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Riforma Terzo settore, la Camera approva
Il testo passa coi i voti contrari di Sel e Movimento 5 Stelle. Il deputato democratico Edoardo Patriarca: «Un passaggio fondamentale dell'intera legislatura ma rimane aperto il nodo delle coperture. Mi auguro che il governo con la legge di Stabilità dimostri coerenza»
di Redazione
Contrari Sel e Movimento 5 Stelle, astenuta Forza Italia, favorevoli tutti i partiti della maggioranza. Si è chiusa così la votazione alla Camera in prima lettura della delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale. (C. 2617-A). In allegato il testo della bozza del Ddl con evidenziati i passaggi modificati (il testo non acora rivisto dagli uffici legislativi di Montecitorio, quello ufficiale non sarà divulgato prima di lunedì).
“Questa norma è un manifesto contro la sfiducia verso il prossimo, il declinismo e la disgregazione. Una legge di valore che sprigiona valori positivi, un giusto riconoscimento per chi lavora nel mondo del Terzo settore e troppo spesso fa quello che lo Stato non riesce a fare. Dal governo è arrivato un vero e proprio Social Capital Act, una proposta di forte innovazione che il Parlamento ha migliorato” così Pierpaolo Vargiu, presidente della Commissione Affari Sociali di Montecitorio, ha commentato il via libera della Camera.
Quanto ai contenuti, ecoc la panoramica di Donata Lenzi, la relatrice di maggioranza del ddl: La legge delega fornisce una grande occasione di crescita per tutti i protagonisti del Terzo Settore. In particolare, di fronte agli scandali e alle inchieste che coinvolgono pesantemente dirigenti di alcune imprese cooperative – conclude -, credo che l'attuazione di questa riforma debba e possa rappresentare uno stimolo e uno strumento per un forte rinnovamento, così da difendere il patrimonio di valori e di lavoro positivo del mondo della cooperazione”.
“L'approvazione in prima lettura della Legge Delega che riforma il Terzo Settore e il Servizio Civile è una buona notizia per i milioni di italiani che quotidianamente prestano la loro opera da volontari, da cooperatori, da imprenditori sociali. Si compie finalmente un passo nella direzione di un riordino – da tempo ritenuto necessario – di tutte le normative specifiche e si creano le condizioni per un rilancio del ruolo dei diversi attori del Terzo Settore”. Così Marina Sereni, vice presidente della Camera, commenta l’ok di Montecitorio.
Riflessioni in gran parte condivisa dal deputato democratico e membro della stessa Commissione, Edoardo Patriarca, in questi giorni uno dei parlamentari più attenti e presenti nel corso dell’iter del provvedimento.
Patriarca, una prima reazione a caldo
Siamo di fronte a uno dei momenti più significativi della legislatura. Come portate la si potrebbe inquadrare al livello di una riforma costituzionale. Abbiamo disegnato una nuova cornice che si pone l’obiettivo di valorizzare al massimo le potenzialità del protagonismo dei cittadini. Ma non creiamoci illusioni. Da sola una legge, anche se buona, non basta. E poi c’è il rammarico dei voti contrari.
In che senso?
Perché funzioni una norma ha bisogno di un sistema che sia coerente. Una volta approvata la delega e i decreti attuativi occorrerà che anche il variegato mondo del Terzo settore faccia la sua parte.
La politica ha fatto in pieno il suo dovere?
Lo ha fatto in parte. Ci sono ancora dei nodi aperti. Il maggiore è quello delle risorse. Non stiamo parlando di cifre clamorose, siamo fra il miliardo e il miliardo e mezzo di euro, ma non è un mistero che in questo primo frangente non abbiamo potuto ammettere alcuni emendamenti anche condivisibili perché privi di copertuta. In questo senso il Governo con la prossima legge di Stabilità dovrà dare un segnale ben visibile.
Che possibilità ci sono secondo lei che il Senato approvi lo stesso testo licenziato alla Camera?
Non so, io lo approverei così . Ma ci sono alcuni passaggi, mi riferisco in particolare al servizio civile universale, su cui anche in zona cesarini abbiamo ricevuto molte pressioni. Potrebbe capitare anche a palazzo Madama. Vediamo che esito avranno.
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