Formazione
Scuola, contro il dropout c’è una Seconda Opportunità
Presentati i numeri delle Scuole popolari promosse da organizzazioni non profit e religiose. Se in Lombardia un ragazzo su tre non arriva al diploma, il 90 per cento di chi frequenta il percorso della Seconda Opportunità viene promosso a fine anno. Un successo che ha già riguardato 400 studenti espulsi dal sistema tradizionale
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Se in Lombardia quasi un ragazzo su tre non arriva al diploma, il 90 per cento di chi frequenta una Scuola della Seconda Opportunità è promosso. Sono questi i principali numeri presentati nel corso del convegno “Scuole della Seconda Opportunità – radici e germogli a Milano”, ideato e promosso dalla Fondazione Sicomoro per L’istruzione Onlus, dall’Ordine dei Padri Barnabiti e da Caritas Ambrosiana.
La dispersione scolastica è una realtà italiana – e non solo – che non risparmia le regioni economicamente più avanzate. Se infatti le performance peggiori si registrano in Sardegna (36,2% il tasso di dropout), seguita dalla Sicilia (35,2%) e dalla Campania, con un tasso di dispersione del 31,6%, anche le regioni del Nord Ovest sono sopra la media nazionale, con la Lombardia che sfiora appunto il 30%. La situazione migliore si registra in Umbria, che ha un tasso di dispersione del 18,2%, seguita da Marche e Molise con il 21,1%. Nella graduatoria dei 27 paesi della Ue, l’Italia occupa il quart’ultimo posto, subito dopo il Portogallo.
Il futuro dei ragazzi che non riescono a completare l'obbligo scolastico è fosco: il 45% di chi possiede solo la licenza media resta senza occupazione, e spesso finisce nel bacino dei Neet, i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non hanno un lavoro e neppure si formano per trovarlo. Secondo l’Istat, sono 2,2 milioni, pari al 23,9% di questa fascia d’età. E ogni anno, secondo Confindustria, rappresentano un costo sociale di 32,6 miliardi di euro. Se questi giovani inattivi entrassero nel sistema produttivo nazionale, si guadagnerebbero più di 2 punti di Pil.
Ma qualcosa si può fare. Le premesse di questi fallimenti vanno rintracciati negli anni cruciali dell’obbligo scolastico – è stato sottolineato al convegno – cioè nella fascia di età tra i 14 e i 16 anni, periodo nel quale i ragazzi che rischiano di abbandonare i banchi di scuola sono il 49,8% o sugli under 14 tra i quali il rischio scende al 17,8%. Su ragazzi di queste fasce di età operano le Scuole della Seconda Opportunità, ideate dalla Fondazione Sicomoro per l’Istruzione Onlus, la Cooperativa Farsi Prossimo di Caritas Ambrosiana e l’Ordine dei padri Barnabiti impegnati storicamente nel campo dell’educazione. Un’analisi realizzata su un campione di alunni milanesi mostra che il 90% di chi ha frequentato le lezioni nelle Scuole della Seconda Opportunità è stato promosso alla fine dell’anno.
Il progetto – già noto nel territorio milanese con il nome di Scuola Popolare “I Care” – è ormai una realtà consolidata per il contrasto al fenomeno della dispersione scolastica nei quartieri periferici delle Zone 5 e 6 di Milano. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale in stretta collaborazione con 7 scuole di Milano e altri 8 istituiti scolastici nelle provincie di Milano, Monza e Lodi ha complessivamente coinvolto sino ad oggi più di 400 ragazzi e ragazze. Nelle Scuole della Seconda opportunità gli studenti non ancora in possesso di licenza media frequentano attività didattiche – in orario scolastico – con docenti provenienti dagli istituti invianti affiancati da educatori professionali, psicologi e pedagogisti.
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