Non profit
Azzardo e legge Delega: l’avanzata del Parastato
Doveva essere la prima picconata contro l'odiosa pratica di pubblicizzare giochi e sponsorizzare iniziative con i soldi dell'azzardo legale. Invece l'art.14 della Legge Delega in materia fiscale si è trasformato in un provvedimento farsa che giovedì verrà presentato a una commissione ristretta di senatori e deputati e il 20 febbraio sarà sul tavolo del Consiglio dei Ministri. Cui prodest?
di Marco Dotti
Doveva essere il primo tassello per contrastare l'azzardo legale e decostruire quel groviglio di autorizzazioni, concessioni, contraddizioni tutte interne al nostro ordinamento che si sono stratificate nel corso di 20 anni, ovvero da quando la prima slot machine (1994) è stata "legalmente" installata in un locale italiano.
Invece… Invece, la realtà, come sempre, supera l'immaginazione. Così, giovedì prossimo, dinazi a una ristretta, anzi "ristrettissima" rappresentanza di senatori e deputati – 10 in tutto – provenienti dalle Commissioni Finanza di Senato e Camera, il viceministro all'economia, il legnanese Luigi Casero (eletto con Forza Italia, ora NCD), illustrerà i decreti che arriveranno sul tavolo del Consiglio dei Ministri previsto per il 20 febbraio prossimo.
Tra questi, anche il decreto attuattivo dell'articolo 14 della legge Delega in materia fiscale. Quello che doveva essere, appunto, il primo tassello di contrasto al gioco d'azzardo legale e di Stato.
Doveva, perché – finora smentite non ne sono arrivate – il tanto sbandierato divieto di pubblicità e sponsorizzazione dell'azzardo, che doveva essere il punto forte della norma, si è limitato a una previsione che suonerebbe ridicola, se non fossimo oramai abituati a tutto, anche al ridicolo: il divieto di pubblicizzare gioco d'azzardo varrà solo per le aziende che operano illegalmente. Quindi? Quindi, la mafia e operatori esteri di scommesse, privi di concessione che, a detta di alcuni, si farebbero comunque pubblicità negli stadi, senza dare troppo nell'occhio, con banner pubblicitari posti a bordo campo.
Nel frattempo, torna di moda anche la concertazione. Il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta ha infatti incontrato di dirigenti di un'importante associazione romana di categoria che riunisce i gestori di slot machines e macchinette varie. Al contrario, trenta parlamentari dell'intergruppo di Camera e Senato sul gioco d'azzardo chiedono da dicembre scorso di poter incontrare lo stesso sottosegretario ma, a quanto pare, senza esito.
Nel frattempo, le voci di corridoio si susseguono. E c'è chi afferma che verrà anche costituita una Consulta dove accomodare un po' di sedie. L'ennesimo parlatoio, dove riunire a un tavolo persone, provenienti anche dal mondo – chiamiamolo così – associativo, che parlino parlino e aiutino a distogliere l'attenzione dall'unico vero tema: la pubblicità va vietata, come si è fatto con tabacco e sigarette. E poi, fatto questo passo, si faranno gli altri.
Che cosa sta succedendo, quindi, a Roma? Un operatore del settore "azzardo legale" ci offre la sua versione: "tutto si trasformerà in un boomerang, questo è il progetto. La tanto attesa normativa di riordino del settore deve, a nostro avviso, avere un unico scopo: disinnescare la miccia delle leggi regionali che ci impediscono di lavorare e pianificare come dovremmo. Per la pubblicità è chiaro che si tratta di un capitolo molto delicato nello scambio tra politica e affari. Finche tutto resta nella legalità e non c'è divieto, politica e mondo degli affari possono continuare a scambiarsi, chimiamole così, le loro reciproche 'opinioni' alla luce del sole". Cui prodest? Più chiaro di così…
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