siti delle Camere (quando lo sarà, lo si troverà in queste sezioni del Senato e della Camera), è rilevante non solo per i suoi contenuti ma soprattutto perché è la prima Relazione di cui il Governo Renzi ha piena e totale competenza e titolarità.
La precedente Relazione inviata alle Camere lo scorso giugno, pur essendo stata firmata dal Sottosegretario Delrio, riportava infatti le operazioni autorizzate e svolte nel 2013, cioè le operazioni di cui erano stati titolari i governi Monti (in carica dal 16 novembre 2011 al 27 aprile 2013) e Letta (in carica dal 28 aprile 2013 al 21 febbraio 2014). Delrio inviò alle Camere quella Relazione relativa all’anno 2013, con un certo ritardo (fu consegnata a giugno del 2014) e nel periodo intercorso il governo Renzi avrebbe potuto apportare delle modifiche al testo: ma alla luce dei fatti – la principale relazione del Ministero degli Esteri riporta la firma del precedente Ministro degli Esteri, Emma Bonino – si può chiaramente dedurre che le modifiche siano state marginali.
La Relazione inviata alle Camere lo scorso marzo è perciò il primo atto ufficiale del governo Renzi in questa materia. È pertanto necessario considerarla attentamente non solo per valutare le operazioni autorizzate dal governo Renzi relative alle esportazioni di armi e sistemi militari, ma soprattutto per valutarne il grado di trasparenza. Un valore, la trasparenza, ripetutamente sottolineato dall’attuale premier tanto da indurlo a far predisporre il portale “passodopopasso” per rendere note le attività del governo, anche se – a differenza di quanto si può pensare – raramente ricorre tra gli hastag e le parole più usate nei suoi famosi tweet.
La relazione sulle esportazioni di armamenti
La “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” è un documento ufficiale che ogni governo – in ottemperanza alla Legge n. 185 del 1990 (art. 5) – è tenuto a predisporre e inviare alle Camere entro il 31 marzo. Per capire la funzione di questa Relazione è necessario illustrare, almeno brevemente, la legge che l’ha introdotta e la sua portata storica. La Legge n. 185 del 9 luglio del 1990 ha introdotto in Italia “Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”. La parola fondamentale è “controllo”.
Fino a quel momento, e per quasi 50 anni, era infatti sostanzialmente rimasto in vigore il Regio Decreto n. 1161 dell’11 luglio 1941 (firmato da Mussolini, Ciano, Teruzzi e Grandi) che aveva sottoposto l’intera materia al “segreto di Stato” sottraendola ad ogni controllo del Parlamento. Solo a metà degli anni Settanta furono emanati dal Ministro del Commercio con l’Estero due decreti (uno dei quali peraltro non venne mai pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale) che resero note alcune esportazioni di materiali bellici. Ma fu solo grazie alla forte mobilitazione di un ampio movimento della società civile e dell’associazionismo laico e cattolico, ed in particolare alla campagna “Contro i mercanti di morte”, che dopo diversi anni di intenso lavoro parlamentare durante due legislature, nel 1990 il nostro paese arrivò finalmente a dotarsi di una legge sul controllo delle esportazioni di armamenti: la Legge n.185 del 1990.
Questa legge si caratterizza per tre aspetti:
1) innanzitutto, richiede che le decisioni sulle esportazioni di armamenti siano conformi alla politica estera e di difesa dello Stato «secondo i principi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» elencando una precisa serie di divieti (art.1);
2) in secondo luogo, ha introdotto un sistema di controlli da parte del Governo, prevedendo specifiche procedure di rilascio delle autorizzazioni prima della vendita e modalità di controllo sulla destinazione finale degli armamenti;
3) infine, richiede al governo di inviare una dettagliata informazione al Parlamento attraverso una Relazione annuale predisposta dal Presidente del Consiglio dei Ministri che comprenda le relazioni (allegati) dei vari ministeri a cui sono affidate diverse competenze in materia di esportazioni di armamenti. (art. 5).
Pur essendo stata ripetutamente modificata, anche per recepire le nuove direttive europee sui trasferimenti intracomunitari di sistemi militari, la legge 185/1990 ha conservato nel corso di questi 25 anni i suoi caratteri essenziali. Il primo consiste nell’affidare all’esecutivo nel suo insieme, e ai vari ministeri che hanno competenze in materia (Esteri, Difesa, Dogane, Finanze e Tesoro, Industria e Sviluppo ecc.), diversi e specifici compiti in modo da favorire la collaborazione tra le amministrazioni ma anche per ridurre il rischio di illeciti e di pratiche collusive e corruttive. Il secondo, attraverso l’invio alle Camere di una dettagliata Relazione annuale, sta nel permettere al Parlamento di svolgere il proprio ruolo di verifica e di controllo dell’attività dell’esecutivo. E, di conseguenza, di favorire il controllo attivo anche da parte delle associazioni della società civile che furono, è bene ricordarlo, le principali promotrici di questa legge.
