Cultura
Galeano: A che serve l’utopia? A non smettere di camminare
Lo intervistai un anno fa: «La miglior prova che la diversità della realtà merita di essere progettata in tutte le sue possibilità di sviluppo e cambiamento è proprio nella capacità di sorpresa che la realtà ci offre, sempre»
di Paolo Manzo
Era l'aprile del 2014 quando Eduardo Galeano, scrittore uruguayano viaggiò per l'ultima volta a Brasilia per una serie di incontri. Lo incontrammo lì, in quell’occasione alla fine di una conferenza.
Galeano, 74 anni, ci ha lasciato opere indimenticabili come “Le Vene aperte dell'America latina” (1971) in cui denunciò lo sfruttamento del suo continente prima da parte delle potenze europee e poi degli Stati Uniti. Ecco qualcuno dei pensieri di quell’intervista con questo grande scrittore che oggi ci ha lasciato:
“L'utopia è là nell'orizzonte. Mi avvicino di due passi e lei si distanzia di due passi. Cammino 10 passi e l'orizzonte corre 10 passi. Per tanto che cammini non la raggiungerò mai. A che serve l'utopia? Serve per questo: perché io non smetta mai di camminare.
Le Vene aperte dell'America latina è un libro scritto molti anni fa in condizioni che non sono più quelle di oggi e su temi alcuni dei quali hanno continuato ad evolvere e anche a ripetersi. La realtà, che è l'unica verità che vale la pena seguire, è cambiata molto cosi come molto sono cambiato anche io. Gli spazi di penetrazione nella realtà sono cresciuti molto, dentro e fuori di me. Fuori di me, nelle strade, nei campi, incrociando le vite della gente comune. E dentro di me questi spazi sono cresciuti perché io ho ri-sco-per-to il mondo. Nella misura in cui io stavo scrivendo nuovi libri io riscoprivo anche me stesso, e sapendo che la realtà non è solo quella che io pensavo che fosse, polarizzata, ma molto più complessa. Il motivo? Perché la condizione umana è complessa e sempre diversa.
Per molto tempo settori politicamente vicini a me, pensavano che la diversità fosse una minaccia mentre la miglior prova che la diversità della realtà merita di essere progettata in tutte le sue possibilità di sviluppo e cambiamento è proprio nella capacità di sorpresa che la realtà ci offre in qualsiasi settore e sempre.”
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.