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In Siria tre milioni di bambini non vanno più a scuola

La denuncia dell'ong Save the children: "Negli ultimi quattro anni i tassi d’istruzione nel paese passano nelle aree di maggiore conflitto come Aleppo da oltre il 90% al 6%. Nel solo 2014 la metà dei bambini rifugiati non ha avuto accesso all’istruzione".

di Redazione

Sono tre milioni i bambini che in Siria non hanno la possibilità di andare a scuola. Negli ultimi quattro anni di conflitto, il tasso di iscrizioni all’educazione di base è crollato da quasi il 100% al circa il 50%. In alcune aree come quella di Aleppo solo il 6% di bambini hanno accesso all’istruzione. Nel solo 2014 la metà dei bambini rifugiati non ha ricevuto alcuna forma di educazione. Questa la denuncia di Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini e tutelarne i diritti, nel giorno in cui a Kuwait City si apre la Terza Conferenza dei Donatori per la Siria.

 

“È fondamentale incrementare il sostegno ai programmi educativi in Siria e renderli più flessibili, in un contesto in continuo cambiamento, investendo non soltanto su progetti che abbiano come focus le strutture e i materiali scolastici, ma anche sulla formazione e il sostegno per gli insegnanti. Ad oggi manca il 50% delle risorse economiche necessarie per finanziare i programmi di educazione”, spiega Roger Hearn, Direttore della regione Medio Oriente di Save the Children, presente alla Conferenza Kuwait III.

 

La Siria ha perso infatti almeno il 22% degli insegnanti che aveva prima dell’inizio del conflitto, centinaia sono morti e migliaia sono scappati dal Paese. Almeno un quarto delle scuole sono state danneggiate o distrutte e circa tre milioni di bambini siriani non possono frequentare le lezioni. L’ultimo rapporto di Save the Children dal titolo The cost of war, stima siano necessari 3,2 miliardi di dollari per recuperare le strutture scolastiche danneggiate, distrutte o occupate e provvedere alla formazione di nuovi insegnanti.

Per molti bambini rifugiati siriani l’educazione a tempo pieno è un lusso: la maggior parte dei bambini in età scolare non ricevono alcuna forma di educazione e solo 340mila sono coinvolti in programmi di educazione informale. In alcune aree, come il Libano, la situazione è ancora peggiore, dove il 78% dei bambini siriani rifugiati sono fuori dalla scuola. “Anche coloro che hanno accesso a qualche forma di educazione, lo fanno in forma limitata e insufficiente, a causa delle barriere linguistiche, del sovraffollamento e della discriminazione ai danni dei bambini siriani rifugiati”, spiega Roger Hearn. “A questo si aggiunge che le famiglie rifugiate che hanno perso ogni cosa, sono spesso costrette a dover mandare i propri figli a lavorare o a far contrarre dei matrimoni precoci, con la conseguenza di tenerli lontani dalla scuola, senza alcuna possibilità che vi facciano ritorno”.

L’ultimo rapporto dell’Organizzazione sottolinea inoltre l’importanza di guardare all’impatto sul medio e lungo termine che l’impossibilità di riportare a scuola i bambini potrebbe avere sull’economia del paese. La “generazione perduta” dei bambini siriani che non potranno andare a scuola potrebbe potenzialmente costare all’economia del paese una perdita che potrebbe aggirarsi intorno al 5,4% del Pil, circa 2,18 miliardi di dollari all’anno. “È fondamentale che in occasione della Conferenza dei donatori venga data priorità all'educazione, come una componente chiave della risposta alla crisi in Siria”, continua Roger Hearn.

“L'educazione può trasformare il futuro dei bambini in Siria, oltre a contribuire alla crescita economica e alla stabilità sia nel Paese che nella regione. Consentire loro di avere le competenze scolastiche è fondamentale per proteggerli, rendendoli meno vulnerabili al reclutamento nei gruppi armati, ai matrimoni precoci e allo sfruttamento”, conclude Roger Hearn. “Senza ingenti investimenti da parte della comunità internazionale e un supporto all'istruzione, le prospettive di una generazione di bambini siriani e la possibilità dell’intera Siria di guardare ad un futuro prospero e pacifico, sono sconfortanti”.

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