La Relazione del governo Andreotti
E’ stato Giulio Andreotti il primo Presidente del Consiglio ad inviare alle Camere, il 9 maggio 1991, la prima Relazione sulle esportazioni di armamenti. Pur scusandosi del fatto che “in questa prima Relazione relativa all’attuazione della legge 185 del 1990 non è stato ancora possibile corrispondere analiticamente a tutte le indicazioni” (p. 28), le informazioni che la Relazione fornisce sono chiare e complete. E’ sufficiente uno sguardo alla prima pagina della “Tabella delle Autorizzazioni” (qui in .jpg) per capire, con estrema facilità, che nel 1990 sono state rilasciate 16 autorizzazioni all’esportazione di sistemi militari per Abu Dhabi di cui si possono conoscere i dettagli precisi: tra le varie ne figura una (n. 295876) del 90/02/16 (notate c’è la data precisa) rilasciata alla ditta Beretta per l’esportazione di 150 pistole mitragliatrici cal. 9 PB (para bellum) e accessori del valore di 59.911.000 lire ed un’altra (n. 643466) rilasciata il 90/11/29 alla Valsella per 26.066 mine (con relative specifiche) per un valore complessivo di lire 2.155.504.000.
Informazioni chiare, semplici, comprensibili anche ai non addetti ai lavori. Che permettono un controllo puntuale da parte del Parlamento dell’attività autorizzatoria dell’esecutivo: a fronte di questa Relazione un parlamentare avrebbe potuto chiedere la giustificazione di quelle 10.750 tra pistole e mitragliatrici vendute all’Algeria considerato che proprio in quei giorni in Algeria si erano verificati arresti forzati e scontri che portarono presto alla “guerra civile”; o la ragione di quell’imponente invio di mine Valmara ad Abu Dhabi considerato che l’emirato confina con altri paesi (Arabia Saudita, Dubai e Oman) a cui l’Italia, in quello stesso anno, aveva autorizzato altrettanto ingenti esportazioni di armi. Domande che possono risultare fastidiose per un governo, che magari è interessato a difendere i profitti delle aziende a partecipazione statale, ma che sono più che lecite considerati i divieti imposti dalla legge 185. Sono comunque domande documentate sulla base della stessa Relazione governativa che – come si vede – riportava in chiara successione tutte le informazioni necessarie per esercitare il controllo parlamentare. Nello specifico: la quantità, il valore, la tipologia dettagliata del sistema d'arma e il paese destinatario delle autorizzazioni rilasciate alle aziende per esportare armi e sistemi militari.
Domande che sono suonate un po’ troppo impertinenti e indigeste alla lobby dell’industria armiera nazionale che ha visto minacciate le lucrose commesse estere soprattutto verso quei paesi della zona mediorientale e asiatica che sono stati per anni (e lo sono tuttora) tra i maggiori acquirenti dei sistemi militari "made in Italy". E così, adducendo problemi di “riservatezza commerciale”, col cambio di legislatura l'industria armiera fece in modo di far modificare la Relazione. Arrivò il governo di Giuliano Amato e dalla Relazione “magicamente” sparirono i paesi destinatari delle singole operazioni autorizzate (si veda questa pagina): sapere, ad esempio, che alla Beretta è stata autorizzata nel 1992 l’esportazione di 106.400 parti di ricambio (PDR) per pistole mitragliatrici cal. 9 para bellum senza sapere il paese destinatario è un’informazione pressoché inutile per esercitare un effettivo controllo parlamentare. Va comunque detto, ad onor del vero, che perlomeno anche questa Relazione e le successive consentivano di conoscere i valori dei singoli sistemi d’armamento esportati ai singoli paesi (si veda in questa tabella la colonna a destra Cat. Mat) permettendo cosi almeno di recuperare, attraverso una faticosa serie di incroci tra le numerose tabelle degli allegati dei ministeri, alcune informazioni essenziali.
La Relazione del governo Renzi
La Relazione che governo Renzi ha inviato alle Camere lo scorso marzo è certamente corposa (due volumi per un ammontare di 1.281 pagine) ma è carente di informazioni fondamentali, necessarie al Parlamento per esercitare quel ruolo di controllo che gli compete. Non solo, come già da diversi anni a questa parte, non fornisce quelle semplici e chiare informazioni sulle singole operazioni autorizzate che abbiamo ritrovato nella Relazione di Andreotti, ma pur contenendo alcune tabelle che riportano i valori complessivi delle operazioni autorizzate verso i paesi destinatari non specifica quali di questi valori siano attribuibili ai singoli sistemi d’arma esportati. Per capirci, come si vede da questa tabella, nel 2014 sono state autorizzate esportazioni verso l’Algeria per un valore complessivo di € 61.630.254,32: la colonna successiva, pur indicando i generici sistemi d’arma esportati non solo non specifica il valore di ciascuno, ma nemmeno permette di conoscere se, ad esempio, quegli “aeromobili” siano elicotteri per il soccorso marino, per il trasporto truppe o se siano Mangusta dotati di armi per l’attacco al suolo. Che, come si può ben comprendere, non è un’informazione di poco conto per sapere se il governo ha rispettato i dettami della legge. E se per saperlo occorre ricorrere ad altre fonti d’informazione (come riviste e siti specializzati, ecc.) vien da chiedersi a cosa servano 2 volumi e 1.281 pagine in gran parte fatte di tabelle che non riportano mai un’informazione precisa e completa come quella che riportava il governo Andreotti.
