Non profit
Delega fiscale e azzardo: un provvedimento farsa
Doveva essere l'argine contro il dilagare dell'azzardo ma a quanto si capisce l'articolo 14 della legge delega - che troverà attuazione dal 20 febbraio - si limiterà a provvedimenti contro la pubblicità degli operatori illegali e a ribadire l'ovvio. Siamo alla farsa?
di Marco Dotti
Per conoscere il testo definitivo, bisogna avere pazienza fino al 20 febbraio, quando il Consiglio dei Ministri dovrà mettere a disposizione il testo ufficiale del decreto legislativo e dare attuazione all'articolo 14 della Legge delega in materia fiscale.
Un articolo, questo, di cui si discute da anni e che ha al centro una questione determinante in molti ambiti della vita politica e sociale italiana: l'azzardo. In attesa di quel testo, sono molte le bozze che stanno circolando e altrettante voci che, critiche o entusiaste, si stanno rincorrendo (sulla questione si è espresso anche l'avvocato Franzoso di As.Tro, con indubbie ragioni, almeno su queste "fughe di bozzoni". Franzoso ha segnalato anche la presenza di numerosi refusi nelle "bozze").
Da quanto ci è dato capire, il tanto atteso provvedimento di divieto della pubblicità si è ridotto all'ovvio e a qualche petizione di principio ("i minori vanno tutelati"). Tutto qui? Pare di sì. Perché il divieto di pubblicità tanto atteso resta sulla carta, ma solo per i soggetti non autorizzati, che significa gli operatori illegali. Anche qui, sembra roba da non crederci.
Ricordiamo che, in Italia, per operare nel settore dell'azzardo legale bisogna essere in possesso di concessioni e autorizzazioni, non esiste – se non nel fumoso mondo dell'illecito – il "fai da te" e, sicuramente, gli operatori irregolari avranno ben poco interesse nel promuovere e pubblicizzare la propria attività (il che equivarrebbe a autodenunciarsi). Che senso ha? Forse nessuno.
Quindi, se ben capiamo leggendo la bozza anticipata dall'agenzia Agimed, il divieto varrà solo per la mafia, la camorra e le bische clandestine che non potranno acquistare pagine su giornali o spot in tv? E tutto il resto, ovvero il corpo e il cuore di un problema che, persa oramai ogni decenza, si tenta di aggirare solo con provvedimenti degni di un teatrino dell'assurdo? Ancora più assurdo appare questo assurdo se si considera che sono molti i concessionari che chiedono di uscire dalla farsa della pubblicità obbligatoria, ossia di quella pubblicità che lo Stato stesso impone, nei contratti di concessione, ai soggetti concessionari…
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