Formazione

Scuola, contro il dropout c’è una Seconda Opportunità

Presentati i numeri delle Scuole popolari promosse da organizzazioni non profit e religiose. Se in Lombardia un ragazzo su tre non arriva al diploma, il 90 per cento di chi frequenta il percorso della Seconda Opportunità viene promosso a fine anno. Un successo che ha già riguardato 400 studenti espulsi dal sistema tradizionale

di Gabriella Meroni

Se in Lombardia quasi un ragazzo su tre non arriva al diploma, il 90 per cento di chi frequenta una Scuola della Seconda Opportunità è promosso. Sono questi i principali numeri presentati nel corso del convegno “Scuole della Seconda Opportunità – radici e germogli a Milano”, ideato e promosso dalla Fondazione Sicomoro per L’istruzione Onlus, dall’Ordine dei Padri Barnabiti e da Caritas Ambrosiana. 
La dispersione scolastica è una realtà italiana – e non solo – che non risparmia le regioni economicamente più avanzate. Se infatti le performance peggiori si registrano in Sardegna (36,2% il tasso di dropout), seguita dalla Sicilia (35,2%) e dalla Campania, con un tasso di dispersione del 31,6%, anche le regioni del Nord Ovest sono sopra la media nazionale, con la Lombardia che sfiora appunto il 30%. La situazione migliore si registra in Umbria, che ha un tasso di dispersione del 18,2%, seguita da Marche e Molise con il 21,1%. Nella graduatoria dei 27 paesi della Ue, l’Italia occupa il quart’ultimo posto, subito dopo il Portogallo.  
Il futuro dei ragazzi che non riescono a completare l'obbligo scolastico è fosco: il 45% di chi possiede solo la licenza media resta senza occupazione, e spesso finisce nel bacino dei Neet, i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non hanno un lavoro e neppure si formano per trovarlo. Secondo l’Istat, sono 2,2 milioni, pari al 23,9% di questa fascia d’età. E ogni anno, secondo Confindustria, rappresentano un costo sociale di 32,6 miliardi di euro. Se questi giovani inattivi entrassero nel sistema produttivo nazionale, si guadagnerebbero più di 2 punti di Pil.
Ma qualcosa si può fare. Le premesse di questi fallimenti vanno rintracciati negli anni cruciali dell’obbligo scolastico – è stato sottolineato al convegno – cioè nella fascia di età tra i 14 e i 16 anni, periodo nel quale i ragazzi che rischiano di abbandonare i banchi di scuola sono il 49,8% o sugli under 14 tra i quali il rischio scende al 17,8%. Su ragazzi di queste fasce di età operano le Scuole della Seconda Opportunità, ideate dalla Fondazione Sicomoro per l’Istruzione Onlus, la Cooperativa Farsi Prossimo di Caritas Ambrosiana e l’Ordine dei padri Barnabiti impegnati storicamente nel campo dell’educazione. Un’analisi realizzata su un campione di alunni milanesi mostra che il 90% di chi ha frequentato le lezioni nelle Scuole della Seconda Opportunità è stato promosso alla fine dell’anno. 
Il progetto – già noto nel territorio milanese con il nome di Scuola Popolare “I Care” – è ormai una realtà consolidata per il contrasto al fenomeno della dispersione scolastica nei quartieri periferici delle Zone 5 e 6 di Milano. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale in stretta collaborazione con 7 scuole di Milano e altri 8 istituiti scolastici nelle provincie di Milano, Monza e Lodi ha complessivamente coinvolto sino ad oggi più di 400 ragazzi e ragazze. Nelle Scuole della Seconda opportunità gli studenti non ancora in possesso di licenza media frequentano attività didattiche – in orario scolastico – con docenti provenienti dagli istituti invianti affiancati da educatori professionali, psicologi e pedagogisti. 

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