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Rapporto di Amnesty documenta il regno del terrore di Boko haram

Nell'anniversario del rapimento di oltre 200 studentesse dalla scuola di Chibok in Nigeria Amnesty International pubblica un rapporto nel quale denuncia l'efferatezza del regno del terrore imposto da Boko haram nel nord-est della Nigeria

di Antonietta Nembri

Un anno fa il rapimento delle 276 studentesse rapite a Chibok in Nigeria ha avuto una risonanza mondiale anche a causa della campagna #BringBackOurGirls. Ma le oltre 200 ragazze rapite dell’aprile 2014 sono solo una piccola parte delle donne, delle bambine, degli uomini o dei bambini rapiti da Boko haram.

In occasione del primo anniversario del rapimento nella scuola di Chibok, Amnesty International ha pubblicato un rapporto nel quale denuncia che molte delle almeno 2.000 donne e bambine rapite da Boko haram dal 2014 sono state ridotte in schiavitù sessuale e addestrate a combattere. Il rapporto, 90 pagine dal titolo “Il regno del terrore di Boko Haram” (in inglese in allegato con il primo titolo "Our job is to shoot, slaughter and kill" cioè  "Il nostro lavoro è sparare, massacrare e uccidere"), è basato su quasi 200 testimonianze oculari tra cui quelle di 28 donne e bambine che sono riuscite a fuggire ai loro sequestratori e denuncia molteplici crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi dal gruppo armato, tra cui l’uccisione di almeno 5.500 civili nel nord-est della Nigeria a partire dallo scorso anno.

Il rapporto di Amnesty International inoltre rivela nuovi particolari sui metodi brutali usati da Boko haram: uomini e bambini regolarmente arruolati a forza o sistematicamente uccisi; donne e bambine rapite, imprigionate e in alcuni casi stuprate, costrette a sposarsi o a partecipare alle azioni armate, a volte contro i loro villaggi e le loro città.

«Le prove contenute in questo raccapricciante rapporto, un anno dopo l’orribile rapimento delle ragazze della scuola di Chibok, mettono in evidenza la dimensione e la depravazione dei metodi di Boko haram», dichiara Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. «Uomini e donne, bambini e bambine, cristiani e musulmani, sono stati uccisi, sequestrati e brutalizzati sotto il regno del terrore di Boko haram, che ha investito milioni di persone. I recenti successi militari possono anche essere l’inizio della fine per il gruppo armato, ma c’è ancora tantissimo da fare per proteggere i civili, risolvere la crisi umanitaria e rimarginare le ferite».

Tra le testimonianze citate, i nomi usati nel rapporto sono pseudonimi – avvisa una nota dell’organizzazione –  vi è quella di Aisha, 19 anni, che ha raccontato ad Amnesty International di essere stata rapita nel settembre 2014 durante una festa di matrimonio. Con lei sono state portate via sua sorella, la sposa e la sorella di quest’ultima. Boko haram ha portato le quattro rapite in un campo a Gullak, nello stato di Adamawa, dove si trovava un altro centinaio di donne e bambine rapite. Una settimana dopo, la sposa e la sorella della sposa sono state costrette a sposare due combattenti. Aisha e le altre donne rapite sono state anche addestrate a combattere. «Spiegano come usare le armi. A me hanno insegnato a sparare, a usare le bombe e ad attaccare i villaggi. L’addestramento è durato tre settimane, poi hanno iniziato a mandarci in azione. Io ho preso parte a un attacco contro il mio villaggio» ha raccontato Aisha che nei tre mesi di prigionia,è stata stuprata ripetutamente, talvolta da gruppi di sei combattenti. Ha visto uccidere oltre 50 persone, tra cui sua sorella: «Alcune avevano rifiutato di convertirsi, altre di imparare a uccidere. Sono state sepolte in una fossa comune nella boscaglia. Hanno preso i loro corpi e li hanno gettati in una larga buca, però poco profonda. Io non la vedevo ma potevo sentire l’odore dei corpi in putrefazione» ha ricordato Aisha.

Dall’inizio del 2014, Amnesty International ha documentato almeno 300 raid e attacchi compiuti da Boko haram contro i civili. A Gwoza, il 6 agosto 2014, Boko haram ha ucciso almeno 600 persone. I testimoni hanno riferito ad Amnesty International che chiunque cercasse di fuggire non aveva scampo: « Con le moto avevano circondato ogni isolato, ogni angolo di strada. Aspettavano lì e uccidevano. Colpivano solo gli uomini».
Migliaia di persone hanno cercato di fuggire sulle montagne ma i combattenti di Boko haram li hanno inseguiti e stanati fuori dalle grotte coi gas lacrimogeni. Le donne sono state rapite, gli uomini uccisi.

Nel rapporto si può leggere anche la descrizione del regno del terrore imposto da Boko haram. Appena conquistato un centro, il gruppo armato raduna la popolazione per annunciare le nuove regole sulla limitazione dei movimenti, in particolare delle donne. Molte famiglie si trovano così a dipendere dai bambini, che escono per cercare cibo, o dalle visite dei membri di Boko haram che passano a offrire cibo precedentemente saccheggiato altrove.
Boko haram fa rispettare le sue regole con punizioni feroci. Chi non prende parte alle preghiere quotidiane rischia le frustate in pubblico. Una donna di Gamborou che ha trascorso cinque mesi sotto il controllo di Boko haram ha dichiarato ad Amnesty International di aver visto una donna subire 30 frustate per aver venduto i vestiti dei suoi figli e una coppia messa a morte in pubblico per adulterio.

Il rapporto di Amnesty International descrive inoltre la crescente tensione tra i cristiani e i musulmani. Molti cristiani intervistati da Amnesty International ritengono che i musulmani passino informazioni su di loro a Boko haram o non condividano le notizie sugli attacchi imminenti. È così subentrato un clima di sospetto tra alcune comunità che in precedenza vivevano fianco a fianco in piena armonia. Boko haram ha distrutto chiese e ucciso cristiani che rifiutavano di convertirsi all’Islam ma ha anche preso di mira musulmani moderati.

In una nota l’organizzazione per i diritti umani fa sapere di chiedere in continuazione a Boko haram «di porre fine alle uccisioni dei civili e al governo nigeriano di prendere tutte le misure di legge per garantire la loro protezione e ripristinare la sicurezza nel nord-est del Paese. La comunità internazionale, a sua volta, dovrebbe continuare ad assistere il nuovo governo nell’affrontare la minaccia costituita da Boko haram».

Shetty sottolinea che «il cambio di potere in Nigeria è l’occasione per un nuovo approccio in tema di sicurezza dopo i clamorosi fallimenti degli ultimi anni. Le persone rapite devono essere liberate e occorrono indagini sui crimini di guerra e contro l’umanità. È necessario riesumare i corpi dalle fosse comuni, impedire nuove uccisioni e portare di fronte alla giustizia i responsabili di queste indicibili sofferenze».

Foto: Getty Images

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