Non profit
Venezia: vietate le sale gioco nei condomini
Il commissario prefettizio che regge Venezia in attesa delle elezioni della primavera prossima ha varato un regolamento edilizio con cui si definiscono limiti e divieti per installare "macchinette" e aprire nuove sale gioco. Con una novità: non sarà possibile aprire bische legali al piano terra degli edifici
di Marco Dotti
Sede di uno dei quattro casinò presenti sul territorio nazionale, Venezia non fa sconti. Neppure in regime di provvisoria amministrazione. Dopo lo scioglimento del consiglio comunale nell'estate scorsa, infatti, la città di San Marco è retta da un commissario prefettizio, Vittorio Zappalorto. Le elezioni sono previste per la primavera, dopo lo scandalo e le inchieste legate al Mose e al finanziamento illecito ai partiti che hanno costretto il sindaco Orsoni (PD) a dimettersi.
Sia come sia, l'ex prefetto di Gorizia Zappalorto ha approvato un nuovo regolamento edilizio che dice basta all'apertura di nuove sale gioco e all'installazione di slot machines in prossimità di luoghi sensibili come chiese, scuole, oratori, asili nido, cimiteri o parchi pubblici. Bisognerà, come già avviene a Milano, rispettare una distanza da tali luoghi. Distanza stabilita in 500 metri.
C'è però una novità, fatto salvo il casinò per cui vangono regole di legge: il regolamento edilizio dispone il divieto di aprire sale gioco al piano terra dei condomini.
"Era un lavoro in corso da tempo – ha dichiarato il sociologo Gianfranco Bettin, già prosindaco di Mestre -, un lavoro complesso tra normative nazionali e locali, che oggi trova adeguata definizione e fornisce uno strumento per limitare sia l’invadenza sia la nocività di tali esercizi. Ora dovranno restare a distanza appropriata da punti sensibili, non potranno essere aperti al piano terra dei condomini e rispettare limiti di funzionamento e di impatto sul contesto circostante".
Un bel colpo, proprio mentre in Parlamento si stanno accendendo le prime scintille legate alla Legge delega e a un "tentativo di riordino" del settore giochi che a molti comincia a puzzare di "principio Richelieu" (così, nell'Ottocento, Carlo Cattaneo definiva la tendenza a accentrare tutto, per non risolvere niente tipica di un certo centralismo)
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