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«Altro che choosy, ho solo scelto il meglio, e non era Expo»
Il Corriere ha svelato come per l'esposizione internazionale si è faticato molto a trovare i 600 giovani lavoratori previsti. Parla Andrea, uno dei ragazzi accusati di essere bamboccioni. «Mi volevano far lavorare 7 giorni su 7 h 24. Ho preferito un lavoro stabile nel tempo e che mi insegnasse un mestiere anche se economicamente meno vantaggioso»
È il caso del giorno. Il Corriere della Sera è uscito con una notizia su cui si è scatenato il dibattito pubblico, sia sui media che sui social. La notizia racconta che l'Expo ha faticato molto a trovare 600 giovani disposti a lavorare nell'esposizione che inizierà il 1 maggio. Già dal titolo (“Turni scomodi per lavorare all’Expo. Otto su dieci ci ripensano”) il giornale di Milano fa capire che la causa è il fatto che i giovani che hanno sostenuto le selezioni siano choosy, i bamboccioni nell’accezione forneriana. Un giudizio però che nell’articolo non trova giustificazione.
Non tutti però ci stanno a passare per giovani svogliati. Andrea, 24 anni, che sottolinea «non mettere il mio nome, non voglio avere problemi», spiega che «la scelta di rinunciare, per quello che mi riguarda, è quella che avrebbe fatto un qualunque lavoratore che si fa due conti in tasca».
Andrea è un neo laureato, al suo primo impiego. «Expo, per uno stipendio di 1.300 euro mi chiedeva una disponibilità pressoché illimitata, h 24, 7 giorni su 7. E già questo non mi pare una cosa del tutto normale. Se poi pensiamo che si tratta comunque di un lavoro a termine e che è da capire quanto faccia curriculum, ho semplicemente preferito accettare un contratto meno vantaggioso economicamente ma più duraturo, che mi insegni veramente un mestiere e con degli orari normali».
Ma non è tutto: «Posso anche dire che il Corriere ed Expo lanciano questi messaggi scandalizzati ma non si chiedono se l'offerta proposta sia percorribile. Se si tiene conto che, come scrive quell'articolo, il maggior numero di defezioni arriva dalla fascia under 29, ci si dovrebbe chiedere queste persone che tipo di vita fanno, chi sono. Per lo più, o sono come me in cerca del primo lavoro, magari dopo aver fatto un master, oppure sono ancora studenti universitari. Lo chiedo ai genitori: chi manderebbe il figlio che deve studiare e laurearsi a lavorare h24 in giro? Nessuno». La critica di Andrea è semplice: «la verità è che hanno completamente sbagliato la proposta contrattuale. Non hanno, a mio avviso, fatto uno studio di settore. Si rivolgono ad una platea che per lo più non può accettare quel tipo di impegno».
Insomma il motivo per cui l'80% di chi ha sostenuto i colloqui ed è stato scelto ha rinunciato al lavoro sarebbe proprio una proposta di lavoro che non si concilia in alcun modo con il tipo di esigenze dei lavoratori.
«Questo a meno che Expo e Corriere non credano veramente che tutta questa gente faccia colloqui perché non ha nulla da fare. Ci vadano i giornalisti di via Solferino in Fiera questi sei mesi. Da quello che mi risulta sui propri diritti e sulle proprie carriere sono leggermente più sensibili. D'altra parte Expo ha stanziato 55 milioni di euro per i gruppi editoriali e la stampa, a qualcosa dovranno pur servire…» conclude Andrea al vetriolo.
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