Welfare
Non si ritirano: i giovani anziani attivi e digitali
I dati di una ricerca dell'Università Cattolica sui "giovani anziani", uomini e donne tra i 65 e i 74 anni. Età ancora ricca di relazioni sociali. Nel mondo digitale usano quasi ogni giorno il pc, più uomini che donne si iscrivono a Fb e Twitter
Competenti nel mondo digitale e più attivi nel sociale. No, non è il ritratto di ragazzi nativi digitali e per questo social e attivi. La descrizione è riferita ai “giovani anziani” studiati dalla ricerca dell’Università Cattolica dall’evocativo titolo “Non mi ritiro. L’allungamento della vita, una sfida per le generazioni, un’opportunità per la società” (in allegato una sintesi dell’indagine svolta da un gruppo di ricercatori dell'Università Cattolica coordinati dal sociologo Fausto Colombo).
A essere analizzati sono stati 900 anziani tra i 65 e i 74 anni di venti regioni italiane.
Tra le prime constatazioni quella per cui l’Italia è uno dei Paesi avanzati in cui l’ingresso nell’età anziana slitta in avanti a dopo i 75 anni: insomma prima di questa età si parla ormai di “giovani anziani” che sono appunto più competenti nel mondo digitale e attivi socialmente. Dalla ricerca si conferma anche il fatto che questi giovani anziani sono un segmento della popolazione fondamentale per la società dei consumi, sono in media garantiti da un sistema pensionistico abbastanza vantaggioso e, inoltre, sono spesso impegnati nella cura dei legami familiari (più le donne degli uomini) e attivi nel sociale.
Particolarmente interessanti sono i dati che emergono dalla ricerca riguardo al rapporto tra gli over 65 e le nuove tecnologie. Non sono nativi digitali, ma li definiscono i ricercatori “immigrati di lungo corso nel mondo delle Ict” (Information and communications technology). Dalla ricerca emerge che il 20,3% degli anziani tra i 65 e i 69 anni e circa il 13% di quelli tra i 70 e i 74 che hanno partecipato alla ricerca «dichiarano sorprendentemente un uso quotidiano o settimanale del computer fisso» chiosano i ricercatori. La percentuale scende se si considerano portatili, tablet e smartphone per l'uso di internet. Mediamente sono gli uomini i più digitali, soprattutto quelli che lavorano ancora o che hanno cominciato ad utilizzare le nuove tecnologie prima del pensionamento. Le donne ne fanno meno uso ma dei "nuovi" 9,1% Ict user le donne battono gli uomini 12,8% a 6,8%. In pratica si sono mosse per imparare.
Per quanto riguarda i social network a Facebook sono iscritti il 9,7% degli uomini e il 5,5% delle donne, Twitter ha percentuali molto basse, ma anche in questo caso l’uso è più maschile che femminile (iscritti il 3,7% dei maschi contro l’1,3 delle femmine). E per chi utilizza questi network l’uso è nella maggior parte dei casi quotidiano.
Dalla ricerca emerge anche una stretta connessione tra uso del pc e condizione economica, ma anche tra uso dei medi digitali e una vita culturalmente attiva, ma anche il fatto che quanto meno ci si sente anziani e quanto più si è soddisfatti della propria vita più ci si dota di strumenti tecnologicamente avanzati.
Un altro aspetto messo in luce dalla ricerca è l’età anziana come risorsa attiva. Quattro le categorie ricavate in base all’attivismo: ci sono gli “attivi” cioè quelli che offrono in prevalenza aiuto agli altri; quelli definiti come “dà e riceve” cioè offrono e ricevono aiuto; vi sono poi gli “isolati” che sono quelli che né danno né ricevono e infine i “passivi” cioè quelli che prevalentemente ricevono.
La maggioranza è composta da chi dà e riceve 53%, gli attivi sono il 33% poi vi sono i passivi (8,2%) e infine gli isolati (6,3%). Le donne sono in prevalenza nella categoria di chi dà (37,7%) e in quella di chi riceve (10,1%). Sono le donne poi quelle che in prevalenza sono più propense alle attività di sostegno familiare con figli, nipoti e grandi anziani.
Tre i profili ricavati dai ricercatori in base alle attività dei giovani anziani: le coppie in pensione (si prendono cura sia delle generazioni più giovani sia dei grandi anziani), gli impegnati (caratterizzati da una grande rete di amici e parenti) e i socievoli (ancora attivi nella partecipazione al lavoro, nelle realtà associative, nel volontariato, in parrocchia e nel supporto alle reti familiari).
Le categorie problematiche sono due e vedono una prevalenza femminile sia sul fronte dei caregiver (grande impegno e poche soddisfazioni personali) sia in quello di chi si è ritirato nel privato.
Foto: Getty Images
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