Formazione

5 per mille alla scuola, due fondi ma una sola preferenza

Il testo che andrà al voto alla Camera giovedì prevede un budget per le scuole di 50 milioni distinto da quello di 500 a disposizione degli enti iscritti agli elenchi del 5 per mille "normale", ma il contribuente non potrebbe comunque scegliere se versare alla scuola o alle onlus

di Redazione

Arriverà in Aula alla Camera giovedì il provvedimento sulla Buona Scuola (C.2994) licenziato durante il fine settimana dalla commissione Cultura di Montecitorio (in foto in primo piano il ministro Stefania Giannini). Quello che leggete qui di seguito è l’ultima versione dell’articolo 15, quello che riguarda il 5 per mille alle scuole, frutto di un emendamento presentato dalla relatrice del partito democratico Maria Coscia.

 

ART. 15 (emendamento relatrice Maria Coscia, Pd) Al comma 1, lettera c), sostituire il capoverso 4-quaterdecies con il seguente:

«4-terdecies.1. In sede di dichiarazione dei redditi, a partire dall’anno 2016, i contribuenti che intendono destinare la quota del cinque per mille ai soggetti di cui al comma 4-novies, lettera e-bis), indicano l'istituzione scolastica del sistema nazionale di istruzione alla quale devolvere la suddetta quota. A tal fine, nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, viene istituito un apposito fondo, con una dotazione di euro 50 milioni annui a decorrere dall’anno 2017, da ripartire con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca per essere destinato al finanziamento delle spese per il funzionamento delle istituzioni scolastiche di cui all’articolo 1, comma 601 della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Con ulteriore decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sono stabiliti i criteri di riparto tra le singole istituzioni scolastiche in misura proporzionale alle scelte espresse, nel limite dell’80 per cento delle disponibilità iscritte nel Fondo. La rimanente quota parte del 20 per cento del predetto Fondo è destinata alle istituzioni scolastiche presso le quali l’attribuzione effettuata ai sensi del precedente periodo determina un’assegnazione per alunno inferiore ad una soglia determinata annualmente con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

«Si tratta di un primo passo positivo, visto che è stato individuato, come chiedevamo, un budget specifico per il 5 per mille alle scuole, ritengo però che questa sia ancora una formulazione che si presta a fraintendimenti, la via maestra sarebbe quella di separare in modo più netto il 5 per mille già esistente dal fondo a disposizione degli istituti scolastici», nota Antonio Palmieri (Forza Italia) uno dei deputati che durante il dibattito hanno dimostrato maggior attenzione alla vicenda.  Sembra di capire infatti che se fosse votato questo testo in Aula il 5 per mille sarebbe costituito da due fondi (500 milioni di quello attuale + 50 milioni per le scuole), ma per i cittadini non sarebbe possibile esprimere due preferenze (una per gli enti appartenenti agli elenchi del 5 per mille attuale e una per la scuola). «In altri termini», conferma Palmieri, «i contribuenti saranno costretti o a indicare una scuola o un’organizzazione beneficiaria (onlus incluse) dell’attuale 5 per mille». Un evidente non senso che andrebbe a scapito del non profit.

Ma da dove arrivano i nuovi 50 milioni? Non si tratta di fondi aggiuntivi, ma di una semplice partita di giro contabile (le dotazioni dell’articolo 24 sulle copertura al provvedimento sono infatti state diminuite proprio dei 50 milioni per mille scuola). «È così», conferma Palmieri, «il budget totale a disposizione delle scuole non cambia, ma in questo modo si pone un problema in più: cosa accadrà se i contribuenti assegneranno una cifra inferiore a 50 milioni? Di fatto quelle la “scuola” perderebbe risorse».

Per sciogliere la matassa saranno cruciali le prossime ore. La relatrice Coscia infatti sembra aver ben presenti queste criticità. Insomma la partita è ancora tutta da giocare. Con una consapevolezza: il provvedimento riguarda il 5 per mille 2017, ovvero fondi che saranno ripartiti nel 2019. La strada è ancora lunga. 

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