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Decreto giochi: un colpo di spugna sull’Italia no slot

Sulle distanze dai luoghi sensibili, sulla regolazione degli orari d’apertura e sugli incentivi fiscali il decreto non dice nulla. Ne consegue che 13 leggi regionali e centinaia di ordinamenti comunali che rappresentano 40 milioni di italiani dovranno decadere e adeguarsi alla “riserva statale”

di Redazione

Nel giro di due anni ben 13 Regioni si erano dotate di una legge per contrastare il fenomeno del Gioco d’azzardo di Stato e i suoi danni economici e sociali sui territori. Leggi che oltre a incentivi fiscali agli esercizi commerciali senza slot, stabilivano distanze dai luoghi sensibili come scuole, ospedali, Centri di aggregazioni o diurni. 13 Regioni per circa 40 milioni di italiani che proprio con queste leggi stavano conoscendo per la prima volta dopo vent’anni la possibilità di mettere qualche argine alla terza industria italiana, industria che brucia valore e risorse invece che crearle.

Oltre alle Regioni anche centinaia di Comuni sono oggi in prima linea nel contrasto al fenomeno con ordinamenti che limitano gli orari di apertura e ostacolano l’apertura di nuove sale. Ebbene tutto questo, se il testo del decreto fiscale previsto dalla Legge delega non cambierà, verrà spazzato via, come denuncia l’Associazione Movimento No Slot.

Nonostante l’art. 14 della Legge delega recitasse a questo proposito al Comma due lettera“e) “introdurre e garantire l’applicazione di regole trasparenti e uniformi nell’intero territorio nazionale in materia di titoli abilitativi all’esercizio dell’offerta di gioco, di autorizzazioni e di controlli, garantendo forme vincolanti di partecipazione dei comuni competenti per territorio al procedimento di autorizzazione e di pianificazione, che tenga conto di parametri di distanza da luoghi sensibili validi per l’intero territorio nazionale, della dislocazione locale di sale da gioco e di punti di vendita in cui si esercita come attività principale l’offerta di scommesse su eventi sportivi e non sportivi, nonché in materia di installazione degli apparecchi idonei per il gioco lecito di cui all’articolo 110, comma 6, lettere a) e b), del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, comunque con riserva allo Stato della definizione delle regole necessarie per esigenze di ordine e sicurezza pubblica, assicurando la salvaguardia delle discipline regolatorie nel frattempo emanate a livello locale che risultino coerenti con i princìpi delle norme di attuazione della presente lettera”.

Nell’ultima bozza di decreto è scritto che:Eventuali disposizioni di fonte regionale o comunale, comunque incidenti in materia di giochi pubblici, devono risultare coerenti e coordinate con quelle del presente decreto. Le Regioni e i Comuni che, alla data di entrata in vigore del presente decreto, hanno emanato loro disposizioni non coerenti ovvero in contrasto con quelle del presente decreto ne promuovono la modificazione al fine di renderle coerenti con il quadro regolatorio di cui al presente decreto. Analogamente provvedono all’adeguamento del loro ordinamento, a fini di coerenza ed unitarietà della disciplina del gioco pubblico a livello nazionale, le Regioni e le Province a statuto differenziato”.

Essendo che sulle distanze dai luoghi sensibili, sulla regolazione degli orari d’apertura e sugli incentivi fiscali il decreto nulla dice, ne consegue che tali normative locali dovranno decadere e adeguarsi alla “riserva statale”. Ma Comuni e Regioni continueranno a stare zitti?

Scaricabile in allegato l'infografica dell'Italia no slot con tutte le leggi regionali, gli incentivi fiscali e le distanze dai luoghi sensibili 

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