Ma ancora più carente, tanto da risultare non solo inutile ma addirittura fuorviante, è la sezione curata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). A seguito delle modifiche introdotte dal Decreto legislativo n. 105 del 22 giugno 2012, ed in particolare dell’articolo n.27 della legge 185/1990 (qui in .pdf) al MEF non spetta più il compito di autorizzare le operazioni bancarie relative alle esportazioni di vendita di armamenti: è invece tuttora tenuto a inviare – si noti – al “Ministero degli Affari esteri i dati derivanti dalla sua attività di raccolta delle comunicazioni di cui al comma 1”. Peccato però che poi il MEF allegando le Tabelle relative solamente agli “Importi segnalati” senza metterle in correlazione con le “Operazioni autorizzate” dal Ministero degli Esteri (MAECI) finisca col far mancare l’informazione fondamentale per il controllo, da parte del Parlamento, delle transazioni bancarie. Gli “importi segnalati” infatti si riferiscono ad operazioni effettuate anche in più anni, ma se non si rende nota l’operazione autorizzata (per numero Mae, valore, paese destinatario e tipo di operazione) a cui ci si riferisce (come è sempre stato fino alle due Relazioni inviate al Parlamento dal governo Renzi, si veda questa Tabella in cui oltre al valore dell'autorizzazione e delle fornitura sono chiaramente specificati anche i "compensi di intermediazione" bancaria) di fatto è come presentare una serie di numeri senza alcun punto di riferimento. Inoltre, la relazione (allegato) del MEF sottrae una serie di informazioni (si veda questa Tabella in cui tutta la colonna dei paesi "utilizzatori finali" è stata appositamente cancellata) e presenta strane sigle (si veda questa Tabella in cui in fondo appaiono sigle del tipo Z_Agusta, Z_Avio, ecc.) che più che un documento ufficiale fanno sembrare la relazione redatta dal MEF un testo di appunti di qualche svogliato funzionario.
In questo modo il governo Renzi ha portato a compimento l’opera di svuotamento della Relazione governativa. Un’opera iniziata già nel 2008 con il governo Berlusconi, proseguita con i governi Monti e Letta. (Per capire i passaggi salienti di questo svuotamento si veda questo mio articolo).
Renzi può rimediare
A differenza di Andreotti, che conosceva bene questa materia perché ripetutamente incalzato non solo dal Parlamento ma soprattutto dalle associazioni della società civile attente al commercio degli armamenti, molto probabilmente di tutto questo il premier Renzi ne sa poco o nulla. Tranne alcuni casi specifici – come quello della fornitura di 30 aerei addestratori M-346 a Israele di cui si incaricò personalmente il “tecnico” Monti – solitamente i Presidenti del Consiglio del nostro paese delegano questa materia ai loro ministri e viceministri. Sarebbe però opportuno che qualcuno lo informasse: potrebbe farlo il Ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale (MAECI), Paolo Gentiloni che ne è il principale titolare. A proposito di trasparenza, sarebbe anche utile conoscere a chi tra il Viceministro Lapo Pistelli, e i sottosegretari Mario Giro e Benedetto Della Vedova, è stata conferita la delega per il settore delle esportazioni di armamenti: nei loro dettagliati curriculum sul sito del Ministero si possono ritrovare una serie di edificanti informazioni tranne, guarda caso, le deleghe a loro conferite.
Renzi comunque può ancora rimediare inviando alle Camere una Relazione aggiuntiva che permetta ai Parlamentari di sapere per quanti (valore e numero) e quali (sistemi e tipologie) armi e sistemi militari sono state rilasciate dal suo governo autorizzazioni all’esportazione ai vari paesi destinatari e che cosa è stato effettivamente esportato nel 2014 dal nostro paese. Sarebbe un bel modo per onorare i 25 anni dell’entrata in vigore della Legge n. 185/1990 che ha introdotto – dopo gli scandali degli anni Ottanta (tra cui quello della vendita degli Aermacchi al Sudafrica sotto embargo) – «la prima disciplina organica nella materia degli scambi di materiali d’armamento, la quale deve conformarsi alla politica estera e di difesa dell’Italia nel rispetto dei principi fondamentali della Costituzione e, in particolare, del ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Lo scriveva Andreotti inviando alle Camere la prima Relazione. Una Relazione che ha indicato un modello a cui, chi afferma che stavolta sia finalmente #lavoltabuona, può tuttora ispirarsi.
da unimondo.org
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